Centro politico-religioso, appartenne sotto i longobardi al Ducato di Spoleto e divenne, nel XII sec., feudo principale dei conti d’Aprutio. Atri, nella lotta tra gli svevi e il papato, si schierò prontamente dalla parte di quest’ultimo e ottenne dal legato pontificio cardinal Pietro Capoccio, il 1° aprile 1251, con la bolla Solet s. mater Ecclesia, la dignità di sede vescovile separata da ogni giurisdizione della chiesa di Penne e l’autonomia comunale con il potere di eleggere il podestà e di redigere statuti. Alla nuova diocesi venne assegnato un territorio che si estendeva dal fiume Tronto al fiume Fino. Il 3 marzo del 1252 papa Innocenzo IV, con la bolla Licet ea quae de mandato nostro fiunt, elevò la basilica di Santa Maria a cattedrale, unì la diocesi di Atri aeque principaliter alla diocesi di Penne e stabilì che il vescovo si denominasse di Atri e di Penne quando avesse dimorato in Atri, di Penne e di Atri quando si fosse trattenuto in Penne. Il comune era tenuto a provvedere alle necessità del vescovo e dei legati della Santa Sede. I futuri vescovi dovevano inoltre essere eletti dai due capitoli riuniti alternativamente nelle due città e il numero dei canonici doveva essere di venti, stabilendo in tal modo la parità degli elettori. Dal 1395 Atri fu riconosciuta formalmente quale ducato sotto la signoria di Andrea Matteo Acquaviva. Tale dinastia, presente sul territorio già dal 1195, legò la sua storia a quella della città sino al 1757, con la morte dell’ultima duchessa Isabella. Dal 1352 è attestato il culto di santa Reparata, patrona dell’antica diocesi e attualmente compatrona della diocesi unita Teramo-Atri. Di santa Reparata, vergine e martire di Cesarea di Palestina, caduta, secondo la tradizione, sotto la persecuzione di Decio, si trova menzione per la prima volta nel IX sec., nel Martirologio di Beda (BAV, Palatino Latino 833). Il 1° giugno 1526 Clemente VII, con la bolla Super universas Ecclesias, rese le diocesi di Penne e Atri suffraganee di Chieti, ma Paolo III, con la bolla Inter caetera del 18 luglio del 1539, le ricondusse alla condizione previa. Durante il periodo post-tridentino erano presenti sul territorio otto conventi (minori conventuali fondati nel XIII sec; domenicani, celestini, agostiniani scalzi e calceati, minori osservanti, nel 1445; cappuccini, nel 1570; minimi, casa di probazione dei gesuiti, nel 1606), due monasteri (cisterciensi e clarisse, nel XIII sec.), sette confraternite (Santissimo Sacramento, Rosario, Santa Maria delle Grazie, Assunzione, Stimmate di san Francesco, Cinturiati, Suffragio), un monte di pietà e un ospedale dei pellegrini (XIII sec.) che fu dismesso e divenne sede del collegio dei gesuiti, fondato da Claudio Acquaviva per la formazione dei sacerdoti ma anche dei laici, esponenti della classe dirigente, sino alla soppressione della Compagnia di Gesù, quando ritornò in possesso del comune che lo trasformò in orfanotrofio maschile. Tra i religiosi degni di menzione si ricordano: Francesco Ronci di Atri, primo abate generale dell’ordine dei celestini; il gesuita Claudio Acquaviva, quinto generale della Compagnia di Gesù e suo nipote il beato Rodolfo, missionario e martire in India nel 1583. Pio XII, con la costituzione apostolica Diocesium circumscriptiones del 1° luglio 1949, disgiunse la diocesi di Atri da quella di Penne e la unì, aeque principaliter, alla diocesi di Teramo. Il 30 settembre 1986 la Congregazione per i vescovi decretò la piena unione tra le due diocesi con la denominazione: diocesi Aprutina-Atriana. Nel periodo in cui la diocesi di Atri fu unita a Penne annoverò cinquantacinque vescovi, dei quali degni di menzione sono: Antonio Probi (1462-1482), ambasciatore di pace a Venezia e in Ungheria; Battista Valentini (1503-1513), insigne umanista e docente presso le università di Firenze e di Siena, che figura anche tra i partecipanti al concilio Lateranense V; Giacomo Guidi (1561-1566), redattore di alcuni decreti del concilio di Trento; Paolo Odescalchi (1566- 1572), fautore dell’erezione del palazzo vescovile e del seminario, che celebrò il sinodo del 1571; Gaspare Burgi (1657-1661), che indisse il sinodo del 1661; Giuseppe Spinucci (1668-1695) che fondò il monte di pietà e celebrò il sinodo del 1681; Domenico Ricciardone (1818-1845), che restaurò la cattedrale arricchendola di opere pregevoli; Vincenzo D’Alfonso (1847- 1880), che restaurò il seminario e il palazzo vescovile e partecipò al concilio Vaticano I. Atri è uno scrigno con eminenti testimonianze di arte sacra, tra cui la basilica concattedrale Santa Maria Assunta (inizi XIV sec.); la chiesa di San Nicola (1256); la chiesa di Sant’Andrea apostolo (inizi XIV sec.); la chiesa di San Francesco (XIII-XVIII sec.); la chiesa di San Giovanni Battista (inizi XIV sec.); la chiesa di Sant’Agostino (XIV sec.).