Diocesi storica di San Paolo Fuori Le Mura
STORIA
I - Le origini
La nascita della basilica di San Paolo, voluta dagli imperatori Valentiniano II, Teodosio e Arcadio e iniziata tra il 383 e il 386, richiede un’osservazione di carattere generale, circa l’importanza della presenza monastica nella basilica ostiense fin dai suoi primordi: stando, infatti, a quanto scritto nel Praeceptum marmoreo di san Gregorio Magno (590-604), intorno alla basilica di San Paolo erano sorti, probabilmente dal IV-V sec., dei monasteri, sia maschili sia femminili.Vi è ricordato in particolare quello femminile di Santo Stefano «ad quattuor angulos».
I monasteri poi caddero in rovina e furono abbandonati, secondo la testimonianza più tardiva del Liber diurnus romanorun pontificum (tra il 685 e il 754), che afferma: volendo papa Gregorio II (715-731) risollevarli dalla desolazione, dispose che quello più abbandonato di tutti, Santo Stefano, fosse unito a quello maschile di San Cesario martire, la cui origine risale forse al VI sec., «con l’incarico, dato al preposito di quest’ultimo, di mantenere le lampade nell’oratorio del protomartire e di amministrarne i beni».
Ordinò inoltre che i monaci cantassero tre volte al giorno la salmodia e, la notte, i notturni, intendendo così far ritornare quei monasteri all’osservanza regolare.
A detta di diversi storici questi atti costituiscono gli inizi dell’attuale abbazia.
Il successore, Gregorio III (731-745), a sua volta ordinò ai monaci di San Cesario martire che nella basilica di San Paolo fossero celebrate ogni giorno cinque messe e venissero devolute le offerte ai presbiteri del clero romano che, a turno settimanalmente, amministravano i sacramenti ai fedeli.
In questo modo i monaci andarono acquisendo sempre maggiori diritti nella amministrazione e nel governo della basilica e divennero i veri rappresentanti della basilica di San Paolo presso la Santa Sede.
II - Il Medioevo
Carlo Magno tentò di erigere in San Paolo un’imponente abbazia; le persistenti minacce di scorrerie dei pirati saraceni del IX sec. costrinsero papa Giovanni VIII (872-882) a costruire una cinta muraria intorno alla basilica, con torri, mulino e scalo sul Tevere: ciò nonostante, la fortuna e il patrimonio del monastero continuarono a crescere, dovuti anche alla devozione dei fedeli.Tra questi, i sovrani inglesi che, nel tardo Medioevo, acquisirono la funzione di protettori dell’abbazia.
Tutto ciò non bastò a salvare la vita monastica dalla decadenza, tanto che Alberico, nel 936, chiamò sant’Oddone, abate di Cluny, a riformare il monastero paolino.
Da questo momento la comunità di San Paolo cominciò ad assumere una marcata fisionomia benedettina e il suo capo non venne più designato con l’antico titolo di «abbas et rector Sancti Stephani et Caesarii ad Sanctum Paulum», ma con quello tutto nuovo di «abbas et rector Sancti Pauli».
A sant’Oddone successero gli abati Baldovino, Giovanni e Maiolo, che lasciò San Paolo per assumere la carica abbaziale a Cluny.
A sua volta Odilone, su invito dell’imperatore Ottone III, introdusse nell’abbazia ostiense l’organizzazione disciplinare e le celebrazioni liturgiche proprie di Cluny, però in maniera molto più rigida.
Fu questo un tempo di grande fioritura spirituale e ascetica dell’abbazia, tanto che molti notabili romani chiesero di farsi monaci in essa: a tale proposito va ricordato papa Giovanni XVIII (1003-1009).
Ma la lotta per le investiture fece sentire le sue conseguenze anche sull’abbazia paolina, che entrò in una nuova fase di decadenza, mentre il suo vastissimo patrimonio veniva saccheggiato dai poteri civili ed ecclesiastici.
Leone IX (1049-1054) affidò l’abbazia al monaco Ildebrando di Soana che, con il titolo di provisor apostolicus, risollevò le sorti della comunità monastica, ormai ridotta a pochi monaci; ristabilì la basilica, nelle cui navate pascolavano le pecore; riprese i beni usurpati e quelli dissipati: sotto il suo governo l’osservanza regolare rifiorì e i monaci aumentarono di numero.
