Le prime notizie segnalate dalle fonti rimandano all’esistenza di un’originaria cattedrale sorta nel secolo XI all’interno del recinto difensivo del castello, sulla collina opposta all’attuale chiesa, in seguito alla fondazione della sede vescovile databile fra il 1073 e il 1085. Motivi ancora poco indagati ne suggerirono il successivo trasferimento nell’attuale edificio sacro, per il quale le fonti più accreditate propendono per una fondazione quattrocentesca successiva al periodo angioino, come sembrerebbero documentare le strutture inferiori del Succorpo. La notevole incertezza che caratterizza le prime vicende costruttive inizia a diradarsi soltanto nella fine del XV secolo, quando è possibile ipotizzare una prima ristrutturazione monumentale. Danneggiata dal terremoto del 1550, la chiesa è descritta in cattive condizioni di conservazione nella relazione della Visita Pastorale del vescovo Flaminio Torcella del 1592 che accenna inoltre ad un restauro iniziato nel 1584, nel corso del quale fu realizzata la facciata in pietra calcare a vista. L’intervento, promosso dal vescovo Giovan Battista Pietrata, non risultava tuttavia ancora completato nel 1592 o, come è possibile presumere, fu addirittura interrotto. Il secolo successivo, per quanto funestato da frequenti eventi tellurici, segnò un periodo di ripresa per l’intera città di Sant’Angelo dei Lombardi. Riguardo alla cattedrale, l’ascesa al soglio vescovile di Ercole Rangone coincise, nel 1625, con una ripresa dei lavori finalizzati alla riparazione delle strutture preesistenti e all’ampliamento dello spazio davanti all’altare maggiore secondo i canoni controriformistici propri di quegli anni. Anche il riassetto secentesco fu presto danneggiato dal violento terremoto del 1694, descritto dai cronisti come particolarmente devastante per la città e in particolare per la cattedrale, crollata in più punti. Gli anni successivi al sisma costituirono un periodo particolarmente difficile per l’intera area irpina dove le ingenti distruzioni causarono precarie condizioni di vivibilità. Lenta e complessa fu la ricostruzione della chiesa che ancora nelle relazioni del 1729 e del 1738 era descritta in fase di restauro. Durante la prima metà del XVIII secolo, la cattedrale acquistava tuttavia, in seguito alla lenta ricostruzione, una rinnovata veste barocca interna. Negli stessi anni ulteriori interventi predisposero l’aggiunta di due piani all’antico campanile. Il consolidamento statico e l’ammodernamento barocco, sostanzialmente limitato alla realizzazione degli apparati decorativi e a limitati ampliamenti, non apportarono profonde modifiche all’impianto planimetrico, che continuava a conservare una matrice controriformistica derivata dalle chiese napoletane dell’ultimo decennio del Cinquecento. Le successive notizie rimandano a un ulteriore evento sismico, verificatosi nel 1910, che provocò gravi danni strutturali agli archi della navata destra e alle strutture in elevazione di quella centrale. Il mancato consolidamento dell’edificio provocò un peggioramento delle condizioni strutturali che determinò il crollo della cattedrale a seguito del terremoto del 23 novembre 1980. Soltanto nel 1999, il lungo restauro curato dagli ingegneri Antonino Giuffrè e Paolo Marconi, e coordinato dal Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania e dalla Soprintendenza di Salerno e Avellino, ha consentito la riapertura dell’antica cattedrale. A conclusione del restauro fu infine realizzato l’adeguamento alla rinnovata liturgia del Concilio Vaticano II con la realizzazione del nuovo presbiterio progettato dall’architetto Eugenio Abruzzini nel 1999.

ADEGUAMENTO LITURGICO

L'adeguamento liturgico della Chiesa di Sant' Antonino Martire

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