Fino al 1969 le celebrazioni avvenivano ancora nel presbiterio antico. Solo nell’immediato dopo-Concilio, tra la fine del 1969 e il 1971, venne effettuato un primo sperimentale adeguamento avanzando l’altare in corrispondenza del pianerottolo della scala, lasciando pressoché inutilizzato tutto il presbiterio; l’ambone era sulla sinistra in prossimità della ringhiera così come la cattedra che manteneva la posizione originaria.
A partire dal 1975 la Commissione d’arte sacra della diocesi fidentina, unitamente alla Fabbriceria e al Capitolo del duomo, cominciò ad affrontare sistematicamente la complessità dei problemi inerenti l’adeguamento della cattedrale. In occasione di concelebrazioni solenni (a partire dal 1971) si era già cominciato a sperimentare la collocazione dell’altare alla base della scalinata, realizzando una pedana di tre gradini in legno rivestito; l’ambone, un semplice leggio, era sulla sinistra in prossimità dell’assemblea e la sede ordinaria sulla destra in posizione più arretrata. Nel presbiterio, addossata all’altare maggiore, venne inizialmente posta la cattedra, in seguito (1982) portata in basso ai piedi dello scalone. In questa fase fu realizzata nel presbiterio una pedana a gradini per la schola, collocando la consolle dell’organo sulla destra.
Sin dall’inizio di questa decennale vicenda erano emersi due orientamenti, a più riprese affrontati dalla Commissione diocesana per l’arte sacra: quello più “radicale”, che prevedeva la trasformazione del presbiterio con la rimozione dell’altare maggiore settecentesco e quello più “conservatore” che ne ipotizzava la conservazione. Tale secondo orientamento, che mantenendo la cattedra nel presbiterio prevedeva la realizzazione di un nuovo altare, versus populo, utilizzando il sarcofago romano fino ad allora urna delle reliquie di S. Donnino, trovò l’unanime approvazione della Commissione, ma l’opposizione della Soprintendenza fece accantonare il progetto.
Tra il luglio e il settembre del 1982, grazie alla mediazione di Mons. L. Capovilla, il vescovo Mons. M. Zanchin propose al celebrato artista G. Manzù “(…) di studiare e risolvere la collocazione del nuovo altare (…),” ma ricevette un garbato diniego.
Solo agli inizi del 1983, in seguito ad un sopralluogo effettuato dal nuovo Soprintendente arch. L. Gremmo e alle indicazioni emerse, venne incaricato del progetto l’arch. M. Pellegri di Parma.
Questi predispose un primo progetto, che rimandava a tempi successivi la realizzazione dell’ambone e della cattedra, e prospettava per l’altare tre possibili soluzioni:
- altare con mensa in pietra sarnica giallina sostenuta da quattro colonne, una fusione in bronzo di lamine intrecciate, a due a due congiunte da una fune annodata sempre in bronzo.
- altare con mensa, in pietra sarnico giallina decorata sui lati lunghi da una greca in bronzo e sorretta da un blocco cruciforme dello stesso materiale della mensa con ai quattro angoli le figure in bronzo degli evangelisti.
- altare con mensa monoblocco in pietra sarnica giallina, poggiante su due supporti dello stesso materiale e decorata, lungo tutto il perimetro, da una fascia di bronzo ad altorilievo.
In occasione di una due giorni degli Studi Ravennati il Direttore della Pontificia Commissione Arte Sacra Mons. Balboni, dopo aver celebrato in cattedrale e visionato le proposte progettuali, espresse con forza il suo orientamento e quello della Pontificia Commissione a favore della rimozione dell’altare maggiore settecentesco suggerendo di far realizzare alcune proposte per la realizzazione di un altare unico, definitivo adeguato. Venne quindi inizialmente ripresa, (1984) mediante la realizzazione di un modello, l’ipotesi di utilizzo del sarcofago romano e la collocazione della Madonna Antelamica tra questo e il coro; soluzione fu subito abbandonata in seguito al parere negativo espresso da Mons. Balboni in occasione di una sua visita successiva.
Le tre proposte iniziali, dapprima sottoposte alla Pontificia Commissione per l’arte sacra, che diede la sua approvazione preferendo la soluzione con “(…) sostegno mediano (…),” consentirono di iniziare l’iter per l’autorizzazione presso gli Organi di Tutela. In un successivo sopralluogo infatti il Soprintendente accettò la rimozione dell’altare maggiore settecentesco consentendo l’inizio dei lavori per il suo smontaggio e la sua rimozione cui seguì una polemica sui giornali locali culminata con la denuncia di Italia Nostra.
Nel mese di marzo dello stesso anno, in risposta ad alcune osservazioni della Soprintendenza, fu redatta una nuova soluzione, di forme dichiaratamente moderne: un basamento cruciforme (monoblocco in pietra sarnica giallina) che regge una mensa dello stesso materiale collocato nel presbiterio in posizione leggermente avanzata rispetto al centro della volta. Contemporaneamente, sempre su richiesta della Soprintendenza, fu realizzato un modello in legno in scala reale adoperato per un mese in via sperimentale. Nel mese di luglio giunsero le necessarie approvazioni del Ministero per i Beni culturali (8.07.1985) e della Soprintendenza di Bologna e l’8.12.1985 il vescovo potè finalmente consacrare il nuovo altare. In particolari celebrazioni davanti ad esso viene collocato un paliotto appartenente all’altare maggiore smontato.
L’anno successivo, in occasione del 50° anniversario di ordinazione del vescovo Mons. Zanchin (1986), furono realizzati, sempre su disegno dell’arch. Pellegri, la cattedra in legno di noce massiccio, collocata nel presbiterio sulla destra e gli scanni previsti per i canonici.
Solo nel 1996, su disegno dell’artista figurativo Gianantonio Cristalli si giunse a completare l’adeguamento con la realizzazione di due “pulpiti” in bronzo disposti sul pianerottolo delle scale di accesso sopra agli ingressi alla cripta. Quello di destra, usato come ambone, reca sul fronte i simboli dei quattro evangelisti con un cartiglio retto dagli artigli dell’aquila che raffigura Giovanni che recita”le mie parole non passeranno”; quello di sinistra invece, utilizzato per l’animazione liturgica, è caratterizzato da un rilievo raffigurante sei cherubini con le trombe.
Il fonte battesimale che si trova nella cinquecentesca quarta cappella a destra, detta della “Ferrata”, fu ivi collocato nel 1982 e proviene dalla prima cappella a sinistra. Non è abitualmente adoperato, preferendo l’utilizzo di una bacinella mobile ai piedi dello scalone centrale. Un monumentale portacero in argento, ora conservato al Museo, viene utilizzato solo durante il tempo pasquale:
La custodia eucaristica si trova anche in cripta, dove è conservata anche la cattedra che nel 1961 si trovava in presbiterio. La cripta, usata anche come cappella feriale, è stata adeguata tra il 1978 e il 1982 contestualmente al restauro dell’urna di S. Donnino. Precedentemente la mensa stava davanti all’arca sulla quale era collocato il sarcofago mentre l’urna era collocata sotto la mensa. Per consentire la celebrazione secondo la liturgia post-conciliare fu concordata con la Soprintendenza archeologica (che respinse la possibilità di utilizzare il sarcofago come altare) la realizzazione di un nuovo altare su progetto dello scultore Piero Ferraroni di Cremona. Questo è in marmo “perlato svevo” sotto il quale è collocata, in vista, l’urna con le reliquie del patrono.
I sei confessionali settecenteschi in legno sono giustapposti ai pilastri intermedi delle navate laterali e ancora utilizzati per il sacramento della riconciliazione.