Diócesis de Nardo' - Gallipoli
HISTORIA
I - Dalla prima evangelizzazione all’avvento dei normanni
Non è facile stabilire con sicurezza le tappe dell’evangelizzazione nel basso Salento, essendo troppo scarse le fonti a disposizione degli storici: se certe sembrano le attestazioni riguardanti le diocesi di Otranto, Lupiae e Gallipoli in epoca tardoantica, poco si sa della sede vescovile di Nardò.Eloquente la chiesetta di Santa Maria della Croce di Casaranello, i cui mosaici a motivi geometrici, datati alla metà del V sec., sono, nel basso Salento, la testimonianza monumentale più importante.
Le prime notizie relative alla presenza cristiana nel territorio che poi sarebbe appartenuto alla diocesi attestano che, attorno all’VIII sec., alcuni esuli iconoduli, in fuga dall’Oriente iconoclasta, sarebbero stati accolti con entusiasmo dalla comunità neretina; ai monaci basiliani papa Paolo I avrebbe assegnato nel 762 la sede episcopale, resasi vacante per la morte del vescovo locale; per motivi oscuri la diocesi sarebbe stata soppressa di lì a poco.
Non manca tra gli storici chi dubita della effettiva definizione territoriale della chiesa neretina in termini di diocesi già nell’VIII sec., propendendo invece per una presenza cristiana che si struttura attorno al monastero basiliano di Santa Maria de Nerito.
Sono della seconda metà dell’XI . i documenti, conservati nell’archivio diocesano, con i quali i normanni confermarono alla Chiesa di Nardò i diritti e i privilegi precedenti o donarono a essa pro anima diversi feudi fino a giungere alla sua definizione territoriale.
Dal monastero urbano dipendevano diverse abbazie inferiores, localizzate tutte nella zona ionica della penisola salentina, territorio nel quale l’abbazia centrale poteva esercitare la cura animarum e riscuotere le decime, nonostante la vicinanza della diocesi di Gallipoli, con cui non mancheranno contese, risolte definitivamente da papa Alessandro III nel 1174.
Il privilegio della diretta dipendenza della Chiesa neretina da Roma permise alla stessa di potersi incuneare all’interno di un’area culturalmente bizantina: è in questo quadro che si collocò, infatti, il passaggio nel 1090 del monastero basiliano ai benedettini, passaggio reso possibile da papa Urbano II in seguito alle richieste del conte di Nardò Goffredo il Normanno.
Cominciò quel graduale movimento di latinizzazione perseguito dai pontefici e attuato con l’ausilio dei normanni, che comunque ammisero la presenza di canonici accanto ai monaci benedettini.
II - Dallo scisma d’Occidente all’epoca tridentina
Segno della vitalità che seguì la crisi del XIII . è la fondazione (metà del Trecento) e il rapido sviluppo del monastero delle clarisse di Nardò a opera degli angioini, che rimase punto di riferimento anche negli anni in cui la stessa abbazia benedettina di Santa Maria de Nerito fu divisa tra le obbedienze urbanista e clementina.Il monastero francescano vide crescere proprio in quegli anni il proprio patrimonio immobiliare, come testimoniano i documenti d’archivio ivi custoditi.
L’amministrazione della Chiesa neretina a opera di monaci, basiliani prima e benedettini poi, terminò nel 1413, anno in cui Giovanni XXIII ristabilì la diocesi in seguito alle richieste di Ladislao di Durazzo, re di Napoli, e dell’abate Giovanni de Epifaniis, che sarà nominato primo vescovo della stessa.
Egli si troverà a governare una diocesi che conserva ancora all’inizio del XV . i segni delle matrici greca e latina.
