Diocesi storica di Veroli
STORIA
II - L’età medievale
A metà del IX sec. fu trasferito in città da Fondi il corpo del martire san Magno che tuttavia, quando pure Veroli cadde in mano ai saraceni (877), venne definitivamente riscattato dagli abitanti di Anagni.Nel 965-966 papa Giovanni XIII fu esiliato nella rocca cittadina di San Leucio.
L’interesse del papato riformatore per quest’area ai confini con il regno normanno è testimoniato dal tentativo di Urbano II di rafforzare la diocesi accorpandola a quella di Alatri (1094); la successiva conferma dell’assetto ecclesiastico verolano (1097) rivela però la velleità del progetto, reiterato senza successo anche da Pasquale II, che intorno al 1110 affidò entrambe le diocesi a Berardo vescovo dei Marsi.
Veroli costituì uno dei capisaldi del papato contro gli imperatori svevi; qui trovarono riparo Alessandro III (1170-1173) e Lucio III (1183), mentre Onorio III vi incontrò Federico II (1222).
Questa ripetuta presenza influenzò le nomine episcopali: così per Fromondo (1160-1181), già abate di Casamari, vescovo per volere di Alessandro III.
Nel 1252 Innocenzo IV compose a favore del capitolo della cattedrale i contrasti sorti circa i diritti d’elezione vescovile con il clero cittadino.
Intanto, la fondazione di un convento agostiniano (ante 1290) disciplinava quell’eremitismo che aveva caratterizzato il territorio dal X-XI sec. La nomina a podestà del cardinale Benedetto Caetani (poi Bonifacio VIII) alla fine del XIII sec. riaffermò l’alleanza tra Chiesa e comune, dimostrando altresì il potere raggiunto dalla famiglia baronale.
La guerra bonifaciana segnò la decadenza di Veroli, aggravata dal terremoto del 1349 che la danneggiò notevolmente: furono colpite anche l’appena ultimata (1317) chiesa di Santa Salome che, ricostruita e consacrata nel 1449, deve il suo attuale aspetto a restauri settecenteschi, e la cattedrale di Sant’Andrea, riedificata durante l’episcopato di Adiutorio (1331-1355) e ristrutturata nel XVII-XVIII sec.. Dopo una parentesi scismatica, dal 1399 la città tornò all’obbedienza romana, meritando la benevolenza di Bonifacio IX; sebbene a caro prezzo – assedio di Ladislao d’Angiò (1406) – la fedeltà alla Chiesa fu più volte ribadita nel corso del XV sec. Nel territorio diocesano fiorirono importanti insediamenti monastici.
Attestazioni tardive fanno risalire l’erezione del cenobio verolano di Sant’Erasmo a san Benedetto (529); passato ai canonici regolari, fu ampliato tra XI e XII sec., mentre la sua chiesa divenne collegiata durante la dimora in città di Alessandro III.
Maggiore rilievo ha l’abbazia di Casamari, fondata verso il 1035 presso Cereatae Marianae, già patria di Caio Mario.
Tra il 1149 e il 1151 Eugenio III introdusse la riforma cisterciense nel primitivo monastero benedettino, che agli inizi del XIII sec. venne ricostruito secondo i canoni architettonici dell’ordine.
Attraverso le sue filiazioni, Casamari ebbe un ruolo centrale nella diffusione del monachesimo cisterciense nel Mezzogiorno; poi, con l’introduzione della commenda (1430 ca), decadde progressivamente: affidata ai trappisti (1717), fu depredata (1799) e poi colpita dalla soppressione napoleonica (1811- 1814).
All’abolizione del regime commendatizio con Pio IX (1850) seguirono un nuovo saccheggio (1861) e le leggi eversive del governo italiano che, peraltro, nel 1874 la dichiarò monumento nazionale.
Abbandonate le consuetudini della Trappa, Casamari con le sue dipendenze fu eretta congregazione monastica e aggregata all’ordine cisterciense della comune osservanza (1929); oggi estende la propria giurisdizione su diciotto case in Italia, Stati Uniti, Brasile, Eritrea, Etiopia.