Eletto papa, con bolla del 1081 riconfermò all’abbazia il suo vasto patrimonio feudale, mentre il successore, Urbano II (1088-1099), vi nominò abate il suo antico maestro, Pietro Pappacarbone.
Iniziava così il periodo aureo dell’abbazia, che si protrasse nel XII e XIII sec., nel quale la spiritualità, la cultura, l’arte e la floridezza economica toccarono punte altissime, mai più in seguito eguagliate, e che fecero di San Paolo un importante feudo ecclesiastico, cui appartenevano chiese, mulini, saline, laghi, castelli, grandi proprietà terriere, tenute, paesi sparsi nel Lazio e nell’Umbria, e che non aveva l’eguale nel Lazio, a eccezione dell’abbazia imperiale di Farfa.
Su tre di questi paesi, Leprignano (oggi Capena), Nazzano e Civitella San Paolo (tutti in provincia di Roma), che formavano una diocesi nullius, l’abate di San Paolo esercitava la giurisdizione ordinaria del vescovo, eccettuate le funzioni di ordinazione e di convocazione dei sinodi.
Durante la permanenza dei papi ad Avignone, l’abate di San Paolo divenne l’autorità ecclesiastica più importante di Roma e l’abbazia assunse di fatto il governo della città.
Ma con il grande scisma d’Occidente il monastero ostiense decadde spiritualmente ed economicamente.
III - L’epoca moderna
Martino V (1417-1431) lo affidò al cardinale Gabriele Condulmer: a distanza di quattro secoli si ripeté quanto già avvenuto nell’XI sec., il restauratore cioè di San Paolo sarebbe poi successo sulla cattedra di Pietro a colui che gli aveva affidato le sorti dell’abbazia.Il Condulmer chiamò a reggere la comunità monastica Ludovico Barbo, che rinnovò gli antichi splendori spirituali, culturali ed economici del cenobio, tanto che, nel XVII sec., fu scelto come sede di un ginnasio filosofico e teologico, istituito dalla congregazione benedettina cassinese e approvato da Innocenzo XI nel 1687, dal quale uscirà il monaco Barnaba Chiaramonti, poi papa con il nome di Pio VII (1800-1823).
Quanto alla giurisdizione sulla diocesi nullius, Benedetto XIII la rinnovò con bolla del 18 febbraio 1726, accordando all’abate di San Paolo la quasi piena giurisidizione episcopale sui paesi di Capena, Nazzano e Civitella San Paolo, compreso il potere di convocare i sinodi diocesani ed escluso, ovviamente, quello di ordinazione.
IV - L’epoca contemporanea
Confiscati i beni dell’abbazia da parte di Napoleone I e, nel 1870, da parte del neonato Regno d’Italia; ridotta in cenere la basilica nell’incendio del 1823; dispersi i monaci più volte nel corso del XIX sec., la ripresa della vita regolare agli inizi del XX . fu rapida e vigorosa, sostenuta anche da figure di monaci, come il cardinale Ildefonso Schuster e il beato Placido Riccardi.Nel 1942, per motivi pastorali, la Santa Sede sospese la giurisdizione ordinaria dell’abate di San Paolo, affidando la cura spirituale della diocesi nullius al vescovo di Nepi.
Dati anche i numerosi problemi generati da questa soluzione, nel 1981 la Santa Sede ridefinì in maniera nuova i confini della diocesi, che perdeva le tre parrocchie storiche, ma acquisiva la zona extraterritoriale circostante la basilica ostiense, sulla quale l’abate avrebbe esercitato la potestà ordinaria, come un vescovo.
Il decreto del 29 settembre 1984 rendeva definitiva la soluzione; ma solo per poco, perché la Congregazione per i vescovi il 7 marzo 2005, in attuazione di disposizioni conciliari e di direttive di Paolo VI, sopprimeva la giurisdizione territoriale episcopale dell’abate, che perdeva così il diritto di partecipare alla Conferenza episcopale italiana, abolendo contemporaneamente l’Istituto per il sostentamento del clero della stessa abbazia.
La giurisdizione abbaziale è ora limitata alla sola comunità monastica.
Bibliografia
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Nuova configurazione pastorale dell’abbazia nullius di S. P., a c. di G. Nardin e S. Baiocchi, [s. l. e s. d.].
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.