I primi interventi di adeguamento liturgico della cattedrale piacentina sono stati avviati fra il 1969 e il 1970, mentre era vescovo monsignor Manfredini. La sistemazione, comunque non definitiva, che ne è conseguita era stata preceduta da una fase sperimentale iniziata immediatamente dopo il Concilio e consistente nell’adozione di un altarino mobile, rivolto al popolo e collocato sul presbiterio antico, in prossimità dell’arrivo dello scalone centrale. L’architetto piacentino Giorgio Graviani, al quale era stato affidato il progetto, sceglieva di trasferire l’altare ai piedi della scala per la salita al presbiterio, collocandolo sopra una predella. Inizialmente è stato utilizzato proprio l’altare mobile “sperimentale”, più tardi sostituito con un manufatto più adeguato, realizzato impiegando alcuni modiglioni barocchi come basamento della mensa e posizionato su di una pedana molto più ampia. Dietro l’altare, a una quota rialzata di ulteriori due gradini, si trovava la sede, utilizzata anche durante le celebrazioni del vescovo e costituita da una poltrona in velluto ai cui lati erano affiancati due semplici sgabelli. L’ambone, un comune leggio in legno, trovava posto sul lato destro. La cattedra antica, in origine ubicata sul presbiterio superiore lungo la parete del braccio sinistro del coro, in prossimità del secondo pilastro, con la nuova sistemazione di Graviani è riposizionata lungo la parete dell’abside di sinistra.
Nel 1980, a causa delle cattive condizioni dell’organo meccanico situato al centro dell’abside, si decide di procedere all’installazione di uno strumento di nuova costruzione. L’impresa è coordinata dall’architetto Carlo Pesaro di Piacenza, con la collaborazione, oltre che di uno strutturista, di un progettista fonico e di un consulente per l’acustica. L’intento è quello di collocare il nuovo organo a lato del presbiterio sotto il primo intercolumnio sinistro, poiché, come si legge nella relazione progettuale dell’architetto Pesaro, «questa era infatti la posizione dell’antico organo Serassi prima dei restauri operati nella Basilica [...] tale posizione, si giustifica anche [...] per il felice inserimento nel contesto della nuova liturgia, in quanto consente un rapporto più intimo tra strumento, coro, celebranti e assemblea dei fedeli». La Soprintendenza ai Beni artistici dell’Emilia esprime al riguardo parere negativo e non autorizza i lavori, che saranno poi sbloccati nel 1982 a seguito del sopralluogo di un ispettore centrale tecnico del Ministero. Dallo stato di fatto tuttavia si può oggi rilevare come l’organo sia stato installato sul lato opposto rispetto a quello indicato dall’architetto Pesaro. Al riguardo di questa sostanziale modifica, attuata in corso d’opera, non si trova tuttavia menzione nei documenti d’archivio .
Nel 1999, al termine di un iter progettuale iniziato tre anni prima, viene restaurata e resa utilizzabile la vasca battesimale paleocristiana che si trova nella cappella delle SS. Caterina e Orsola.
Tra il 1998 e il 1999, durante l’episcopato di monsignor Monari, la diocesi indice un concorso a inviti, finalizzato all’attuazione di un completo e definitivo adeguamento alla nuova liturgia. Vengono interpellati otto gruppi di progettazione: oltre agli studi degli architetti piacentini Carlo Pesaro e Giorgio Graviani, che già hanno operato in cattedrale, vengono coinvolti alcuni tra i professionisti italiani più competenti in materia. La vittoria è assegnata al progetto presentato dallo studio associato dell’architetto Carlo Pesaro e dell’ingegner Pietro Gazzola, in quanto si ritiene che esso risponda «ad alcuni criteri guida del restauro monumentale, basati essenzialmente sul minimo intervento, sulla reversibilità della proposta e sulla riconoscibilità del nuovo intervento nel rapporto con l’antico esistente». Nello specifico, la soluzione prevede l’installazione, nella prima campata, all’incrocio fra transetto e navata, di una struttura circolare completamente reversibile, realizzata in acciaio, montata a secco e rivestita di granito sardo e legno di rovere, o ciliegio. Al centro di questa piattaforma trova posto l’altare, collocato sotto la cupola; l’ambone, di dimensioni importanti e munito di supporto per il cero pasquale, è situato sul davanti, a sinistra, lato dove, in fondo pedana, si trova anche la cattedra, sopraelevata di tre gradini e con ai lati sei sedute, fronteggiate, a destra, da un’altra fila di posti per i canonici. Altare, ambone e cattedra sono previsti in bronzo e per la loro esecuzione è indicato il nome dello scultore Guido Lodigiani.
Nonostante la conclusione del concorso, i lavori non possono prendere il via, in quanto la Soprintendenza ai Beni artistici dell’Emilia, non consultata riguardo alla stesura delle linee guida redatte dalla Diocesi per il bando, dopo aver sollecitato l’invio degli elaborati esprime il proprio diniego sottolineando come ritenga «poco utile far eventualmente procedere il progettista, o i progettisti, a una fase assai avanzata di studio ed elaborazione della soluzione senza aver sentito preventivamente il parere di questo Ufficio, sulla stessa impostazione di partenza. [...] Se, d’altro canto, la soluzione fosse quella mostrata informalmente a questo Ufficio, con soluzione a marcati cerchi concentrici, ben difficilmente tecniche e materiali potrebbero rendere tale soluzione compatibile e accettabile».
Nel 2003, dopo aver richiesto una consulenza al liturgista monsignor Crispino Valenziano si procede alla stesura di un nuovo progetto, che la diocesi affida congiuntamente agli architetti Carlo Pesaro e Giorgio Graviani. Secondo quanto suggerito da Valenziano, in esso si prevede la collocazione all’interno del presbiterio antico dell’altare celebrato e della cattedra, entrambi di nuova fattura; l’avanzamento del polittico gotico (egregiamente restaurato) e il suo posizionamento dietro la mensa dell’altare maggiore; la valorizzazione del coro ligneo come sede del Capitolo; infine la rimozione degli amboni gemelli marmorei (realizzati dal Toscani durante il grande restauro avvenuto a cavallo tra Otto e Novecento) e la loro collocazione nell’istituendo museo Capitolare. Solo nel maggio 2004 l’architetto Giorgio Graviani presenta la soluzione definitiva, concludendo l’iter progettuale con l’approvazione della Soprintendenza, pervenuta nel novembre dello stesso anno.
Nel corso del 2006 si è dato inizio alla parziale realizzazione del progetto: sono stati rimossi come previsto i due amboni gemelli, sostituiti da nuovi parapetti in ferro di semplice fattura, il pulpito è stato posizionato ai piedi dello scalone, in corrispondenza del primo pilastro di destra, di fronte al quale, diversamente a quanto definito in sede progettuale , è stata collocata la cattedra, un manufatto ligneo di recupero poggiante su di una predella troppo piccola. L’altare, posto sul presbiterio, è ancora provvisorio e consiste in un manufatto in legno dalle dimensioni eccessive, ricoperto di stoffe.»