Diocesi storica di Bobbio
STORIA
I - L’istituzione della diocesi
La diocesi fu eretta nel 1014 per iniziativa di Enrico II.L’ultimo imperatore sassone, con il consenso dei vescovi della provincia ecclesiastica – «communi consilio et licentia comprovincialium episcoporum» (Thietmaro di Merseburg) –, concesse la dignità episcopale all’abate del monastero di San Colombano: il vescovato bobbiese sorse in stretta connessione con il prestigioso cenobio, dando origine a una singolare simbiosi monastico-vescovile.
Pietroaldo, abate del monastero prima del 1014, con ogni probabilità fu il primo vescovo della sede appenninica.
Il conferimento della dignità episcopale all’abate fu superato in breve tempo.
A partire dal terzo decennio e fino al termine dell’XI . i vescovi che si succedettero nel piccolo centro della val Trebbia non sembrano più coincidere con gli abati del monastero.
Dalla fine del terzo e fino all’inizio del quinto decennio del XII . le dignità episcopale e abbaziale furono di nuovo assunte, per l’ultima volta, da una stessa persona (Simeone).
Sulla base della documentazione disponibile non si può giungere a conclusioni sicure sull’identità dei «comprovinciales episcopi » con il cui consenso nacque la nuova diocesi – forse i vescovi della provincia di Ravenna con i quali l’imperatore si era incontrato all’inizio del 1014.
Per conseguenza non si conosce di preciso come il nuovo vescovato si inserisca nelle circoscrizioni metropolitane nel corso dell’XI . Il riferimento all’arcidiocesi di Milano, che appare verosimile alcuni decenni dopo, non può essere acriticamente esteso alle origini della diocesi bobbiese.
Nel 1133 Innocenzo II costituì la circoscrizione ecclesiastica di Genova, comprendente anche la diocesi di Bobbio.
I beni destinati alla dotazione del nuovo vescovato furono prelevati dal patrimonio del monastero di San Colombano, e la chiesa assegnata per divenire la cattedrale fu una chiesa dedicata alla vergine Madre di Dio e a san Pietro, situata fuori del recinto monastico.
La prima attestazione di una base patrimoniale del vescovato autonoma dall’abbazia risale al terzo decennio dell’XI sec., al momento in cui nel piccolo centro appenninico i vertici delle due istituzioni si distinguono.
Corrado II con diploma del 23 ottobre 1027 donò alla cattedrale ciò che era necessario per la celebrazione del culto, e insieme confermò l’attribuzione di complessi fondiari contenuti in due carte di donazione dei vescovi Attone e Sigefredo – secondo e terzo della serie bobbiese –, già di proprietà del monastero di San Colombano (la divisione dei beni non era ancora completa).
Una nuova cattedrale fu costruita nei primi anni del settimo decennio dell’XI secolo, nella posizione attuale.
II - Il territorio diocesano
L’abate, insignito della dignità episcopale, si trovava a soprintendere con nuove competenze alla rete di luoghi di culto che il monastero possedeva presso i principali complessi fondiari (quale autorità vescovile abbia potuto effettivamente esercitare su chiese lontane, disperse nel territorio di altre diocesi, non è possibile conoscere per la mancanza di materiale documentario).Verosimilmente dopo l’attribuzione al vescovato di una base patrimoniale autonoma dall’abbazia – è difficile stabilire quando si giunse alla completa divisio bonorum e alla piena autonomia tra i due enti; forse nel settimo decennio dell’XI . – la nuova diocesi amministrava il sistema delle chiese, prima dipendenti dall’abbazia, nell’area dell’Appennino in cui oggi si incontrano i territori regionali di Lombardia, Emilia, Liguria.
Questa zona nella parte orientale era costituita dalla media val Trebbia, nella parte occidentale comprendeva il tratto superiore delle valli del Tidone, della Staffora e dell’affluente Nizza, e nella parte meridionale il tratto superiore delle valli dell’Aveto, dello Sturla e del Taro.
Nella regione qui delineata la distribuzione geografica delle chiese corrispondeva a quella dei beni un tempo amministrati dal monastero.
Maggiore era stata la presenza patrimoniale dell’abbazia (e più fitta la rete delle chiese) nell’area in prossimità di Bobbio e nelle valli a ovest del centro appenninico; lontani, isolati all’interno di altre diocesi i nuclei fondiari a sud della val Trebbia.
