La facciata principale della cattedrale di di Maria Santissima Assunta in cielo a Teggiano Policastro
Veduta dell’aula dal presbiterio
L’Ambone
Ambone e sede del celebrante
Area presbiteriale 1960 circa
La chiesa di Santa Maria Maggiore ha origini antiche, così come testimoniano gli elementi di spoglio e di stratificazione interna, e i resoconti storiografici sull’argomento. Fondata a partire dalla seconda metà del XIII secolo, ha subito numerosi interventi nelle epoche successive; in tal senso sono da indicare il portale centrale su piazza Duomo, attribuito a Melchiorre da Montalbano (1280 circa), e quello rinascimentale, eretto dalla famiglia di Stasio (1508), come documenta lo stemma della famiglia.
Nell’interno, caratterizzato da una pianta longitudinale, a croce latina, con colonne di spoglio che separano la navata maggiore da quelle laterali, sono custodite interessanti opere d’arte: ambone marmoreo, opera pregevole di Melchiorre da Montalbano (1271), decorato con i simboli dei quattro evangelisti; i resti della tomba di Enrico Sanseverino (1336), gran connestabile del Regno di Napoli morto nel 1314, della scuola di Tino da Camaino; la tomba del soldato Di Stasio (1472), che però accoglie le spoglie di Valentino Vignone, primo vescovo di Teggiano; e il sepolcro del medico Orso Malavolta (1488). Opere del XVIII secolo, testimonianza delle trasformazioni eseguite in epoca barocca prevalentemente cancellate dalle ricostruzioni del XIX secolo, sono l’altare maggiore e la statua policroma in legno dell’Assunta, attribuita a G. Colombo.
Nel 1850 la chiesa di Santa Maria Maggiore diventa cattedrale in seguito alla istituzione della diocesi di Teggiano-Vallo, di recente accorpata con quella di Policastro.
In seguito a un violento terremoto del 1857 l’impianto viene modificato; il presumibile ingresso dell’atrio, che forse immetteva direttamente in un’area contigua alla zona presbiteriale, fu demolito; si è stabilita così lungo la via Roma (oggi il principale asse di collegamento cittadino) soltanto una parete continua (quella absidale) con la disposizione di alcuni elementi marmorei di epoca romana (imagines maiorum e un Cavaspina, relativi alla leggenda dell’eroico corriere teggianese Marzio).
La struttura del presbiterio, documentata da riscontri fotografici dell’archivio parrocchiale risulta pertanto l’esito di questa trasformazione ottocentesca, durante la quale probabilmente fu ricavato anche l’ingresso secondario (con portale rinascimentale) sulla discesa Santa Maria, in sostituzione di quello originario, che aveva accesso dall’atrio demolito e contiguo al campanile.
Nel 1912 nella volta a botte furono dipinti affreschi da Salvatore Fumo in tre grandi riquadri; altri minimi interventi di sistemazione interna sono stati intrapresi sino agli anni Sessanta.
Un progetto di adeguamento liturgico è stato eseguito per volere e su indicazioni del vescovo Aldo Forzoni. Tra il 1964 e il 1970 è stata eliminata la balaustra che separava lo spazio della celebrazione dall’aula dei fedeli (navata maggiore) e sono stati riutilizzati gli elementi marmorei di spoglio del XVIII secolo.
L’altare (originaria mensa dell’altare tridentino) è stato avanzato e posto su un gradino, provvedendo alla decorazione interna della nuova mensa e della parte inferiore del vecchio altare tardo-barocco con gli elementi marmorei della balaustra rimossa; una nuova sede episcopale, realizzata intorno al 1950 dal vescovo Oronzo Caldarola, è stata collocata a sinistra dell’altare maggiore al posto del demolito trono ottocentesco, di cui restano a parete semplici elementi di riquadro marmoreo con aggiunte lignee; la sede del celebrante e l’ambone, in materiale ligneo con disegni decorativi intagliati di gusto barocco, sono posti sulla destra dell’altare maggiore di fronte alla sede episcopale.
Lavori di consolidamento e restauro sono stati compiuti in seguito ai danni provocati dal sisma del 1980.