Il miracolo di Albano del 1804 e la costruzione della cappella di Gesù nazareno

L'uso delle immagini nella Congregazione delle Oblate del Bambino Gesù

Anna Moroni (Roma, 1613 - Roma, 1675)
P. Cosimo Berlinsani, OMD (Lucca, 1619 - Roma, 1694)
Vita di Anna Moroni scritta da P. Cosimo Berlinsani
Lettera di P. Cosimo Berlinsani alle Convittrici (1 ottobre 1680)
Immagine votiva raffigurante Gesù nazareno (XIX secolo)
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La Congregazione delle Suore Oblate del Bambino Gesù ha sempre posto in gran risalto la rappresentazione dei misteri della vita di Cristo e della Vergine. Una rappresentazione che potremmo definire “teatrale” in quanto, almeno fino alla soppressione sabauda, le Oblate riservavano apposite stanze del proprio convento in cui venivano costruite, attraverso statue e altri elementi, apposite scenografie per rappresentare i principali misteri della fede cristiana, ossia: l’incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù.

L’origine di tale pratica deve essere fatta risalire direttamente alla fondatrice della Congregazione: Anna Moroni (1613-1675).

P. Cosimo Berlinsani (1619-1694), che fondò con lei la Congregazione delle Oblate e ne descrisse la vita in una biografia ancora inedita, scrive che ovunque la Moroni andò ad abitare: «fece delle stanze di sua casa […] tanti oratori […], ponendovi molti misteri della vita di Giesù Cristo e della sua santissima Madre».

Dopo la morte della Moroni, p. Cosimo non mancò di incoraggiare in tal senso le sue figlie spirituali. In una lettera del 1680, ad esempio, il Berlinsani, dopo aver ricordato come Anna destinò sempre il meglio delle sue stanze «alla rappresentatione di questi tre devoti, e sacrosanti Misterii, mostrando in questa parte il Presepio di Betlemme, in quella il Santo Sepolcro, et in quest’altra espressa la vita di Maria Vergine», le invitava «ad imitare il suo esempio, per mio parere, il più illustre, il più segnalato, che per praticarsi dalla Communità vi lasciasse».

Le Oblate continuarono effettivamente su questa via, raccogliendo in alcune sale contigue alla loro chiesa, tutte le statue e immagini che a suo tempo erano state fatte fare dalla Moroni e ordinandone di nuove. Tra queste spicca in particolare quella che venne chiamata di Gesù nazareno.

 

La statua di Gesù nazareno
Si tratta di una storia avvolta nella leggenda e che viene riportata da alcune cronache interne all’Istituto. Dopo la morte dei Fondatori, una delle superiore della Congregazione notò come tra le immagini conservate non ve ne fosse una che rappresentasse Gesù coronato di spine. La Superiora disse dunque che avrebbe richiesto una statua del genere a qualche artista e, di lì a qualche giorno, fu «portata non si sa da chi alle portinare una testa rappresentante Gesù coronato di spine, affinché si facesse vedere alla communità se fusse piaciuta, che poi sarebbe ritornato per la risposta. Il fatto fu che non mai più si vide alcuno e per quante diligenze allora si facessero per rinvenire chi l’aveva portata non fu mai possibile indagarne la persona e quella testa restò nella congregatione e presentemente si venera in quella stanza con gli altri misteri della Passione».

Tale statua, denominata in seguito con il titolo di Gesù nazareno, sarà sempre particolarmente venerata non solo per via della sua particolare fattura che «muove con speciale divotione chiunque attentamente l’osserva», ma anche per quell’alone di miracolo da cui fu subito avvolta.