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La calamita di Tiziano

Al Museo di Santa Giulia la mostra «Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia»

Brescia, Brescia, dal 21/03/2018 al 01/07/2018

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La mostra «Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia», al Museo di Santa Giulia dal 21 marzo al primo luglio, e la riapertura, dopo nove anni, della Pinacoteca Tosio Martinengo sono gli appuntamenti imperdibili di questi mesi a Brescia. Ne dà notizia Ada Masoero su "Il Giornale dell'Arte", numero 384, di marzo 2018. 
La mostra, curata da Francesco Frangi e promossa da Comune e Fondazione Brescia Musei con Civita Mostre, - scrive Masoero - s'irradia da Santa Giulia nella città e nei suoi dintorni: nella Pinacoteca Tosio Martinengo, nel Museo Diocesano, nella Collegiata dei Santi Nazaro e Celso e in altre chiese, urbane e del territorio, lungo quattro percorsi disegnati dal direttore del Museo Diocesano, Giuseppe Fusari.
Il progetto si pone nel solco delle storiche esposizioni sui maestri bresciani del passato, da Romanino (1965) a Moretto, Savoldo e Pitocchetto (anni Ottanta), a Vincenzo Foppa (2002): ora va in scena Tiziano, di cui la mostra indaga il magistero esercitato sui migliori artisti bresciani del Cinquecento, evidenziando al contempo i rapporti artistici tra Brescia e Venezia, vera «calamita» che li attrasse tutti a sé.
A segnare uno spartiacque nella pittura bresciana fu soprattutto la commissione ricevuta da Tiziano da parte del vescovo Altobello Averoldi, che portò in città il celebre polittico (1520-22) conservato nella Chiesa dei Santi Nazaro e Celso. Quarant'anni dopo sarebbe stata la Città a commissionargli, per il Salone della Loggia, tre tele con le «Allegorie di Brescia», perdute nell'incendio del 1575. Solo di due di esse ci è giunta memoria, attraverso un'incisione di Cornelis Cort, «La fucina di Vulcano (Allegoria di Brescia armiera)», e un disegno di Anton van Dyck, fedele riproduzione di un progetto per l'«Apoteosi di Brescia tra Marte e Minerva», oggetto della quinta sezione della mostra. Il polittico (giustamente lasciato in situ) e i dipinti della Loggia sono dunque presenti in Santa Giulia solo attraverso sofisticati apparati multimediali, mentre le oltre 50 opere esposte, giunte da musei italiani e internazionali, sono distribuite in sei sezioni nell'allestimento dello Studio Tortelli Frassoni.
Dopo il preambolo, sulle «Relazioni tra Brescia e Venezia nel Cinquecento», nella prima sezione si rilegge, con loro opere precoci, «La formazione di Romanino e Moretto e l'esempio di Tiziano» (i due furono a Venezia in gioventù), mentre il maestro cadorino è presente con due Madonne col Bambino del 1509 e 1510. La seconda s'incentra sul «Polittico Averoldi e il suo lascito», esibendo le opere dei due artisti e di Savoldo (lui fu a Venezia dal 1515, dai 35 anni) che manifestano con maggiore evidenza la lezione di quest'opera esemplare. Nella terza si esplora la «Circolazione dei modelli tra Brescia e Venezia» («Sacre conversazioni» a mezza figura, devoti in preghiera, ritratti) che da Giovanni Bellini, Palma il Vecchio e Tiziano filtrarono nell'opera dei tre, mentre la quarta sezione si appunta sulla «Vocazione realistica dei maestri bresciani», mettendo in evidenza la felice specificità di questi artisti rispetto al modello veneziano. Dopo la sezione sui dipinti perduti per la Loggia, il congedo è affidato agli anni «Dopo Tiziano», con le committenze bresciane per Tintoretto, Veronese, Palma il Giovane e i Bassano.

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