Diocesi di Nola
STORIA
I - Dalle origini al concilio di Trento
Nola, città osco-sannitica, fu in contatto con il cristianesimo già nel II . d.C.; la prima comunità cristiana si costituì gerarchicamente solo nel corso del III . Da allora il Coemeterium della città cominciò a ospitare anche i defunti cristiani.Sopra la tomba di Felice prete, morto in odore di santità, fu costruita la basilica vetus.
Sorse così nel IV . un nuovo centro di culto e di pietà a Cimitile, accanto a quello urbano.
La tradizione venera come protovescovo e patrono di Nola san Felice martire, ma i vescovi della cronotassi, che conosciamo grazie agli scritti di Paolino, sono Massimo e Quinto (III sec.), mentre Paolo è il terzo predecessore di Paolino.
Il vescovo che domina l’antichità cristiana di Nola tuttavia è proprio Paolino (353ca- 431).
La sua opera letteraria, Lettere e Carmi, costituisce la fonte principale della nostra storia cristiana antica.
Con Paolino il culto e il santuario di San Felice prete ebbero un incremento notevole.
L’asceta monaco, dopo aver costruito il nuovo monasterium per sé e per la moglie Terasia e i loro fedeli discepoli, restaurò e ampliò l’antico complesso e costruì la basilica nova.
Mentre Nola seguiva le sorti di Roma nel sacco del 410 e del 455 da parte dei goti di Alarico e dei vandali di Genserico, il dominio passava dai romani agli ostrogoti e quindi ai longobardi e Nola e il suo territorio furono alla mercé dei longobardi e dei bizantini, nonché delle scorrerie saracene.
La giurisdizione religiosa su Nola, contesa tra Salerno e Benevento, alla fine fu attribuita a Napoli.
Tra i successori di Paolino nel corso del Medioevo si segnalano Sereno, presente al concilio Simmachiano del 499; Leone I, legato di papa Agapito al sinodo di Costantinopoli del 536; Gaudenzio, cui papa Gregorio Magno (590-604) indirizzò alcune lettere ricche di stima e di affetto; Lupino e Leone III che tra il IX e il X . fecero ampi interventi di restauro delle basiliche di Cimitile, divenuta sede vescovile con Paolino; Bernardo II, che al concilio Lateranense del 1179 firmò dopo l’arcivescovo di Napoli, di cui Nola ormai era suffraganea; nel 1190 papa Clemente III inviò una bolla al rettore e ai confratelli della chiesa dei Santi Apostoli in Nola; Pietro II, a cui papa Innocenzo III definì i confini della diocesi di Nola con la bolla del 1215; Ligo da Orvieto, che nel 1340 venne a sostituire Nicola de Aquila che, eletto dal clero e approvato dal metropolita di Napoli, non venne confermato dal papa avignonese Benedetto XII.
La rinascita della città di Nola dal torpore medievale si deve soprattutto al dominio dei conti Orsini.
La loro dinastia, più che bicentenaria (1290-1533), favorì molto i diversi campi della cultura e delle arti, che ebbero in personaggi nolani i loro degni e illustri rappresentanti: così Giordano Bruno, Ambrogio Leone, Giano Anisio, Luigi Tansillo, Giovanni Merliano, Carlo Theti, Pomponio de Algerio, Nicolantonio Stigliola.
Ma gli Orsini favorirono soprattutto la costruzione di chiese e monasteri, sparsi nella città e sul suo vasto territorio.
Arrivarono così in diocesi diversi ordini religiosi, che con il loro zelo apostolico diedero notevole incremento alla pietà dei fedeli.
Verso la fine del XIV . il vescovo Francesco Scaccano (1370-1400) ottenne dal pontefice il trasferimento della sede vescovile da Cimitile a Nola e, sostenuto dagli Orsini, iniziò la costruzione della nuova cattedrale accanto alla chiesa dei Santi Apostoli, poi detta dei Morti, sopra il sepolcro di san Felice vescovo e martire.
Terminata nel 1400, la cattedrale crollò nel 1582 durante l’episcopato del vescovo Filippo Spinola.
Ricostruita dal vescovo Fabrizio Gallo aere suo et publico, fu riaperta al culto nel 1594.
Nel clima orgiastico e bacchico dell’umanesimo rinascimentale, sulla festa popolare del maio si innestò la sagra dei gigli, per cui Nola va famosa nel mondo.
La festa dei gigli si affermò nel nome e in onore di san Paolino e sulla presunta prigionia del santo vescovo in Africa, narrata da Gregorio Magno.
