Della richiesta della città di Caltagirone di ottenere la sede vescovile si hanno notizie fin dal 1582, reiterate nei primi decenni del Seicento. Le condizioni divennero favorevoli con l’istanza del Parlamento siciliano, nel 1778, di aumentare le sedi vescovili dell’isola. Per il privilegio della legazia apostolica fu il sovrano, Ferdinando III, a presentare al papa la petizione per una sede vescovile anche a Caltagirone, oltre a Nicosia e Piazza Armerina. Il 12 settembre 1816 Pio VII emanò la bolla Romanus Pontifex, con cui istituì la diocesi di Caltagirone. La bolla ricevette l’exequatur governativo il 28 marzo 1817 e fu resa esecutiva l’11 gennaio 1818 dall’arcivescovo di Monreale, Domenico Benedetto Balsamo, in qualità di delegato apostolico. Suffraganea dell’arcidiocesi di Monreale, acquisì la definitiva fisionomia territoriale solo a seguito della fondazione di altre nuove diocesi nel 1844. Ne fanno parte i comuni di Castel di Judica, Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarrone, Militello, Mineo, Mirabella, Palagonia, Raddusa, Ramacca, San Cono, San Michele di Ganzaria, Scordia, Vizzini. Del periodo precedente vanno ricordate almeno alcune personalità come Bonaventura Secusio (1558-1618). generale dei minori osservanti e vescovo di Patti, poi di Messina e Catania, Innocenzo Marcinò da Caltagirone (1589-1655), generale dei cappuccini, i francescani osservanti Antonino da Militello (†1683), Tommaso da Caltagirone (1671), missionari in Terra Santa, e Cherubino da Caltagirone, missionario in Africa settentrionale, dove fu bruciato vivo (1637), i gesuiti Niccolò Longobardo (1565-1655) di Caltagirone e Ludovico Buglio (1606-1681) di Mineo, missionari in Cina. Qualche decennio dopo la fondazione, grazie all’opera dei primi vescovi (Gaetano Trigona, 1818-1833; Benedetto Denti, 1833-1853; Giuseppe Maniscalco, 1854- 1855), la nuova diocesi sembrava ormai ben organizzata, al punto che il vescovo Luigi Natoli (1858-1867), ad appena un anno dalla sua nomina, nella relazione ad limina asseriva che «sebbene di recente erezione », racchiudeva «tutto quanto può desiderarsi in una ben ordinata diocesi». Filoborbonico e intransigente, per il biennio 1860-1861 Natoli venne costretto ad allontanarsi dalla diocesi e a vivere a Messina. Rientrato, si dedicò a sostenere la fede e la religiosità del popolo, promuovendo un’intensa predicazione, celebrazioni, e promozione di devozioni. Venne incontro alle molteplici necessità del popolo con una generosa carità. Trasferito Natoli alla sede di Messina, la diocesi rimase sede vacante per cinque anni, a causa delle note difficoltà di rapporto tra Chiesa e Stato, e venne amministrata dal vicario capitolare Filippo Interlandi fino al 1872, quando fu nominato Antonino Morana (1872-1879). Le due visite pastorali da lui tenute furono occasione privilegiata per corsi di esercizi spirituali al clero e al popolo, la promozione di associazioni laicali e di consigli di amministrazione per la gestione di beni ecclesiastici. Il buon andamento della vita diocesana si incrinò con il successore, Giovanni Battista Buongiorno (1879-1885), trasferito da Trapani, che la Santa Sede dovette invitare a rassegnare le dimissioni per difficoltà di rapporto con il clero e le autorità cittadine. Seguirono due anni di amministrazione apostolica, affidata a Giuseppe Benedetto Dusmet, arcivescovo di Catania. Il 6 maggio 1886 Dusmet informava Leone XIII di aver portato a compimento il mandato affidatogli: pacificare gli animi e ottenere dall’autorità municipale gli immobili da destinare a palazzo vescovile e seminario. Propose, inoltre, la traslazione del vescovo di Piazza Armerina, Saverio Gerbino (1887-1898), che proveniva dal clero diocesano di Caltagirone ed era stato promosso all’episcopato nel 1872. Questi tenne quattro visite pastorali e nel 1894 celebrò il primo sinodo diocesano, superando così la normativa ancora in vigore del sinodo siracusano del 1727. Riorganizzò il seminario e particolare sollecitudine ebbe per le problematiche sociali, favorendo la formazione e la prima attività in diocesi di Luigi Sturzo. Sulla scia di Gerbino si mosse il successore Damaso Pio De Bono (1898-1925). Provvide a organizzare la catechesi, chiamò in diocesi alcune famiglie religiose di recente fondazione al fine di incrementare la pastorale giovanile, nel 1905 accolse in diocesi un gruppo di preti della missione, esuli dalla Francia, affidando loro il seminario; istituì l’unione popolare dei cattolici per unificare l’impegno sociale di preti e laici; grazie alla collaborazione con l’amministrazione municipale, retta nei primi anni del suo episcopato da Luigi Sturzo, poté realizzare diverse opere in favore della città, superare le controversie di patronato laicale, ottenere definitivamente i locali per episcopio, curia e seminario. Due eventi, tra gli altri, vennero celebrati con particolare solennità: il cinquantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata e, a maggio del 1913, l’incoronazione della Madonna di Conadomini, patrona di Caltagirone. Dopo le sue dimissioni dal governo pastorale, la diocesi venne governata per due anni dall’arcivescovo di Siracusa, il milanese Giacomo Carabelli, che influì sulla nomina del nuovo vescovo: il milanese Giovanni Bargiggia (1927-1937). Subito dopo la prima visita pastorale, nel 1933 volle celebrare il secondo sinodo diocesano e nel 1936 indisse una solenne missione popolare affidandola a tre vescovi: Ettore Baranzini di Siracusa, Giovanni Iacono di Caltanissetta e Antonio Maniero di Patti. Dispose la celebrazione del congresso catechistico diocesano (1936), del II congresso eucaristico regionale (1937); tenne esercizi spirituali per il clero e ne promosse i rapporti personali; favorì opere di beneficenza e di formazione dei giovani; stabilì pure che, sul modello di quelle nazionali, si tenessero le settimane sociali. Il successore, Pietro Capizzi (1937-1960), istituì diverse nuove parrocchie, rinnovò la pastorale centrandola sulla catechesi e l’Azione cattolica, la capillare formazione cristiana nelle zone rurali, affidandola soprattutto alla rivitalizzata congregazione sacerdotale dei santi Pietro e Paolo. Per cinque volte compì la visita pastorale, indisse le missioni popolari nella Quaresima 1947 e due anni dopo la peregrinazione diocesana dell’effigie della Madonna del Ponte, conclusasi il 19 giugno 1949 con la celebrazione del congresso eucaristico-mariano alla presenza dell’episcopato siculo. Dal 1960 a oggi il cammino della diocesi è stato segnato dalle direttive pastorali dei vescovi Francesco Fasola (1960-1963), Carmelo Canzonieri (1963-1983), Vittorio Mondello (1983- 1990), Vincenzo Manzella (1991-). In meno di due secoli, oltre a Luigi Sturzo, da Caltagirone sono venuti quattro vescovi: Gerbino; i fratelli Blandini, Giovanni (Noto) e Gaetano (Agrigento); Mario Sturzo (Piazza Armerina).
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