Per conseguenza il nuovo episcopium non disponeva di una circoscrizione territorialmente coerente, ma soprintendeva a una rete di chiese dispersa su un’area geografica molto vasta e che soltanto intorno a Bobbio era compatta.
Dal terzo decennio dell’XI . il vescovato bobbiese acquisiva nuovi edifici di culto nella parte periferica dell’area di maggiore addensamento dei beni fondiari del vescovato e dell’abbazia: là dove il nuovo episcopium si incontrava con le diocesi di Piacenza e Tortona, al confine tra le attuali province di Pavia e Piacenza, processi di dispersione di patrimoni di famiglie dell’aristocrazia laica offrirono l’opportunità di ottenere nuove chiese.
Nel XIV e XV . la giurisdizione ecclesiastica del vescovato di Bobbio – che coincideva con il patrimonio fondiario della mensa vescovile – comprendeva cinque pievi e ventuno chiese.
Tra il XVI e il XVII . il territorio rurale della diocesi bobbiese contava cinque arcipresbiterati, ventiquattro rettorie e due «annesse»; scarsamente abitato (9500 abitanti circa), raccoglieva pochi paesi e grande numero di abitazioni isolate («pastorum potius tuguria»): la popolazione inseguiva gli spazi coltivabili («incolae habent domos seu capannas [...] ubi reperitur aliqua pars terrae fructuosae») (cfr.
A.
Bulla 1995, 20).
Ai margini dei domini politici che vi confluivano – Ducato di Milano, Repubblica di Genova, Ducato di Parma e Piacenza –, fuori dai grandi assi di comunicazione carrabile e commerciale, il nucleo principale del territorio diocesano, irregolare, frastagliato, era stretto fra le diocesi di Tortona e di Piacenza.
Le enclaves nelle valli della Staffora, dell’Aveto, del Ceno, dello Sturla e nell’alta valle della Trebbia, erano incuneate nelle diocesi di Tortona, di Piacenza e di Genova (di Chiavari dal 1892).
La città episcopale – ripartita in due circoscrizioni parrocchiali, quella della cattedrale e quella della chiesa di San Colombano (i benedettini della congregazione di Santa Giustina esercitavano la cura d’anime tramite un sacerdote secolare «amovibile») – riuniva circa 320 fuochi e 900 anime da comunione.
Nella prima metà del XVIII . le parrocchie della città contavano insieme circa 1900 abitanti, il territorio rurale della diocesi raccoglieva 14.000 abitanti circa.
La diocesi appenninica, soppressa il 23 gennaio 1805 e incorporata a Casale Monferrato, fu nuovamente eretta il 17 luglio 1817 sotto il titolo della B.V.M.
Assunta e di san Pietro; contava adesso quarantaquattro parrocchie, che riunivano 23.500 abitanti circa (quattordici parrocchie appartenevano prima a Tortona, Caminata a Piacenza; Zavattarello, Valdinizza e Oramala, prima dipendenti dal vescovato di Bobbio, furono attribuite alla diocesi tortonese).
Nel 1986, quando fu unita all’arcidiocesi di Genova, la diocesi bobbiese raccoglieva 12.500 abitanti circa, distribuiti in settantuno parrocchie (nuove parrocchie erano state erette tra il 1722 e il 1957, altre, staccate da Tortona, erano state annesse a Bobbio nel 1952-1953).
Nel 1989 le parrocchie sul territorio che costituiva prima la diocesi di Bobbio furono separate dall’arcidiocesi di Genova- Bobbio e aggregate alla diocesi di Piacenza, eccetto le parrocchie dell’enclave nella valle dello Sturla (Borzonasca, Caregli e Brizzolara), che furono unite alla diocesi di Chiavari.
Bibliografia
Thietmaro di Merseburg, Chronicon (ed. I. M. Lappenberg), MGH, Scriptores, III 723-871;F. Savio, Gli antichi vescovi d’Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni. Il Piemonte, Torino 1898, 158-174;
F. Bonnard, Bobbio, DHGE IX, 1937, 275-284;
M. Tosi, I primi documenti dell’Archivio Capitolare di Bobbio (. IX-XII), «Archivum Bobiense», 1, 1979, 3-41;
A. Bulla, Le visite pastorali post-tridentine nella diocesi di Bobbio (1565- 1606), Pontificia Università Gregoriana, Tesi dottorale, Roma 1995, 16-23;
A. Piazza, Monastero e vescovado di Bobbio. Dalla fine del X agli inizi del XIII secolo, Spoleto 1997.
Diocesi di Bobbio
Chiesa di Santa Maria Assunta
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.