Sorto con le caratteristiche di un casale, tipico insediamento rurale e poi militare, il locus Tillizo (Terlizzi) prende vita all’inizio dell’VIII . nel contesto dell’espansione longobarda, collocandosi nel territorio giurisdizionale di Giovinazzo. A seguito della conquista normanna, Terlizzi (castrum, castellum Terlitii) entrò a far parte della contea di Giovinazzo (1066) e la sua importanza si accrebbe grazie alla benevolenza del suo signore, il conte Amico. Questi fece edificare la nuova chiesa matrice dedicata a san Michele, consacrata (settembre 1073) da Giacinto, vescovo di Giovinazzo (1063- 1073), dal quale ottenne la conferma del privilegium exemptionis concesso dal predecessore Grimaldo (1022-1038) in occasione della consacrazione della prima chiesa matrice (1038). A capo di essa e del clero locale comparve un arciprete, al quale si accostarono altre dignità e, ben presto, un collegio di canonici. Accanto alla chiesa matrice sorsero altri centri della vita religiosa, fra cui quelli dislocati nell’agro circostante: Santa Maria di Cesano (1040, benedettini) e Santa Maria di Sovereto (ante 1203, benedettini [?], poi templari [?], precettoria giovannita e infine santuario mariano cittadino). All’interno della città (già tale dal 1133, ma poco dopo compresa tra i feudi dei conti Basseneville di Conversano), durante l’età moderna si insediarono gli osservanti (Santa Maria la Nova, 1550), i cappuccini (Santa Maria delle Grazie, 1582) e le clarisse (Sant’Anna, 1673) mentre altre chiese e cappelle ospitarono le numerose confraternite. Tuttavia la storia ecclesiastico-istituzionale di Terlizzi, dal Medioevo all’età moderna, appare segnata dai conflitti giurisdizionali con i vescovi di Giovinazzo: mentre questi ultimi pretendevano di esercitare in pieno i propri diritti sull’intero territorio diocesano – e quindi anche sul clero e sulla popolazione di Terlizzi – il clero terlizzese difendeva i consolidati privilegi di esenzione dall’autorità degli ordinari giovinazzesi. Per altro, durante il XVII sec., Terlizzi vantava circa 6000 abitanti rispetto a Giovinazzo, in cui se ne contavano 4000 (anche le rendite della mensa vescovile calarono sensibilmente). Il plurisecolare e dispendioso contenzioso si concluse con l’iniziativa di Benedetto XIV, che decise di erigere canonicamente la diocesi di Terlizzi (26 novembre 1749) e la unì aeque principaliter a Giovinazzo (24 aprile 1752). Pertanto le rendite salirono a 2000 ducati e la tassa imposta da 44 a 72,1/72,2 fiorini. In conseguenza dell’erezione della cattedra episcopale, la figura e la potestà (quasi vescovile) dell’arciprete furono ridimensionate a quelle del curato dell’unica parrocchia cittadina (rimasta tale fino al XX sec.) e prima dignità del capitolo cattedrale fu l’arcidiacono. L’entusiasmo popolare per la felice soluzione delle antiche controversie provocò la vandalica demolizione (1782) della chiesa matrice tardoromanica, per far posto alla più ampia cattedrale neoclassica. Dopo il concordato del 1818, però, Pio VII soppresse le diocesi di Giovinazzo e di Terlizzi e le accorpò a Molfetta (27 giugno 1818). Successivamente Gregorio XVI ricostituì entrambe le diocesi e le unì aeque principaliter a Molfetta (4 marzo 1836), sede immediatamente soggetta alla Sede apostolica. Le diocesi tornarono a far parte della metropolia di Bari per disposizione di Giovanni Paolo II (20 ottobre 1980) e con la nomina di Antonio Bello (30 settembre 1982) furono unite in persona episcopi a Ruvo. La piena unificazione delle quattro diocesi (sancita dalla Congregazione per i vescovi il 30 settembre 1986) dette vita alla diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi.