Diocesi di Camerino - San Severino Marche
STORIA
La storia della diocesi è documentabile dal V sec., quando il suo vescovo, Geronzio, intervenne al concilio romano di papa Ilario nel 465, anche se le diocesi esistenti lungo quel tratto viario – che da Forum Flaminii presso Foligno passando per Plestia scendeva nella valle di Chienti o per Nocera Umbra e Dubios, volgeva attraverso la valle del Potenza – con analogie etniche e geografiche fanno supporre che ben presto vennero interessate alla predicazione evangelica.Dopo Geronzio si ricorda Bonifacio, presente ai sinodi romani del 501 e 506; Severo, a cui nel 560 papa Pelagio I diresse una lettera per dirimere la vertenza tra un chierico di Camerino e uno di Pievetorina, allora soggetta al vescovo di Spoleto; Glorioso, presente al concilio Lateranense I, indetto da papa Martino nell’ottobre 649; Felice, presente al concilio Trullano di Costantinopoli (681); Fratello, che l’anno 844 accompagnò a Roma il re franco Ludovico II, figlio dell’imperatore Lotario; Ansovino (850-868), amico e confessore di Ludovico, divenuto poi imperatore, presente nell’861 al concilio romano.
Primo tra gli arcivescovi, Nicola dei Conti Mattei (1817-1843), che assunse anche il titolo di amministratore di Treja, che terminò la cattedrale, rovinata dal terremoto del 1799, consacrandola il 18 agosto 1833.
Celebrò il sinodo diocesano e nel 1841 accolse Gregorio XVI, accompagnato dal cardinale Mario Mattei fratello dell’arcivesscovo.
Trasferito a Corneto e Montefiascone fu eletto Gaetano Baluffi, inviato internunzio a Nuova.
Durante la sua assenza resse la diocesi in qualità di vicario apostolico Letterio Turchi, vicario generale, poi vescovo di Norcia.
Nel marzo 1843 prese possesso della sede camerinese e vi rimase due anni; riparò il palazzo arcivescovile, abbellì la chiesa metropolitana, fondò un collegio per le fanciulle povere e restaurò il brefotrofio e l’orfanotrofio.
In Treia assicurò la stabilità e la prosperità delle Pie Case di Lavoro, riordinò il monte di pietà, e riparò le scuole del seminario.
Sollecitò l’approvazione del culto ab immemorabili alla beata Battista Varano, il cui corpo si venera in Camerino.
Nominato segretario della Congregazione dei vescovi e regolari e amico personale di Pio IX, fu inviato a Imola e insignito della sacra porpora.
Nel 1845 gli successe il barnabita Stanislao Vincenzo dei conti Tomba, di nobile famiglia bolognese, che in quasi due anni di governo pastorale si fece amare e stimare per esimia pietà e scienza; morì sessantacinquenne in fama di santo il 4 febbraio 1847.
Appena due mesi dopo Pio IX provvide le due chiese camerte e trejese di un nuovo pastore: Felicissimo Salvini, già vescovo di Acquapendente, che in tempi difficili tutelò i diritti della Chiesa, accattivandosi la venerazione del clero e del popolo per prudenza, integrità di vita e munificenza.
Attese al buon andamento dei seminari: migliorò le sorti dell’università, fece venire le Figlie della Carità di san Vincenzo de’ Paoli per la direzione e la istruzione delle orfane e delle giovanette del popolo e per l’assistenza degli infermi negli ospedali.
Accolse Pio IX nel 1857, ottenne vistose somme per i poveri e per condurre a termine il tempio di San Venanzo, consacrato nel maggio 1875.
Morto nonagenario il 23 gennaio 1893, Leone XIII nel maggio dell’anno successivo inviò Celestino del Frate.
Egli provvide all’ampliamento dei seminari, alla promozione della cultura del clero, alle riforme disciplinari.
Compì più volte la visita pastorale con zelo e inesauribile carità.
Morto il 20 aprile 1908, Pio X gli diede come successore il passionista Pietro Paolo Camillo Moreschini, apprezzato predicatore, consultore di varie congregazioni romane e visitatore apostolico in molte diocesi.
Preceduto da buona fama di sapere e di virtù inculcò il rinnovamento dello spirito cristiano sulle tracce del beato Strambi.
Tra i sessantaquattro presuli camerti della serie quasi ininterrotta del secondo millennio figurano dieci cardinali, uno dei quali eletto papa con il nome di Clemente X.
Gli ultimi dodici, a cominciare dal 1787, godono del titolo di arcivescovi.
Il territorio della diocesi venne incrementandosi durante le guerre gotiche e longobarde e rimase inalterato per vari secoli fino a quando cominciò la serie degli smembramenti.
Nel 1320 Giovanni XXII, nel dare la sede episcopale a Macerata, sottrasse una parte del territorio alle diocesi di Fermo e di Camerino.
Nel 1586 Sisto V elevò a città e diocesi Tolentino (che unì a Macerata) e San Severino Marche, compensando Camerino con alcune parrocchie spoletine.
Nel 1728 Benedetto XIII elevò a città e diocesi Fabriano, che pur rimaneva unita aeque principaliter a Camerino.
Nel 1785 Pio VI dette sede vescovile a Fabriano e creò città e diocesi Matelica, che venne unita a Fabriano; Camerino ebbe il titolo di arcidiocesi.
