Diócesis histórica de Marsico Nuovo
HISTORIA
I - Le origini
Il territorio della diocesi di Marsico Nuovo gravita sull’alta val d’Agri ed è compreso tra la valle del Melandro e il vallo di Diano.Era attraversato dalla via Herculia, lungo la quale avvenne la primitiva evangelizzazione delle genti lucane; fu interessato, al tempo delle chiese paleocristiane, dalle diocesi di Consilinum o Marcellianum e di Grumentum, costituendo quest’ultima una probabile quarta circoscrizione ecclesiastica al tempo di Gelasio I (494).
Ed è proprio dall’antichissima diocesi di Grumento, il cui primo vescovo Sempronio Attone, detto Grumentino, fu ordinato da san Damaso Papa nel 370, che secondo alcuni parte, e con essa si intreccia, la storia delle origini della Chiesa marsicense.
Gli studiosi sono, però, propensi a fissare le origini vere della diocesi tra il 1051 e il 1058 con la traslazione del titolo da Grumentum a Marsico Nuovo, in seguito alla distruzione dell’antica città romana a opera dei saraceni.
La nuova sede di Marsico fu assegnata come suffraganea alla metropolia di Salerno con bolla di Stefano IX del 24 marzo 1058, inviata all’arcivescovo Alfano di questa città.
A essa furono inizialmente attribuiti solo quattro paesi: Marsico Nuovo, Sasso di Castalda, Marsico Vetere e Bizano (Viggiano).
Mettendo da parte vantate primogeniture e le diatribe con il clero di Saponara (la nuova Grumento), che non accettava alcuna subordinazione alla sede di Marsico, il territorio vanta la presenza di due illustri e venerati protomartiri: san Laverio (anche Laviero) e san Gianuario.
Il primo, un martire «tutto lucano» perché venerato in molti paesi della Basilicata, e quasi esclusivamente in essi, soffrì il martirio all’epoca di Costantino Magno a Grumento, alla confluenza dei fiumi Agri e Sciaura, dove venne eretta una chiesa poi distrutta dai saraceni.
La tradizione vuole le sue reliquie presenti in vari paesi lucani (Grumento, Acerenza, Tito, Satriano).
Il secondo, invece, è anche patrono di Marsico e la sua festa si celebra il 26 agosto, giorno del suo martirio.
Secondo la leggenda, Gianuario, vescovo di Cartagine, nel III . avrebbe per primo portato il cristianesimo a Marsico.
Recatosi a Potenza, sulla via del ritorno a Marsico sarebbe stato decapitato nel bosco dell’Arioso per ordine del preside Leonzio nell’anno 282.
Il suo corpo, nascosto in un anfratto e, dopo un sogno rivelatore, trasferito nella chiesa del monastero di Santo Stefano, fu definitivamente riesumato nel 1827 dal vescovo Marolda e riportato a Marsico.
II - Dal Medioevo al concilio di Trento
Sul territorio della val d’Agri dove sorge la civitas di Marsico, si è avuta la presenza di bizantini, longobardi, normanni, svevi, angioini, aragonesi, per finire alla dominazione spagnola, agli inizi del XV . Intorno alla metà del X . Marsico è un centro politico-amministrativo di una certa rilevanza che faceva capo direttamente al principe di Salerno.L’arrivo dei normanni non sconvolse l’organizzazione amministrativa, tanto che la contea normanna ricalcava i confini del comitatus longobardo.
A questo periodo risale la costruzione della cattedrale dedicata inizialmente a san Giorgio, ma edificata anche «in onore di Dio e della Santa Maria Vergine», come recita un’antica iscrizione collocata al suo interno.
Le varie fonti concordano nell’affermare che l’anno di costruzione risale al 1131, sotto il vescovo Enrico e il conte di Marsico Goffredo.
Nel campo religioso i normanni promossero la presenza benedettina, anche per l’operosità che caratterizzava questi monaci.
La badia di Cava marcò la sua presenza con la creazione di priorati, chiese e abbazie: si ricordano il priorato di San Giovanni di Marsicovetere, la badia di Santo Stefano di Marsico (ora chiesa di San Gianuario), la chiesa di San Marco nel territorio di Sasso di Castalda, il feudo abbaziale di Tramutola.
Al declino dei monasteri benedettini dipendenti da Cava, intorno al 1300 subentra la certosa di Padula che per tutto il XIV . allargò sempre di più il suo raggio di influenza in terra di Basilicata.
Non molto incisiva in questo periodo la presenza degli ordini religiosi mendicanti (domenicani e francescani), anche se si ha notizia, nel periodo in esame, di parecchi vescovi delle varie famiglie di regolari che hanno retto la diocesi di Marsico.
