Diocesi di Cesena - Sarsina
STORIA
Cesena
Origini - La diffusione del cristianesimo a Cesena (piccola città romana sita ai piedi del colle Garampo) e i nomi dei primi vescovi non sono supportati da fonti storiche.La prima notizia certa risale al 603, quando una lettera di papa Gregorio Magno a Mariniano, arcivescovo di Ravenna, testimonia l’esistenza a Cesena di un vescovo (Natale) e di un monastero vescovile (Santi Lorenzo e Zenone).
Poiché in detto anno risulta essere già avvenuta una successione episcopale, si può far risalire l’esistenza della diocesi fin agli ultimi decenni del VI . Nulla di contro è dato a conoscersi in merito al sito d’una probabile prima cattedrale fra chi la propone al piano, all’interno dell’insediamento romano, e chi invece la colloca all’interno del centro fortificato, innalzato sul colle Garampo a difesa dalle invasioni barbariche.
Dal Medioevo al concilio di Trento - Per quanto la costituzione di un gruppo di sacerdoti addetti al culto della cattedrale possa coincidere con la fondazione della diocesi, le origini del capitolo dei canonici possono farsi risalire al 1042, allorché il vescovo Giovanni ne istituì la vita comune.
Al 1003 risale la più antica testimonianza della cattedrale ubicata sul colle Garampo e al 1159 quella relativa all’intitolazione a san Giovanni Battista.
Il consolidamento della diffusione del cristianesimo si ebbe con l’attestazione, fra il 916 e il 1136, di ben quattordici pievi extraurbane e di vari monasteri, il più importante dei quali era l’abbazia benedettina di Santa Maria del Monte: sorta fra il 1001 e il 1026, è tuttora il principale santuario della diocesi.
Nel contempo la sollecitudine pastorale della Chiesa per l’accoglienza ai pellegrini, l’assistenza agli infermi e il soccorso ai poveri portò, nel 1139, alla nascita del primo insediamento assistenziale con la casa-ospedale di Santa Croce.
Nella prima metà del X . si colloca la vicenda umana e pastorale del vescovo Mauro, caratterizzata dal perfetto equilibrio fra vita attiva e contemplazione.
Ce ne tramanda la vita, i miracoli e il culto sorto attorno alla sua tomba san Pier Damiani; scritta in tempi di riforma ecclesiastica, la Vita Mauri offre più indicazioni sul modello di vescovo auspicato dall’autore che non sul santo presule cesenate.
Fra 1209 e 1211 Giovanni Bono fondò presso l’eremo di Santa Maria del Butriolo l’ordine dei giamboniti, confluiti poi nella grande unione degli eremiti di sant’Agostino.
Dagli atti del processo di canonizzazione si viene pure a sapere dell’esistenza, nella prima metà del Duecento, dei fratres de poenitentia e di alcuni cristiani contagiati dall’eresia.
Anche a Cesena lo sviluppo dei borghi proprio dell’età comunale favorì l’insediamento degli ordini mendicanti nella periferia della città.
Nel contempo l’esigenza di un nuovo servizio pastorale ai vari insediamenti sparsi nel territorio portò alla decadenza delle pievi e all’affermazione delle chiese e delle cappelle, già sottoposte alla loro giurisdizione, da cui prenderanno poi corpo le parrocchie.
Le Rationes decimarum del 1290-1292 e del 1300 testimoniano il quadro della capillarità raggiunta dall’organizzazione ecclesiale che, nel corso del XIV sec., vide un ulteriore incremento di ordini religiosi e di insediamenti ospedalieri.
Nella crudele carneficina, passata alla storia con il nome di sacco dei bretoni (1°-3 febbraio 1377), fu irrimediabilmente distrutta pure la cattedrale che, con autorizzazione di Urbano VI (2 agosto 1378), venne poi ricostruita in altra parte della città.
Nel 1379 iniziò a Cesena la signoria malatestiana che, di rinnovo in rinnovo, si protrasse fino al 1465.
Sotto i Malatesta la città attraversò un buon periodo, che vide i vescovi costruire la nuova cattedrale con episcopio e campanile, gli ordini religiosi ampliare le strutture residenziali e le chiese, le confraternite laicali intensificare la propria attività grazie alle cospicue donazioni ispirate dalla salus animarum.
Dal concilio di Trento al 1818 - La riforma tridentina conosce la sua applicazione per l’indefessa opera dei vescovi Gualandi: Adovardo (1557-1588) e Camillo (1558- 1609), rispettivamente zio e nipote, nel Cinquecento; e dei vescovi Michelangelo Tonti (1609-1622) e Giovanni Casimiro Denhoff (1687-1697) nel Seicento.
Ne restano quale grande testimonianza gli atti sinodali e le visite pastorali.
Nel 1571 nacque spontaneamente da parte dei fedeli il culto verso un’immagine della Madonna con Bambino, rimasta indenne da un incendio scoppiato nella cattedrale: chiamata Madonna del Popolo, è dal 1599 compatrona della diocesi.
Dal Cinquecento alla fine del Settecento la vita religiosa dei cesenati è fortemente animata da un gran numero di confraternite laicali dalle più svariate ispirazioni.