Nella seconda metà del secolo, le visite pastorali dei vescovi de Pennis (1451-1484), de Justinis (1484-1491) e Setario (1491-1507), le prime di Terra d’Otranto, testimoniano proprio la permanenza di elementi culturali bizantini che perdurarono, anche in una società oramai volta a occidente: le sottoscrizioni in greco in alcuni documenti pubblici, i libri liturgici bizantini di Galatone, i codici copiati nello scriptorium neretino, l’impostazione di alcuni affreschi della cattedrale e di altri centri della diocesi e diverse testimonianze rupestri sparse nell’intero distretto diocesano sono i segnali a noi pervenuti di una civiltà profondamente radicata nel territorio.
Nel periodo che precedette immediatamente il concilio tridentino, la diocesi di Nardò fu retta da tre cardinali, i quali, non risiedendo in loco, non avevano a cuore il governo effettivo della stessa.
Sono però questi gli anni in cui Belisario Acquaviva d’Aragona, marchese di Nardò, fu insignito del titolo di duca, come segno della fedeltà sempre manifestata nei confronti della monarchia spagnola: Belisario riuscì a ottenere le sedi vescovili di Alessano e Lecce per il primogenito Giovanni Antonio e quella neretina per i figli Giacomo Antonio (1521-1532) e Giovan Battista (1536-1569).
Fu quest’ultimo a impegnarsi nell’attuazione delle direttive del concilio di Trento con la celebrazione di due sinodi: il primo verosimilmente negli anni in cui era ancora in corso l’assise conciliare tridentina, mentre l’altro nel 1565.
Fu evidentemente il secondo a segnare, almeno negli orientamenti, il passaggio della Chiesa neretina nel solco della nuova stagione ecclesiale: anche nelle frontiere estreme della cattolicità si va delineando all’orizzonte l’azione propria del vescovo in termini di cura pastorale della diocesi.
III - Dal concilio Tridentino all’unità d’Italia
I vescovi del XVI, XVII e XVIII . si caratterizzarono per l’intensa attività pastorale a favore della città di Nardò e della diocesi nella linea del Tridentino e del sinodo provinciale di Terra d’Otranto del 1567.Di provenienza prevalentemente campana e di origini nobili, essi visitarono più volte la diocesi e convocarono sinodi diocesani, cercando di uniformare l’esperienza di fede: in quegli anni, anche gli ultimi residui del rito greco furono definitivamente sostituiti da quello latino.
Fu potenziata la presenza di ordini religiosi: nell’intero distretto diocesano sono in tutto 3 i monasteri femminili (clarisse e carmelitane a Nardò, clarisse a Copertino) e 24 i conventi di francescani dei diversi rami, domenicani, carmelitani, agostiniani, minimi (7 a Nardò, 4 a Copertino, 3 a Galatone, 2 a Casarano, Parabita e Taviano, 1 a Matino, Racale, Seclì e Felline): grazie a loro fu assicurata ai fedeli la vita sacramentale.
Gradualmente si pose attenzione anche al problema della formazione del clero secolare, per cui nel 1674 venne fondato il seminario vescovile, intitolato a san Filippo Neri.
Sia a Nardò sia nei paesi della diocesi, testimone di questo fermento religioso fu il poderoso sviluppo dell’edilizia sacra, dalla costruzione di nuove chiese (si pensi alle pregevoli chiese barocche di Santa Teresa, di San Domenico, di San Giuseppe Patriarca, dell’Immacolata a Nardò e a quella del Crocifisso di Galatone) all’ampliamento e all’imbarocchimento delle antiche (la cattedrale di Nardò e diverse chiese matrici dei centri della diocesi) fino alla sistemazione dell’episcopio e del seminario.
Significativi furono gli episcopati di Ambrogio Salvio (1569-1577), Cesare Bovio (1577-1583), Fabio Fornari (1583- 1596), Girolamo de Franchis (1617-1634), Fabio Chigi (1635-1652) eletto pontefice col nome di Alessandro VII, Tommaso Brancaccio (1669-1677), Antonio Sanfelice (1708-1736) e Francesco Carafa (1736- 1754).
