Nonantola un monastero benedettino

Scriptorium

Acta Sanctorum, le storie dei santi venerati a Nonantola - foglio 1r.
Acta Sanctorum, le storie dei santi venerati a Nonantola - foglio 117r.
Evangelistario di Matilde, Piatto anteriore della coperta. Nonantola, Museo Benedettino e diocesano d'arte sacra, Evangelistario di Matilde di Canossa, Ultimo quarto dell'XI secolo (manoscritto) - XII secolo (legatura).
Evangelistario di Matilde, Piatto posteriore della coperta. Nonantola, Museo Benedettino e diocesano d'arte sacra, Evangelistario di Matilde di Canossa, Ultimo quarto dell'XI secolo (manoscritto) - XII secolo (legatura).
Evangelistario di Matilde, L'Ascensione, f. 61v.
Scena dell'Ascensione con Cristo trionfante in mandorla, sostenuta da due angeli, mentre mostra il libro aperto alla Vergine e agli Apostoli, vestiti con colori e fogge diversi, con aureole variopinte.
Evangelistario di Matilde, Discesa di Cristo al Limbo, f. 46r.
Manoscritto pergamenaceo. Cristo discende al Limbo dove libera le anime di coloro che non hanno potuto vivere nella grazia del Signore.
Evangelistario di Matilde, La Crocifissione, f. 24v.
La Crocifissione è rappresentata entro semplice cornice a listello rosso, su fondo porpora con la Vergine e san Giovanni; in alto entro tondi dorati le personificazioni del sole e della luna con le mani velate in atteggiamento dolente e in basso, parzialmente fuori dalla cornice, Adamo in atto di sostenere la croce.
Graduale, piatto posteriore della legatura.
Fine XI secolo. Legatura: assi di legno, lamina d'argento, avorio, paste vitree colorate, pietre dure. Piatto anteriore: cornice parziale in lamina sbalzata con castoni solo in parte conservati, al centro lastra in avorio rappresentante un sinuoso tralcio con foglie di varia tipologia.
Graduale, piatto anteriore della legatura. Fine XI secolo. 
Piatto anteriore: cornice in lamina metallica quasi totalmente scomparsa con tracce degli originali castoni, al centro lastra in avorio rappresentante Gregorio Magno che riceve le melodie ispirate da un angelo e le fa mettere per iscritto ad uno scriba.

Scriptorium

Con Scriptorium si intende il luogo specifico del Monastero nel quale si realizzavano i codici, dalla preparazione delle pergamene mediante piegatura, foratura e rigatura fino alla realizzazione della parte scritta ed infine, eventualmente, del decoro miniato. Per agevolare l’attività degli amanuensi - che era faticosa, richiedeva grande concentrazione ed era equiparata alla preghiera - l’ambiente doveva essere ben illuminato mediante grandi vetrate e ben riscaldato grazie alla presenza di ampi camini.

Nel monastero nonantolano non si sa con certezza dove tale luogo fosse ubicato, ma è accertata la sua attività già da inizio IX secolo, quando vennero prodotti i primi libri in una minuscola precarolina tipizzata, affine a quelle realizzate a Benevento, Bobbio, Verona e Pavia. Nel secolo XI e in parte del successivo si ebbe la massima produttività dello scriptorium seguito, sul finire del XII secolo, da un rapido declino, non reggendo il confronto con vicini centri cittadini, in particolare Bologna.

Caratteri dei codici nonantolani

I codici prodotti a Nonantola mostrano una notevole omogeneità quanto a caratteri paleografici ed ornamentali in cui si uniscono influssi della tradizione franco sassone con quella meridionale. In particolare, si riconosce in essi una grande cura nell’impaginazione e nella delimitazione dello specchio scrittorio, la presenza di un’illustrazione sobria ed una notevole omogeneità grafica che rivelano uno scriptorium organizzato con la presenza di diversi scribi coordinati, però, da un unico maestro.

Nonostante periodi di decadenza e spoliazioni, si giunse alla realizzazione di 259 volumi poi dispersi. Attualmente i nuclei maggiori di tale patrimonio librario sono conservati a Roma (Biblioteca Apostolica Vaticana e Biblioteca Nazionale Centrale), mentre a Nonantola rimangono solo 3 esemplari: l’Acta Sanctorum (X-XII secolo), il Cantatorio (XI secolo) e l’Evangelistario detto “di Matilde di Canossa” (XI-XII secolo).

I tre codici nonantolani salvati dalla dispersione

Nel medioevo i codici erano visti come strumenti di sapere, avevano un reale valore economico per la preziosità dei materiali di cui erano fatti, ed il lavoro impiegato nella loro realizzazione era considerato importante come la preghiera. Inoltre, poiché agevolmente trasportabili, erano veicoli privilegiati per la diffusione di idee ed immagini dando vita ad un vivace scambio artistico e culturale nel passaggio da un centro monastico all’altro.

I tre codici qui conservati sono quanto rimane in loco dell’antica Biblioteca Abbaziale (ora non più esistente), costituita ai tempi della fondazione (VIII sec.) ed arricchita nei secoli con libri dello scriptorium del monastero e con acquisizioni esterne. Essi si sono salvati dalla dispersione perché considerati vere “reliquie” per la preziosità e per il loro diretto contatto con sacri resti e dunque conservati tra i beni di sagrestia come parte del Tesoro. 

L’importanza dei tre esemplari è dovuta in primo luogo alla loro varietà esornativa e di materiali che rivela il prestigio di cui godette l’Abbazia nel Medioevo. Anche il contenuto è estremamente vario: un Evangelistario - dalla ricca legatura d’argento con la Crocifissione ed il Cristo in maestà e con, all’interno, miniature di cultura bizantina ed ottoniana -, un Graduale o Cantatorio - la cui coperta è impreziosita da lastre di avorio con le immagini di un ricco tralcio vegetale e di papa Gregorio Magno che, ispirato da un angelo, detta la melodia al suo allievo, chiaro riferimento al testo musicale ivi contenuto - e l’Acta Sanctorum, codice con narrazioni agiografiche dei santi locali ed il catalogo degli abati.

Ogni codice costituisce un’attestazione di inestimabile valore al fine di comprendere la vivacità intellettuale, la profondità di fede e l’amore per il sapere e per l’arte che ha caratterizzato, in generale, il Medioevo occidentale e, in particolare, il Medioevo a Nonantola.

Bibliografía