Nel 1815 Pio VII elevò a città e diocesi Treia, concedendola in amministrazione prima al vescovo di Camerino, poi a quello di San Severino, infine a quello di Macerata.
Le tante sottrazioni subite nel tempo spiegano lo sfrangiamento territoriale, sistemato solo parzialmente dal modesto ritocco del 9 marzo 1984, che affidò a Camerino alcune frange di diocesi umbre (Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Sefro) e fece perdere a Camerino alcune parrocchie periferiche all’ambito diocesano.
Insieme alla cura pastorale attivata da vescovi attraverso pievi e parrocchie, incisivo è stato nei secoli l’influsso benedettino con le numerose abbazie disseminate lungo antichi percorsi, e quello francescano con le molteplici famiglie che quivi prosperarono.
La diocesi, inoltre, vide sorgere i camaldolesi a Valdicastro (1006), i silvestrini a Monte Fano (1230), i cappuccini a Camerino (1528).
In queste famiglie religiose fiorirono molti beati e santi: su tutti emerge il santo taumaturgo Nicola da Tolentino e la mistica clarissa Camilla Battista da Varano.
Non furono estranei i vescovi al sorgere e prosperare di uno studium privato in Camerino, fino a quando nel 1377 Gregorio XI lo promosse a studio generale; nel 1727, per interessamento di Benedetto XIII, venne rifondato come università, riconosciuta valida da Francesco d’Asburgo nell’aprile 1753 per tutti i territori del suo impero; nel 1958 fu trasformata in università statale, con vari corsi di laurea (giurisprudenza, scienze, farmacia, architettura, medicina, veterinaria con diverse specializzazioni e indirizzi di studio), tesi sempre più all’avanguardia, per soddisfare efficacemente la crescente richiesta del mondo della ricerca e del lavoro.
La Chiesa di San Severino Marche, chiamata anche settempedana dall’antica città di Septempeda, si presenta oggi con una popolazione di circa 15.000 abitanti, distribuiti in oltre venti parrocchie, con oltre ottanta chiese servite da sacerdoti diocesani e religiosi (francescani e cappuccini, cistercensi e orionini), coadiuvati da tre comunità di suore (san Vincenzo, convittrici del Buon Gesù, sorelle missionarie dell’amore di Cristo) dedite all’attività educativa o assistenziale.
Vi sono anche confraternite, associazioni e movimenti ecclesiali (scout, Comunione e liberazione, terziari francescani, gruppi di preghiera), un consultorio, il Movimento per la vita e un centro di recupero di tossicodipendenti.
Non mancano sacerdoti, religiosi e religiose sparsi in quattro continenti, con particolare aggregazione dei cappuccini in Etiopia, delle clarisse in Argentina e delle convittrici del Buon Gesù nelle Filippine.
La diocesi di San Severino originariamente era una sede episcopale dei primi secoli del cristianesimo, di cui si ricorda e venera un vescovo santo, Severino.
Distrutta dalle invasioni barbariche del VI . e per questo affidata per un millennio al vescovo di Camerino, ricostituita autonoma da Sisto V il 26 novembre 1586, è stata di nuovo unita a Camerino il 30 settembre 1986.
Nei quattro secoli di vita è stata guidata da ventiquattro vescovi – il primo fu Orazio Marziario (1586-1607) –, che hanno avuto anche pubblico riconoscimento civile, cosicché tutti meritano ricordo e gratitudine.
Alcuni, in particolare, diedero eroica testimonianza di fedeltà alla Santa Sede: Angelo Antonio Anselmi (1792-1816), esiliato a Como dal 1808 al 1813 per il rifiuto del giuramento al governo napoleonico; Giacomo Ranghiasci (1816-1838), restauratore della diocesi disastrata dalla bufera napoleonica; Francesco Mazzuoli (1846-1888), che con tanta saggezza e coraggio ha guidato la Chiesa nel periodo del risorgimento; Giosuè Bicchi (1895-1913); Vincenzo Migliorelli (1928-1930), che non ebbe l’approvazione del governo fascista.
Tra tutti resta nel cuore dei sanseverinati il vescovo Bruno Fratteggiani (1979-1986), che con amabilità e comprensione aiutò ad accettare la fusione delle due diocesi.
Malgrado tanti smembramenti, l’arcidiocesi di Camerino con i suoi 1080 km2 resta una delle diocesi più estese delle Marche (seconda solo a Fermo) e, nonostante lo spopolamento della montagna, è quinta per abitanti dopo Fermo, Ascoli, Ancona e Senigallia.
Conta 95 parrocchie, divise in 25 vicariati foranei; comprende 29 comuni in provincia di Macerata, due e parte di altri tre in provincia di Ancona.
Chiese, oratori e cappelle sono circa 500.
Nel Rinascimento si affermarono per originalità, in rapporto all’arte italiana, tre importanti scuole pittoriche – camerinese, fabrianese e sanseverinate –, espressione di una viva religiosità popolare.
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Diocesi di Camerino - San Severino Marche
Chiesa della Santissima Annunziata
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La facciata della cattedrale della Santissima Annunziata a Camerino -
Il polittico del duomo di Camerino, opera di Carlo Crivelli 1490 ca. -
Veduta dell’aula dall’ingresso -
Il presbiterio
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.