Si ricordi in particolare l’opera di ricerca storica promossa dal Sanfelice che recupera e trasmette con numerose epigrafi la memoria di fatti importanti per la storia della diocesi che altrimenti sarebbero andati irrimediabilmente perduti; a lui si deve anche la fondazione della biblioteca, il riordinamento di tanto materiale documentario, le numerose attività socio-assistenziali e, con l’ausilio del fratello architetto Ferdinando, il notevole incremento edilizio della città.
Durante il decennio della dominazione francese (1806-1815), un lungo periodo di vacanza, la soppressione di ben 25 conventi e la relativa confisca dei beni furono il segno delle tensioni tra Roma e i nuovi sovrani del Regno delle Due Sicilie.
Dopo il rientro dei Borbone, tornò la normalità fino a che, con i sussulti risorgimentali del 1860-1861, la situazione si complicò: il clero si ritrovò diviso sulle posizioni da prendere nei confronti dello Stato liberale; lo stesso vescovo Luigi Vetta, antiunitario convinto, fu perseguitato e arrestato; furono soppressi tutti i conventi, eccetto il monastero delle clarisse di Nardò.
IV - Dall’unità d’Italia al Vaticano II
All’inizio del XX sec., la chiesa neretina fu guidata da Giuseppe Ricciardi (1888- 1908), che tante energie spese per i restauri della cattedrale; quindi, da Nicola Giannattasio (1908-1926) che, nei difficili anni della guerra mondiale, indirizzò al popolo della diocesi la lettera pastorale La guerra e la teologia cattolica.Dal punto di vista prettamente pastorale, negli anni a cavallo tra le due guerre mondiali anche a Nardò il laicato cattolico si organizzò nell’Azione cattolica, avendo come guide le nuove figure di sacerdoti formati alla cura d’anime nel seminario regionale di Molfetta.
Parte nel 1935 la serie del «Bollettino diocesano».
Nel secondo dopoguerra, spicca la figura di Corrado Ursi (1951-1961), poi cardinale di Napoli, che negli anni precedenti il Vaticano II seppe dare nuovo impulso alle vocazioni sacerdotali e all’Azione cattolica e si adoperò per la celebrazione nel 1954 di un sinodo diocesano.
Con i suoi successori, Antonio Rosario Mennonna (1962-1983) e Aldo Garzia (1983-1994), primo vescovo della nuova diocesi di Nardò- Gallipoli, si procedette alla ricezione diocesana del Vaticano II per mezzo di convegni pastorali tematici che coordinavano il lavoro delle singole comunità parrocchiali.
In questi decenni inoltre venne riorganizzata la curia diocesana e furono create nuove parrocchie nelle periferie di molti centri della diocesi.
È originario della diocesi san Giuseppe da Copertino (1603-1663), francescano conventuale che, avversato dai suoi stessi superiori per via delle sue frequenti estasi, conservò sempre umiltà e obbedienza.
Canonizzato nel 1753, il suo corpo è venerato a Osimo.
Altri tre servi di Dio nativi della diocesi sono fra Silvestro Calia, minore riformato di Copertino (1581-1621); suor Chiara Isabella D’Amato, clarissa originaria di Seclì (1618-1693); don Quintino Sicuro (1920-1968), oriundo di Melissano, sacerdote ed eremita sul monte Fumaiolo, dopo essere stato vicebrigadiere nella Guardia di Finanza.
Bibliografía
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Diócesis de Nardo' - Gallipoli
Chiesa di Maria Santissima Assunta
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La facciata della cattedrale di Maria Santissima Assunta a Nardo’ -
Veduta dell’aula dall’ingresso -
Crocefisso ligneo del XIII sec. -
L’altare maggiore -
Il catino absidale affrescato agli inizi del XX sec. -
Veduta dell’aula dal presbiterio
Diócesis
FUENTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.