Beni archivistici
Fondo del capitolo dell'Abbazia di San Martino Martire
San Martino al Cimino
DESCRIZIONE
Contiene documenti relativi all'attività del capitolo dell'abbazia ed al rapporto di questa con l'abate ordinario.
È diviso in quattro serie, nella prima, riferita all'amministrazione del capitolo, sono contenuti gli elenchi e gli stemmi degli abati e degli arcipreti che si sono succeduti a capo dell'abbazia, la corrispondenza tra l'abate ordinario ed il vescovo di Viterbo, libri testamentari, libri delle doti concesse ogni anno alle zitelle, registri del monte frumentario di S. Martino e libri della contabilità della chiesa Nuova intitolata al SS.mo Nome di Maria.
La seconda serie contiene statuti e decreti capitolari ed è costituita di un libro dei capitoli ed una costituzione della chiesa.
La terza serie è intitolata "varie" e contiene libri di conto della sacrestia, puntature e ricevute del capitolo.
L'ultima serie contiene attuari relativi a cause civili tra il capitolo e particolari riguardanti beni di proprietà della chiesa e concessi a livello , canone o enfiteusi, o danni provocati sui detti beni.
STORIA DEGLI ORDINAMENTI
Nel 1645 papa Innocenzo X in favore della cognata d. Olimpia Maidalchini e dei suoi discendenti eresse il castello di S. Martino in principato feudale, ornò nuovamente la chiesa del titolo abbaziale, vi istituì la collegiata con un capitolo di canonici e l¿abate perpetuo mitrato decorato con l¿uso dei pontificali, dell¿anello abbaziale domestico e del grado di protonotario apostolico, con giurisdizione Nullius Diocesis in tutto il territorio del principato.
La bolla Super Universus di Papa Innocenzo X ed una continuazione di questa emanata nel 1765, stabilivano che l¿archivio del capitolo di S. Martino doveva conservare i libri, le carte e le scritture spettanti al capitolo stesso ed alla sacrestia. Detto archivio doveva essere chiuso con due chiavi conservate una dall¿abate e l¿altra dal canonico camerlengo. Ogni tre anni, andava rinnovato l¿inventario dei libri e delle carte conservati nell¿archivio, del detto inventario, una copia andava rimessa al protettore ed un¿altra al patrono dell¿abbazia. Andava, inoltre, redatto un inventario delle suppellettili e delle cose della sacrestia che doveva essere rinnovato ogni tre anni. Il libro dei capitoli, nel quale venivano registrate le decisioni prese durante le adunanze del capitolo, riporta spesso decreti riguardanti la gestione di beni appartenenti alla sacrestia , e terreni da questa acquistati o passati da enfiteusi temporanea ad enfiteusi perpetua , sentenze riguardanti la retribuzione di lavori svolti o da svolgere per la manutenzione, e gli interventi di diverso genere che periodicamente venivano compiuti nella sacrestia.
Ogni anno, si doveva rendere conto al protettore dell¿abbazia delle rendite assegnate alla sacrestia e se queste rendite venivano fedelmente erogate per la sacrestia, o si riversavano per altri oggetti. Spesso, infatti, nel libro dei capitoli, compaiono decreti riguardanti l¿acquisto di candelabri, suppellettili per l¿altare maggiore dell¿abbazia, un nuovo organo, un cancello in legno , una bussola , per i quali erano utilizzati i fondi della sacrestia.
