La facciata della cattedrale di San Michele ad Albenga
L’abside della cattedrale di San Michele
Veduta dell’aula dal presbiterio
Veduta dell’aula dall’ingresso
Spoglie di San Verano, vescovo francese del VI secolo
Costruita intorno al 1100 sul sedime della chiesa paleocristiana (eretta nel IV o V secolo insieme col Battistero dal generale Costanzo) risulta dedicata a San Michele fin dal sec.XI;
conserva strutture del XI secolo nella parte inferiore della facciata e del XII secolo nella parte superiore, nei fianchi e nell’abside.
La Cattedrale non ha sempre avuto le sembianze attuali : dopo l’epoca romanica è stata rialzata e restaurata. La ricostruzione dell’edificio nella forma in cui esso è giunto fino a noi, risale alla seconda metà del secolo XIII e rappresenta in modo esemplare la fusione dello stile gotico e romanico che nel tardo Duecento si diffuse in tutta l’architettura ligure.
Nella facciata sono visibili le diverse trasformazioni subite: da quella romanica di fine secolo XI (la parte in muratura e le due sculture in forma di semipilastro nella parte alta) a quella gotica della seconda metà del secolo XIII (ricostruzione delle navate laterali e realizzazione di tre portali).
A differenza delle torri, nella facciata fu adoperata esclusivamente la pietra da taglio e fu ampliata verso est riportando l’edifico sul perimetro della Cattedrale paleocristiana. La facciata ha tre portali, di cui quello centrale fu sostituito nel 1669 con uno in stile barocco, i due laterali sono originali con architravi sostenute da mensole ornate da teste umane.
Sul lato destro della facciata, in alto, una superficie obliqua rientrante, creata per saldare insieme le due murature d’epoca diversa, reca un’interessante sfilata di rilievi gotici ispirati al simbolismo medioevale, con figure d’animali, teste umane, stelle e altri segni dello zodiaco, motivi allegorici stilizzati.
La navata sinistra fu ottenuta includendo nella pianta della chiesa il campanile che prima era esterno e isolato.
Il rifacimento del 1582 attuato dal Vescovo Luca Fieschi a seguito delle sollecitazioni del visitatore apostolico Nicolò Mascardi, era teso all’adeguamento dell’edificio alle nuove disposizioni controriformistiche. Venne rialzato di circa due metri il pavimento per portarlo a livello della piazza; anche le tre navate e l’abside vennero sopraelevate e si costruirono le due cupolette ottagonali laterali, in corrispondenza del transetto e una volta in muratura coprì ile strutture del tetto. Le arcate ogivali vennero distrutte e le pietre di recupero servirono per innalzare l’imposta dei nuovi archi a tutto sesto, più consoni al nuovo gusto rinascimentale, e per rivestire le colonne a formare pilastri quadrati.
Nel 1964 i radicali restauri intrapresi dal Vescovo Gilberto Baroni e continuati dal suo successore Mons. Alessandro Piazza, hanno avuto il risultato di rimettere in luce le fasi più antiche dell’ edificio e di dare all’interno un aspetto più severo e più armonico. Dentro i pilastri fra le navate sono state scoperte le colonne in pietra della ricostruzione gotica ancora intatte ma con i capitelli scalpellati e con gli archi tagliati per sopraelevare l’edificio.
Oggi all’interno, riportato alle linee architettoniche medioevali, presenta tracce che risalgono al IV secolo, mentre i resti rinvenuti sotto il presbiterio sono di età carolingia.
Dal punto di vista liturgico, i profondi restauri conclusi a metà degli anni sessanta hanno comportato la cancellazione di tutti gli elementi che sarebbero stati oggetto di “adeguamento”. Riportandolo alle forme tardomedievali il nuovo presbiterio venne dunque realizzato seguendo le recentissime indicazioni conciliari.
L'adiacente campanile, annesso alla chiesa nel secolo XIII, è stato ricostruito sui resti della preesistente torre campanaria, tra il 1391 e 1395 dal sacerdote-architetto ingauno Serafino Mignano; esso costituisce uno degli ultimi esempi locali dell'uso del mattone faccia a vista, progressivamente sostituito dalla finitura ad intonaco.
La superba cuspide, in piastrelle di maiolica bianca e verde, trova unica analogia ligure con il duecentesco campanile della chiesa di Sant'Agostino a Genova e legami con il mondo occitano-provenzale.
A fianco della chiesa sono il Palazzo Vecchio del Comune (1387), con la poderosa torre a bifore e con rampe esterne, e il Battistero, che è il principale monumento ligure dei primi tempi del Cristianesimo.
Il Battistero di Albenga è a pianta decagonale all’esterno e ottagonale all’interno con nicchie alternativamente rettangolari e semicircolari ed è uno straordinario esempio di architettura paleocristiana della metà del V secolo. Il suo splendido mosaico trinitario-cristologico si può considerare uno dei più significativi dell’Italia settentrionale, insieme, naturalmente, a quelli di Ravenna.
La nicchia d’ingresso è fiancheggiata da due tombe di cui una con sculture ornamentali longobarde del secolo VIII, mentre in quella di fronte all’ingresso si trova il suddetto mosaico bizantino con il monogramma di Cristo e le 12 colombe che rappresentano gli Apostoli. In due altre nicchie si trovano un fonte battesimale cinquecentesco e un affresco del XIV secolo. Al centro vi sono i resti della primitiva vasca battesimale ad immersione.