Con le modifiche avvenute nel 1986 la diocesi di Bertinoro si è fusa con quella di Forlì dando vita a Forlì-Bertinoro. La sua origine è da porsi nella città di Forlimpopoli all’inizio del V sec., contemporaneamente allo sviluppo organizzativo della metropoli ravennate. San Rufillo è ritenuto il primo vescovo ma sulla sua persona non esistono notizie attendibili (un testo di miracula e una legenda, elaborata in ambiente romagnolo, ma non da san Pier Damiani cui era stata attribuita nei decenni precedenti, veicolano informazioni datate all’XI e XII sec.) mentre il suo culto è attestato a Ravenna nell’VIII . e alcune chiese sono a lui dedicate in ambito regionale. Sul suo sepolcro, a ovest della città, sorse nel X . un monastero che, contrariamente ad alcune ipotesi, non ha mai svolto il ruolo di cattedrale. La sede episcopale, intitolata a Santa Maria, era ubicata all’interno delle mura. Il territorio diocesano abbastanza vasto e comprendente soprattutto le tre valli forlivesi, con centri modestamente abitati, si estendeva fino ai vertici dell’Appennino tosco-romagnolo e ospitava anche alcune fondazioni monastiche fra le quali si segnalano Sant’Ellero di Galeata (VII sec.), San Benedetto in Alpe (IX sec.), San Donnino in Solio (XII sec.), Santa Maria della Voltre (XII sec.) e vedrà poi una significativa presenza di monasteri camaldolesi (Santa Maria in Cosmedin di Isola, Santa Maria di Urano, San Paterniano di Ferazzano). Non sono molto numerosi gli insediamenti di ordini mendicanti maschili (francescani, domenicani, servi di Maria) e femminili (domenicane e francescane). La vita devozionale si esprimeva attorno ad alcuni santuari di grande rilievo: Santa Maria del Lago (XIII sec., poi patrona della diocesi), Santa Maria di Fornò (1450); Santa Maria della Suasia a Civitella (1556). Nel 1361, quando Forlimpopoli fu distrutta dal cardinale Albornoz, legato papale nell’ambito della recuperazione pontificia, la sede episcopale fu traslata nella vicina Bertinoro, la quale, pur nella ristrettezza degli spazi urbani, si dotò di tutte le strutture diocesane (la chiesa di Santa Caterina fu elevata al rango di cattedrale e successivamente integralmente ricostruita, 1601; l’antica rocca trasformata in abitazione vescovile, 1584) e relativamente alla sua consistenza e ubicazione espresse momenti di vita cristiana ricchi e articolati. La ricostruzione post-tridentina fu guidata da un presule di alta levatura (Giovanni Andrea Caligari, 1579-1613) che operò tramite la celebrazione di sinodi diocesani, l’effettuazione di visite pastorali e un’accorta amministrazione ecclesiastica. Gli succedettero personaggi attenti alla pastoralità moderna che posero la piccola diocesi in linea con gli standard medi delle diocesi italiane. Nel corso del XVI . il territorio diocesano fu modificato con lo stralcio, nella parte montana, del nullius di Sant’Ellero, e nelle vicinanze di Forlimpopoli del nullius di San Rufillo, affidati il primo in commenda ad alti dignitari ecclesiastici, il secondo alla responsabilità del capitolo della basilica di San Pietro in Vaticano. Invano i vescovi bertinoresi si opposero a tali decurtazioni. Con il concordato fra Napoleone I e Pio VII la diocesi fu soppressa e affidata alla cura dell’arcivescovo di Ravenna; ripristinata nel 1817 divenne punto di riferimento in tutta la Romagna per l’alto livello educativo espresso dal suo seminario. Nel frattempo la diocesi aveva raggiunto una sua nuova più compatta fisionomia con la soppressione dei due nullius, parti consistenti di quei territori tornarono alla primitiva destinazione: 1785 per Sant’Ellero di Galeata e 1848 per San Rufillo di Forlimpopoli. Coinvolta nelle profonde mutazioni socioeconomiche del suo territorio, collinare e montano, con esiguo numero di fedeli che convergevano naturalmente verso Forlì, alla morte del vescovo Giuseppe Bonacini nel 1969 l’amministrazione diocesana fu affidata a un vescovo, Giovanni Proni (1970-1988) che risiedeva a Forlì, unificando così, di fatto, le due diocesi.
Diocesi
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FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.