Diocesi di Avellino

Chiesa di Santa Maria Assunta

Fin dal 1132 Roberto, vescovo di Avellino, aveva predisposto l’ampliamento della chiesa longobarda situata sull’altura della Terra dove sorgeva il nucleo più antico della città longobarda di Avellino. L’opera fu continuata prima dal vescovo Vigilanzio (1145-1165), al quale le fonti attribuiscono il completamento delle strutture murarie, e successivamente da Guglielmo (1166-1206) che ultimò la veste decorativa ispirandosi ai coevi modelli romanici riutilizzando marmi provenienti dallo spoglio dei numerosi edifici romani presenti nel territorio di Avellino. L’originario impianto romanico subì nel corso dei secoli numerosi rifacimenti, determinati soprattutto dai frequenti terremoti che colpirono il capoluogo irpino con particolare frequenza durante il XVII e XVIII secolo. Affidandosi agli storici locali che attinsero notizie dal documento del 1581, è possibile ricavare che a quella data la cattedrale conservava gran parte dell’impianto romanico articolato su una cripta inferiore, tre navate prive d’intonacatura scandite da colonne e coperte da una travatura lignea a vista. L’età vicereale spagnola delineò una prospera stagione per la città di Avellino. I Caracciolo-Rossi, che ebbero la città in feudo dal 1581, promossero numerosi interventi che favorirono l’aggiornamento barocco del locale patrimonio architettonico. Fra gli artisti interpellati dai Caracciolo figura anche Cosimo Fanzago che, autore di numerosi edifici barocchi nel centro cittadino, legò il suo nome alla cattedrale intervenendo nel 1667 nella gradinata e nella custodia eucaristica dell’altare maggiore. Riflesso della stabilità politica di quegli anni furono gli ulteriori interventi all’apparato decorativo della cattedrale: durante la seconda metà del XVI secolo è documentata la presenza nelle decorazioni della cattedrale dell’intagliatore Clemente Tortelli, autore del pregevole coro ligneo, attualmente in parte rifatto, e del celebre Giovan Francesco Di Palma, al quale si deve l’organo alle spalle dell’altare maggiore, oggi rimosso. Ulteriori interventi riguardarono, fra il 1580 e il 1591, la ricostruzione del soffitto ligneo, la decorazione delle cappelle laterali e la realizzazione di due gradinate di accesso all’antica cripta dove si conservavano le reliquie di San Modestino e degli altri santi compatroni. Ma i frequenti terremoti sul finire del XVII secolo determinarono tali condizioni di precarietà nell’antica cattedrale da indurre il vescovo Francesco Scannagatta a commissionare nuovi ed estesi interventi di restauro. Successivi lavori si resero necessari in seguito al disastroso evento tellurico del 29 novembre 1732: le opere che investirono il duomo per oltre un secolo, furono iniziate dal vescovo Gioacchino Martinez che ampliò l’area di intervento al contesto urbanistico della cattedrale liberando lo spazio antistante occupato da alcune case per consentire la realizzazione di una monumentale scalinata di accesso con ampio sagrato completata, dopo la morte di Martinez, a spese del Comune nel 1788. L’ultima significativa stagione di interventi nella lunga e complessa vicenda costruttiva della cattedrale è legata agli anni successivi ai danneggiamenti arrecati dalle truppe francesi durante i moti del 1799 e al terremoto del 1805. Per far fronte al diffuso degrado dell’edificio sacro, documentato in pericolo di crollo nel 1841, intervennero i vescovi Giuseppe Maria Maniscalco e Francesco Salvo. L’attuale assetto della cattedrale risale alla metà del XIX secolo: nel 1857 furono eseguite la nuova facciata neoclassica, su progetto di Pasquale Cardola, e la nuova ampia abside dove fu sistemato l’antico coro cinquecentesco del Tortelli al quale furono aggiunte nuove decorazioni realizzate da Erminio Trillo. Riaperta al culto con solenne inaugurazione il 4 agosto 1889 subì danni, limitatamente alla facciata, durante i bombardamenti del 1943. Il conseguente ripristino promosso dal monsignor Gioacchino Pedicini qualificò l’ultimo rilevante intervento nella vicenda costruttiva della cattedrale. Nuovi danni furono arrecati all’edificio dal sisma del 1980 che richiese un esteso intervento di restauro progettato dall’architetto Marcello Petrignani, per conto della locale Soprintendenza, nell’ambito del quale fu realizzato anche l’adeguamento liturgico del presbiterio mediante la rimozione dell’antica balaustrata marmorea con la realizzazione della nuova mensa.

ADEGUAMENTO LITURGICO

L'adeguamento liturgico della Chiesa di Santa Maria Assunta

FESTE E DEVOZIONI PARTICOLARI

14 febbraio:
Festa di San Modestino (solenne celebrazione liturgica)
15 agosto:
Festa dell’Assunta (solenne celebrazione liturgica; viene portata in processione anche l’Immacolata)
08 dicembre:
Celebrazione dell’Immacolata

CULTO DEI SANTI

Reliquie dei Santi martiri antiocheni Modestino, Flaviano e Fiorentino, riportate alla luce dal vescovo Guglielmo il 10 giugno 1166.
(cripta)

EVENTI PARTICOLARI

Esposizione di frammenti dell’antica compagine della cattedrale sopravvissuti al sisma del 1980. Di rilevante interesse è la collezione di messali e breviari.

Pianta

1. Altare

2. Ambone

3. Sede Episcopale

4. Custodia Eucaristica e spazio per l’adorazione

5. Sede del Celebrante

6. Cappella feriale

7. Battistero o spazio per la celebrazione del battesimo

8. Disposizione dei fedeli

9. Penitenzieria o spazio perla celebrazione della riconciliazione

10. Sagrato

11. Apparato iconografico

Data del rilievo: 2003

FONTE

S. di Liello, P. Rossi, Le cattedrali della Campania. Architettura e liturgia del Concilio Vaticano II, Milano 2003

ULTIMA MODIFICA

30/06/2017

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