DESCRIPCIÓN
In un diploma del 753, a firma del re longobardo Astolfo, viene menzionata per la prima volta la Massa di Lizzano, territorio donato ad Anselmo, cognato del re e primo abate dell’abbazia di Nonantola; nel documento viene citata anche chiesa di Lizzano dedicata a San Mamante come "pieve" e "cenobio"; molto probabilmente faceva parte dell'Esarcato bizantino di Ravenna ed era soggetta al vescovo di Bologna; come si desume da un documento dell'imperatore Carlo Magno dell'801, nel quale il sovrano franco dirime una controversia nata fra il vescovo di Bologna Vitale e l'abate di Nonantola Anselmo, attorno alla pieve di San Mamante.
L'unica testimonianza architettonica giunta fino ai nostri giorni è l’edificio rotondo denominato Delubro (dal latino delubrum; santuario, tempio), che sorge su preesistenze romane; purtroppo della pieve vera e propria non ci è rimasto nulla in quanto fu demolita nel 1928. Il termine Delubro, e la sua particolare forma rotonda, lasciano supporre un uso religioso, tra cui non è difficile ipotizzare che l’edificio venisse utilizzato come battistero della vicina pieve; con buona probabilità fu costruito tra il VIII e il XI sec durante il dominio bizantino - longobardo; utilizzato dai monaci dell’Abbazia di Nonantola per diffondere il cristianesimo e quindi battezzare gli abitanti della Massa , che erano ancora in larga misura legati al culto pagano.
L’edificio ha una pianta ellittica, la copertura interna è a volta semisferica, le pietre che costituiscono le mura sono molto grosse e pesanti; durante i lavori di restauro, effettuati nei primi anni del dopoguerra; venne ritrovato anche l'antico pavimento romano a blocchetti esagonali di laterizio, di cui purtroppo oggi non ne rimane più nessuna traccia; vene inoltre demolita la torre del campanile che minacciava seriamente la statica del Delubro. In questa occasione vennero inoltre inserite delle catene in corrispondenza dei 2/3 dell’altezza dell'elevazione.