II - Dalla Controriforma al XX sec.
Frattanto la chiesa cattolica, sotto la pressione luterana, celebrava il concilio di Trento (1545-1563), per controbattere gli errori dei «riformatori» protestanti.La chiesa riorganizzava le file dei suoi pastori, riformava la vita e la disciplina del clero, affrontando la grave crisi morale e religiosa.
Ma la divisione dell’Europa e la frantumazione della cristianità furono inevitabili.
Il vescovo di Nola Antonio Scarampo (1549-1569), di ritorno dal concilio di Trento, si dedicò alla prima visita pastorale e poco dopo, nel 1568, in attuazione alle direttive del concilio, istituì il seminario diocesano, con sede presso l’episcopio, e affidò la formazione dei seminaristi ai gesuiti, giunti a Nola fin dal 1558.
In diocesi la ripresa spirituale dei fedeli fu notevole, anche grazie ai diversi ordini religiosi, vecchi e nuovi, disseminati ormai in città e su tutto il territorio.
Santuari mariani e monasteri maschili e femminili, affiancando l’opera dei pastori e del clero, favorirono la pratica religiosa del popolo.
Il risveglio dei fedeli si accentuò nel secolo dei lumi anche grazie allo zelo pastorale del vescovo Troiano Caracciolo del Sole (1738-1764), che non solo curò le anime a lui affidate con l’annuale visita pastorale, ma soprattutto ebbe a cuore la formazione dei futuri sacerdoti.
Perciò costruì il nuovo seminario (1749- 1754), fornendolo di biblioteca e di antiquarium.
Il XVIII . si chiudeva tra i sinistri bagliori della Rivoluzione del 1789 e di quella napoletana del 1799, ambedue alimentate dagli ideali illuministi di libertà, uguaglianza e fraternità.
Questi ideali, trasferiti poi in Italia dagli eserciti napoleonici, attrassero le menti e i cuori di molti intellettuali.
Gran parte del clero nolano e in particolare numerosi sacerdoti, professori del seminario, aderirono alle idee rivoluzionarie e parteciparono alle agitazioni popolari.
Gli stessi ideali e sentimenti patriottici, dopo il dominio napoleonico, fomentarono le società segrete e i moti nolani del 1820-1821.
Nel processo di unificazione d’Italia e sotto il pontificato di Pio IX – che nel 1849 venne pellegrino al santuario di Santa Filomena in Mugnano del Cardinale –, la chiesa di Nola partecipò all’entusiasmo suscitato dalla definizione dei due dogmi, quello dell’Immacolata Concezione di Maria (1854) e quello dell’infallibilità pontificia (1870).
Il vescovo Giuseppe Formisano, succeduto a Gennaro Pasca nel 1855, favorì e sostenne il beato Bartolo Longo nella costruzione del santuario di Pompei.
Nell’opera pastorale Formisano fu sostenuto da Bartolomeo D’Avanzo, strenuo difensore dei due suddetti dogmi e futuro vescovo di Castellaneta, indi di Calvi e Teano, e infine cardinale.
Nel clima rovente dell’Italia post-unitaria, in assenza del vescovo dalla città, alcuni facinorosi appiccarono il fuoco alla cattedrale, che andò completamente distrutta.
Solo nel 1909 il vescovo Agnello Renzullo, succeduto al Formisano nel 1890, poté consacrare e riaprire al culto la ricostruita cattedrale.
L’episcopato di monsignor Renzullo, con cui si apre il XX sec., fu tra i più tormentati della nostra storia, non solo perché dovette assistere alla carneficina del primo conflitto mondiale e alla nascita della dittatura fascista, ma soprattutto per le gravi vicende pastorali che funestarono l’ultimo periodo della sua esistenza.
I suoi successori, Domenico Melchiori e Michele Raffaele Camerlengo, impegnati rispettivamente a sanare le piaghe materiali e a rimarginare le ferite spirituali inferte anche alla nostra città e al suo territorio dalle due guerre mondiali, si impegnarono a lenire i danni dei loro fedeli con visite e lettere pastorali, missioni popolari e due sinodi diocesani (1934 e 1945).
I vescovi Adolfo Binni, Guerino Grimaldi e Giuseppe Costanzo, in piena sintonia con il presbiterio e con i fedeli, furono impegnati a preparare e attuare le linee pastorali tracciate dal concilio Vaticano II.
Bibliografia
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Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo
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FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.