La costituzione di Innocenzo X stabiliva che venissero osservati gli oneri fissati per i divini uffici. Il libro dei capitoli riporta sentenze riguardanti il suono delle campane e la recita mattutina dei divini uffici, in occasione delle feste di precetto, del Santo Natale, dell¿Epifania e della Pentecoste, del Corpus Domini e della festa di S. Martino, nonché il consumo della cera per le occasioni solenni. Si stabilivano dispense all¿Arciprete dagli oneri del suo incarico, che venivano votate per bossolo da tutti i membri del capitolo. Si decideva sulle istanze presentate dai canonici alla Sacra Congregazione del Concilio per denunciare comportamenti contrari alle capitolari costituzioni di altri canonici, le istanze venivano passate per bossolo e votate dall¿intero capitolo. Tra gli oneri fissati per l¿abate ordinario, invece, era imposto di indicare con precisione quanti erano i pontificali fatti da questo nel corso dell¿anno. Dal cardinale camerlengo, o in assenza di questo, dal canonico più anziano, si facevano puntare i canonici che non intervenivano al coro ed, in ogni anno, si faceva la distribuzione delle puntature, in modo che l¿assente non potesse percepire nulla delle sue puntature, a forma del capitolo nono della costituzione di Innocenzo X. Oltre ai capitoli nelle occorrenze, si faceva, ogni anno, il capitolo dopo la festa del Santo Natale, per l¿elezione degli ufficiali Camerlengo, Segretario e sindaci. Se eletti, questi, dovevano prestare giuramento di esercitare fedelmente il proprio ufficio. Oltre a questi ufficiali, il libro dei capitoli, riporta l¿elezione degli infermieri e degli estimatori pro sinodali.
Il camerlengo, finita la sua gestione, rendeva conto, entro 15 giorni, e passava al nuovo camerlengo eletto, quanto rimaneva nelle sue mani di denaro e carte riguardanti l¿interesse del capitolo. Tra le rendite del capitolo erano comprese le case distinte per abitazioni dell¿abate e dei canonici, che erano abitate dai medesimi , oppure date ad altri a pigione; se si, bisognava render ragione al capitolo con quale licenza si cedevano tali case. Nonché i censi pagati al capitolo da particolari sui terreni di proprietà dell¿abbazia, e delle entrate ed uscite dei canonicati.
Dall¿archivio della curia e da quello del capitolo, era distinto l¿archivio della cancelleria abbaziale, nel quale si conservavano le carte, i libri e le visite apostoliche. I bandi, gli editti, le costituzioni, e tutti gli ordini emanati dall¿abate ai suoi sudditi erano conservati nell¿archivio della curia, mentre dell¿archivio del capitolo, facevano parte gli ordini, i decreti, le lettere apostoliche, le lettere encicliche e le concessioni emanate dal Papa, le epistole e le nuove costituzioni inviate dal protettore dell¿abbazia e dal patrono, le decisioni emanate dalla S. Congregazione del Concilio, dalla Sacra Congregazione dei vescovi e regolari e dalla Sacra Rota. oltre che i libri di amministrazione riguardanti le rendite del capitolo stesso, della sacrestia, della chiesa nuova, e delle case canonicali.
La maggior parte dei documenti che spettavano all¿archivio capitolare, sono conservati all¿interno di faldoni, divisi in fascicoli, ma mescolati con le carte appartenenti all¿archivio della curia.
La divisione di tali documenti è stata svolta soltanto sulla carta, poiché l¿estrazione di tali documenti dai falconi che li contengono avrebbe significato disgregare un ordinamento originario che, se pur approssimativo, è testimonianza dell¿attività dell¿archivio abbaziale di S. Martino.
Giuseppe Lombardi, come già prima di lui Pietro Egidi, si occupa della biblioteca abbaziale e pubblica un inventario dei libri in essa contenuti del 1465 ed uno del 1495.
Nel primo, i volumi sono 25, nel secondo 21, a testimonianza che lo stato dell¿abbazia nella seconda metà del secolo, era piuttosto disastrato.
Nell¿inventario del 1495 non ci sono libri nuovi, non c¿è nessun arricchimento, ed i libri conservati nella biblioteca rappresentano il minimo vitale per assicurare la liturgia, l¿amministrazione, ma non per formare novizi o approfondire la dottrina, non c¿era probabilmente una scuola. I religiosi sembrano, secondo l¿autore, chiusi anche nei confronti della predicazione e dell¿attività omiletica.