III - Dal concilio di Trento all’invasionenapoleonica
L’episcopato di Ennio Filonardi (1503-1546) segnò l’ascesa della casata di Boville Ernica, che nel XVI-XVII sec. diede diversi vescovi alle diocesi laziali; cardinale di spicco nella curia, egli tenne a lungo la cattedra verolana per poi lasciarla al nipote Antonio Filonardi (1546-1560).Per intercessione della santa patrona, la città sarebbe stata prodigiosamente salvata dall’assedio del duca d’Alba nel 1555-1556; da allora nella cattedrale si conserva il cosiddetto «tesoro di Casamari», affidato in custodia ai canonici di Sant’Andrea e mai più restituito all’abbazia.
L’indizione del primo sinodo seguì il ritorno da Trento del vescovo Benedetto Salino (1560-1567), mentre le visite pastorali datano dal 1581; benché istituito nel 1611, il seminario fu invece aperto solo nel 1652.
All’epoca la giurisdizione episcopale si estendeva su tredici centri con trentuno parrocchie, per un totale di circa 15.000 abitanti.
La fine del XVIII sec. e gli inizi del successivo furono caratterizzati dal lungo episcopato di Antonio Rossi (1786-1811).
Preceduto da una serie di «miracoli mariani» che nel 1796-1797 investì tutta la diocesi, l’avvento della repubblica fu duramente contrastato a Veroli e, nella violenta insorgenza del 1798, ebbero parte attiva anche vari sacerdoti; in quelle difficili circostanze Rossi esercitò un’intensa opera di mediazione, che agli occhi dei reazionari fu tuttavia vanificata dal suo giuramento di fedeltà a Napoleone.
IV - Dalla Restaurazione all’unione diocesana - Al «vile» vescovo Rossi fu chiamato a succedere Francesco Maria Cipriani (1814-1843), reduce dall’esilio per la sua fedeltà alla Sede apostolica; la nomina fugò il timore che, approfittando della vacanza episcopale, la sede diocesana potesse essere trasferita a Frosinone.
La scelta di Gregorio XVI di non visitare Veroli nel suo viaggio nella delegazione apostolica del 1843 fu probabilmente dettata dall’atteggiamento della città nelle recenti vicende politiche.
In effetti, l’influenza riformista rimase forte in diocesi e dopo la partenza di Pio IX per Gaeta le posizioni liberali assunte dallo stesso clero verolano indussero il vescovo Mariano Venturi (1844-1854) a rifugiarsi nel Regno delle Due Sicilie.
Malgrado l’impegno rappacificatore di Fortunato Maurizi (1857- 1868), che nel 1863 accompagnò Pio IX in visita alla diocesi, i vecchi attriti riemersero con il Regno d’Italia: l’acme fu raggiunto nel 1877 con l’arresto del vescovo Giovanni Battista Maneschi (1868-1891), colpevole d’aver organizzato la processione del Corpus Domini.
Dal 1921 passò sotto la giurisdizione verolana il territorio di Vallecorsa, fino ad allora nell’arcidiocesi di Gaeta.
L’ascesa del fascismo non compromise il tradizionale ruolo di riferimento assolto dalla Chiesa specie nel mondo rurale: questo andò anzi rinsaldandosi con l’avvicinarsi del fronte (1943-1944) che arrecò gravi danni a vari centri della diocesi.
Il 29 febbraio 1956, all’antico titolo di Veroli fu unito anche quello di Frosinone; infine, con l’aggregazione della Chiesa ferentinate il 30 settembre 1986, la diocesi ha assunto l’attuale configurazione e la denominazione di Frosinone-Veroli-Ferentino.
Bibliografia
G. De Mattheis, Saggio istorico sull’antichissima città di Frosinone nella Campagna di Roma, Roma 1816;P. Pellisieri, De Frusinonis antiquitate, a c. di G. Sperduti, Casamari 1990;
M. Stirpe, Verulana civitas. Ricerche storiche, Anagni 1997;
M. Stirpe, Verulana Ecclesia. Ricerche storiche, Anagni 2001.
Diocesi di Veroli
Chiesa di Sant'Andrea Apostolo
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.