Beni archivistici
Fondo dell'Opera Diocesana di Assistenza di Bergamo
Bergamo
DESCRIZIONE
Il fondo archivistico dell'Opera Diocesana di Assistenza di Bergamo si compone di 28 buste contenenti la documentazione propria di questo ente e della Pontificia Commissione di Assistenza (P.C.A.), sua antesignana nella finalità socio-assistenziale diocesana. A queste si aggiungono 39 scatole contenenti le circa 20.000 schede dei visitati e dei ricoverati presso l’ex-ospedale militare della "Clementina" per i reduci di guerra (1945-1946).
Il titolario applicato in fase di riordino, si articola in sei partizioni che rispecchiano le principali funzioni dei due soggetti produttori che, su modello delle organizzazioni pontificie, si sono succedute nell'attività caritative, prima dell'avvento della Caritas italiana negli anni '70.
Nello specifico si hanno 4 buste contenenti la documentazione riguardante l'amministrazione dell'ente, la gestione del personale e la corrispondenza generale; 14 buste contenenti le cartelle cliniche dei pazienti dell'Ospedale della "Clementina" e i quaderni inerenti alle attività di assistenza ai reduci; 4 buste contenenti la documentazione riguardante l'assistenza estiva (colonie); 2 buste contenenti le carte pertinenti all'assistenza invernale; una busta con la documentazione afferente all'assistenza sociale e all'assistenza straordinaria; e 3 buste con i documenti riguardanti la gestione e le attività degli istituti permanenti (Istituto "Angelo Custode" di Predore e Istituto "Mons. A. Bernareggi - Fondazione Broglio" di Bonate Sotto).
STORIA DEGLI ORDINAMENTI
Il Fondo ha avuto presumibilmente inizio nel maggio del 1945 quando all’allora Commissione Pontificia di Assistenza – Sezione Diocesana di Bergamo fu dato l’incarico di gestire l’ex-ospedale militare della Clementina. Come si deduce dal registro di protocollo (1945-52) (Fondo dell’O.D.A., n. 134”), il fondo venne qui verosimilmente organizzato in 16 serie archivistiche, che solo parzialmente si riscontrano nel materiale, così come è giunto nel 2005-2017 in Archivio storico diocesano (prima dell’attuale riordino). Il fondo, inizialmente conservato, presso la sede dell’ex-ospedale militare, presumibilmente fino alla fine di aprile 1946, venne da subito consultato a scopi amministrativi, dai rispettivi enti produttori, per l’accesso alle pensioni d’invalidità di guerra. Dal 1946 al 1953 il fondo, iniziò ad arricchirsi di documenti relativi alla nuova attività assistenziale dell’ente, rivolta soprattutto all’infanzia del dopoguerra, attraverso le colonie estive (già nel 1949 si contavano 97 colonie attive), sulla cui gestione non si hanno però molti riscontri documentari; ad eccezione del carteggio prodotto per le trattative di acquisto dell’immobile per la colonia S. Alessandro di Misano adriatico a partire dal 1942 (Fondo dell’O.D.A., n. 142). Con l’istituzione dell’O.D.A. (tra il 1953-54), l’archivio iniziò ad assumere una consistenza e una struttura più definita, dovendo gestire una serie di attività che prevedevano anche dei salariati. Sono infatti del 1954-55 i due registri: “Libro paga mensile” dell’O.D.A (Fondo dell’O.D.A., n. 3) dei dipendenti dell’Opera. A testimonianza di questa fervida attività delle colonie e delle molte altre attività di assistenza (estiva ed invernale) svolte dall’O.D.A per più di vent’anni, si rimanda alla documentazione presente negli omonimi titoli dell’inventario. Quanto oggi è dunque conservato non rappresenta certamente l’interezza delle carte prodotte dall’organizzazione. La dispersione di alcune serie, in particolare quelle relative alla gestione interna dell’ente stesso, tra cui, per esempio, le delibere del Consiglio e della Giunta, non è purtroppo documentabile. Anche la sezione circa l’Istituto di Bonate è assai scarna, frutto di una probabile selezione dei materiali nel momento della chiusura dell’Istituto (1979) e del suo trasferimento a Predore. Traccia di un ordinamento precedente di questa sezione (forse originale o operato dal personale amministrativo dell’Istituto Angelo Custode di Predore), si è riscontrata nelle “fascette parlanti” che suddividevano la documentazione all’interno delle buste, che facevano riferimento ad un generico ordinamento per materia.