L’antichissima città irpino-romana di Conza, ai confini con la Lucania, con ogni verosimiglianza dovette ricevere la fede cristiana nel III-IV . e divenire sede vescovile in età costantiniana. Ma delle più remote memorie religiose di Conza, funestata a più riprese da rovinosissimi terremoti, non avanzano monumenti e documenti certi. Il primo vescovo conzano noto è infatti Lado, che intervenne nel 743 al concilio Romano di papa Zaccaria. Ma l’importanza strategica di Conza (a lungo disputata tra goti e bizantini prima, tra bizantini e longobardi poi, e infine tra longobardi e normanni) non fa dubitare dell’esistenza della cattedra vescovile almeno dal IV . Capoluogo di una vasta e importante contea longobarda, soggetta al Principato di Salerno, Conza assurse intorno al Mille ad arcidiocesi. Come e quando precisamente Conza sia ascesa al rango metropolitano è ignoto, ma ciò dovette sicuramente avvenire nella prima metà dell’XI . Nel 1098 Urbano II, pur riaffermando l’ormai solo teorica supremazia degli arcivescovi di Salerno sui vescovi di Conza e di Acerenza, riconobbe il fatto compiuto dell’elevazione alla dignità arcivescovile di questi ultimi, insigniti persino dell’onorifica dignità primaziale. La vasta arcidiocesi di Conza – oltre ad avere giurisdizione diretta su ventiquattro centri abitati tra Irpinia, Salernitano e Lucania –, divenne così la quattordicesima provincia ecclesiastica d’Italia, avente per diocesi suffraganee Sant’Angelo dei Lombardi, Bisaccia, Lacedonia, Monteverde, Satriano e Muro Lucano. Nel XII sec., tra il 1160 circa e il 1181, la Chiesa conzana fu illustrata dal governo pastorale del santo arcivescovo Erberto, probabilmente di stirpe normanna, come sembrano indicare il nome e il grande prestigio che godette presso i feudatari e i funzionari del regno degli Altavilla. Ma la decadenza di Conza fu irrimediabilmente segnata dai devastanti sismi che più volte la rasero al suolo nel corso della sua storia millenaria. Il terremoto del 990, durante il quale perì anche il vescovo, le diede il primo grave colpo, che si rinnovò nel 1456, 1466, 1561, 1694, 1702, 1732, 1930 e 1980, per ricordare solo i maggiori. Già alla fine del Medioevo la città appariva spopolata e immiserita, riducendosi nel corso dell’età moderna a un piccolo borgo di meno di un migliaio di abitanti. Gli stessi arcivescovi finirono – in epoca imprecisata, ma probabilmente già nel XIV-XV . – con l’abbandonare l’antica sede, fissandola in vari luoghi dell’arcidiocesi (Calitri, Santomenna) e stabilendola infine definitivamente nel castello- episcopio di Sant’Andrea di Conza, feudo della mensa arcivescovile, con l’annessa concattedrale di San Michele, a pochi chilometri dalla decaduta città, detentrice ormai solo nominale del titolo arcivescovile. Completamente rasa al suolo dal terremoto del 23 novembre 1980, Conza non è infatti più risorta, per ragioni geologiche, nel suo antico sito, ma più a valle, lungo l’Ofanto.