Di origine francescana ricordiamo l’eremo di Santa Maria dell’Aspro nei pressi di Marsicovetere e quello di San Michele di Saponara (l’attuale Grumento Nova).
Retto probabilmente da religiosi fu l’ospedale di Porta Nova in Marsico per gli ammalati di lebbra e malattie infettive, sorto nel 1192, di cui si ha notizia nel Liber Censuum.
Un aspetto importante nella formazione e gestione delle diocesi assumono alcune forme di collegialità del clero rappresentate dalla costituzione dei collegi canonicali dediti soprattutto all’ufficiatura liturgica: a Marsico si ha notizia della loro introduzione già all’epoca della costruzione della cattedrale.
Alcune «vacatio» nella cronotassi dei vescovi di Marsico sono dovute al difficile rapporto tra papato e impero che spesso ha caratterizzato la vita civile e religiosa di questo periodo.
All’autunno della chiesa feudale si affianca la cruciale fase storica del XIV-XV sec., durante i quali il Mezzogiorno fu colpito da calamitosi eventi naturali come la grande peste del 1448-1449 e il drammatico terremoto del 1456.
Alla crisi demografica degli insediamenti, al loro riassetto territoriale corrisponde anche una profonda evoluzione delle strutture ecclesiastiche con la nascita della Chiesa ricettizia, caratterizzata da collegi di ecclesiastici incaricati collettivamente della cura delle anime, con gestione dei beni a massa comune, senza benefici canonici individuali.
III - Dal concilio di Trento al 1818
I vescovi che ressero questa diocesi dal 1563 al 1656 si sforzarono di introdurre i decreti tridentini, incontrando opposizione da parte dei feudatari per l’accrescimento della giurisdizione ecclesiastica, ma anche da parte del clero, soprattutto in relazione al sistema organizzativo della “ricettizia”, e del popolo per l’aumento delle decime sacramentali.Una prima ristrutturazione ecclesiasticoreligiosa si ebbe con il vescovo Marzio de’ Marzi Medici che aveva partecipato al concilio di Trento e che a tal fine convocò un sinodo a Marsico.
La diocesi all’epoca, come si rileva dalla Relatio ad limina Marsicen del 1594 del vescovo Fera, comprendeva otto paesi: Marsico, Marsicovetere, Viggiano, Saponara, Sarconi, Moliterno, Sasso di Castalda e Brienza, tutti soggetti alla giurisdizione feudale, eccetto Marsico che fu città regia fino al 1638, quando nonostante i tentativi del vescovo Ciantes fu anch’essa infeudata alla famiglia Pignatelli.
A Giuseppe Maria Ciantes si deve anche l’istituzione del seminario.
Confraternite sono presenti in quasi tutti i paesi della diocesi per lo più dedicate al Santo Rosario o al Santissimo Sacramento.
Non mancano conventi e monasteri delle varie famiglie religiose, sia maschili che femminili (benedettine/i, conventuali, cappuccini, agostiniani e domenicani); in particolare a Marsico ve ne sono quattro, due in paese, due extra moenia.
A eccezione di Sasso, infine, in tutti gli altri paesi della diocesi vi è almeno un ospedale per i poveri e i pellegrini.
Tra i santuari si ricordano Santa Maria del Monte di Viggiano, di origini remote, e ancora oggi il più famoso santuario mariano della Basilicata, quello del Crocefisso di Brienza, Santa Maria di Costantinopoli e Santa Maria della Speranza a Marsico, la Madonna del Monserrato a Saponara.
Le varie epidemie (famosa la peste del 1656), carestie e terremoti che colpirono i paesi della diocesi nella seconda metà del XVII . determinarono un notevole calo demografico che interessò anche il clero.
Tra la fine del Seicento e il Settecento dei vescovi occorre menzionare: Domenico Lucchetti (1686-1707) che si occupò della riorganizzazione delle strutture e del patrimonio ecclesiastico e volle fornire di platee le istituzioni caritativo-assistenziali; Donato Anzani (1710-1732) che fu rigido applicatore delle norme del Tridentino; Alessandro Puoti (1732-1744) che dedicò molta attenzione alla formazione del clero e alla riorganizzazione del seminario.
Nel 1797 fu vescovo Paolo Garzillo che tenne la diocesi fino al 1818, anno in cui Marsico fu unita aeque principaliter a quella di Potenza in seguito alla revisione delle circoscrizioni ecclesiastiche, nonostante i suoi sforzi in quanto componente dell’apposita commissione.
Nacque, così, la nuova diocesi di Marsico e Potenza, con la prima ancora suffraganea di Salerno e la seconda di Acerenza.
Bibliografía
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Diócesis de Marsico Nuovo
Chiesa di San Giorgio e San Gianuario
Diócesis
FUENTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.