Presentano carattere eucaristico e dottrinario le confraternite del Santissimo Sacramento e della Dottrina Cristiana: sono diventate veri e propri consigli d’amministrazione dei rispettivi ospedali le antiche compagnie sorte per l’esercizio della carità: uniscono alle pratiche religiose finalità mutualistiche le confraternite di mestiere.
Nella seconda metà del Settecento, per iniziativa del papa cesenate Pio VI, la diocesi accrebbe la propria giurisdizione territoriale con due consistenti acquisizioni: nove parrocchie vennero stralciate dalla diocesi di Rimini (11 luglio 1777) e quattro da quella di Ravenna (2 gennaio 1781).
Dal 1796 si abbatterono sulla Chiesa cesenate i fulmini della Rivoluzione francese, con i pesanti effetti di soppressioni, spoliazioni, dispersioni di clero e fedeli.
L’azione pastorale fortemente pacificatrice del vescovo Carlo Bellisomi (1795-1808) fu tutta tesa a salvare il salvabile.
Dal 1818 al concilio Vaticano II - Tramontata la stella napoleonica, furono particolarmente impegnati nella riorganizzazione della vita religiosa gli episcopati di Francesco Saverio Castiglioni (1816-1821, futuro Pio VIII) e di Antonio Maria Cadolini (1822-1838).
Seguì poi il non facile cammino della Chiesa durante il periodo risorgimentale.
A unificazione avvenuta, il vescovo Enrico Orfei (1848-1860), impedito a raggiungere la nuova sede di Ravenna, rimase prigioniero nell’episcopio di Cesena.
Né poté entrare in diocesi il successore Vincenzo Moretti (1860-1867).
Alla fine dell’Ottocento la nascita dei movimenti e partiti politici suonò la sveglia della Chiesa e dei cattolici cesenati nell’impegno sociale.
Significativi a questo riguardo gli episcopati di Alfonso Maria Vespignani (1888-1904) e di Giovanni Cazzani (1904-1914), assunto a fama nazionale per la famosa lettera indirizzata ai lavoratori dei campi nel pieno delle lotte agrarie del 1907.
Del pari significativi nel laicato cattolico i ruoli svolti da Ludovico Almerici (1840-1917) e da Eligio Cacciaguerra (1878-1918), divenuto l’antesignano di Romolo Murri nella fedeltà alla Chiesa e nella ortodossia della fede.
Caratterizzato dalle vicende della prima guerra mondiale fu l’episcopato di Giovanni Berdini (1915-1922) e dall’ossequio formale verso il regime fascista quello di Alfonso Archi (1922-1938).
Vero padre della città si dimostrò Beniamino Socche (1939- 1945) durante i terribili giorni dell’occupazione nazista e del passaggio del fronte.
Dalle difficoltà del dopoguerra è intriso l’episcopato di Vincenzo Gili (1946-1954).
Dal 1957 al 1978 ricoprì la carica di vescovo Augusto Gianfranceschi.
Oltre che all’applicazione dei dettami conciliari in diocesi, il suo nome resta legato ai grandiosi restauri della cattedrale, alla costruzione del nuovo seminario e alla istituzione di numerose nuove parrocchie dovute alla grande espansione urbana di Cesena e dintorni.
Nel campo delle opere di carità una menzione particolare va fatta per quelle con finalità educative religiose rispettivamente impiantate dai sacerdoti Luigi Ghinelli (1848-1909), Giuseppe Lugaresi (1854- 1927) e Cesare Carlo Baronio (1887-1974), nonché dalla madre Maria Teresa Lega (1812-1890), fondatrice delle suore della Sacra Famiglia.
Il processo di ristrutturazione delle diocesi, avviato in Italia dopo il concilio Vaticano II, porta la Sacra Congregazione per i vescovi a decretare il 7 ottobre 1975 lo stralcio dalla diocesi di Sansepolcro e il susseguente passaggio a Cesena di quattordici parrocchie dell’alto Savio; e il 30 settembre 1986 l’unione aeque principaliter delle diocesi di Cesena e Sarsina.
Bibliografia
- BSS IX 223-224;- PL 144 945-952;
- P. Burchi, Storia delle parrocchie di Cesena, II, Cesena 1962;
- P. Burchi, Cronotassi dei vescovi di Cesena, in Bibliotheca Ecclesiarum Italiae, Roma 1965, I parte 1, 135-266;
- P. Burchi, Le antiche pievi e le chiese di Cesena nella storia, Forlì 1970;
- S. Bersani, La Madonna del Popolo nella storia religiosa e civile di Cesena, Cesena 1995;
- M. Mengozzi (a c. di), Storia della Chiesa di Cesena, 3 voll., Cesena 1998;
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- Pier Damiani, Vita di Mauro, a c. di L. Lugaresi, Cesena 2002;
- M. Mattei, Il processo di canonizzazione di fra Giovanni Bono (1251-1253/54) fondatore dell’ordine degli Eremiti, Roma 2002;
- C. Riva, I santuari dell’area cesenate, «Ravennatensia», XX, 2001, ma 2003, 253-274.
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Diocesi di Cesena - Sarsina
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FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.