Beni architettonici
- Firenze (FI)
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Parrocchia di Santa Maria a Ricorboli
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Diocesi
Firenze
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Regione ecclesiastica
Toscana
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Tipologia
chiesa
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Qualificazione
parrocchiale
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Denominazione principale
Chiesa di Santa Maria a Ricorboli
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La chiesa di S. Maria si trova a Ricorboli, nel Comune di Firenze, un via Marsuppini, 7. Sorge entro un contesto urbano. Il complesso è costituito dalla chiesa, dalla canonica, costruita sulla destra, e dai locali parrocchiali che, in prosecuzione della canonica, sono addossati al fianco destro della chiesa. Dalla via si accede ad un lastricato in pietra delimitato sul fronte strada da un muretto con una cancellata metallica, alla sinistra del quale è un edificio che è parte residua della chiesa originaria, ora tabernacolo del Sacro Cuore di Gesù, la cui disposizione era parallela alla strada, e reca ancora il dossale dell’altar maggiore, qualificato da colonne corinzie sulle quali è impostato un doppio frontone: centinato risaltato l'esterno, triangolare l'interno più piccolo; è sormontato dall'emblema bernardiniano dipinto sull'intonaco. Sopra questo edificio è impostata la torre campanaria. Oltrepassata una gradinata composta da sette gradini si accede al sagrato, lastricato in pietra. Il fianco sinistro della chiesa reca, nel registro inferiore con muratura a vista, i volumi corrispondenti alle due cappelle laterali, nel registro superiore è intonacato, così come il prospetto tergale. La facciata è a capanna, la pianta ad aula.
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- Pianta
- La chiesa ha pianta rettangolare, ad aula con quattro cappelle laterali (due per lato) culminante nella scarsella rialzata. Nella parete longitudinale sinistra dell'aula, presso il presbiterio, è la porta che dà accesso alla cappella dedicata ai Caduti; nella parete opposta ed in posizione speculare la porta dà accesso alla sagrestia. Oltre la prima cappella, nella parete destra, è un accesso ai locali parrocchiali. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 32,50; lunghezza fino all'arco trionfale: m 24,00; larghezza totale: m 16,50; larghezza della navata: m 11,40.
- Facciata
- La facciata è a capanna, recante sul colmo una croce metallica; è costruita in muratura mista di conci d'alberese e d'arenaria (sia pietra forte che serena) e con ricorsi orizzontali in cotto; al centro è disposta in orizzontale una trave in pietra artificiale. Sono numerose le buche pontaie residuate a vista. L’occhio con vetrata policroma ha la mostra in cotto. Due nicchie sono ai lati dell’ingresso che è sormontato da un arco in cotto, il portone è ligneo.
- Campanile
- Il campanile è a pianta quadrata, con la cella a quattro fornici provvista di due campane azionate elettricamente e con la copertura a guaina.
- Interno
- Il grandioso interno neoquattrocentesco è a pianta rettangolare, ad aula culminante nel presbiterio rialzato di tre gradini e introdotto da un arcone su 'semipilastri' corinzi costituiti da coppie di lesene tra loro ortogonali, recante al centro la mensa eucaristica in arenaria poggiante su dieci colonnini, dietro alla quale è un setto murario cui è addossata la sede. Nella parete tergale sono il tabernacolo in bronzo del Lucacchini e l'opera simbolico-astratta che raffigura "La comunità dei fedeli che si ricompongono attorno al Sacramento Eucaristico", mentre il tabernacolo per gli oli santi nella parete destra ha la mostra in arenaria e lo sportello in ottone. Tutte le scansioni architettoniche sono in pietra artificiale. A partire dall’ingresso, nella parete laterale sinistra la prima cappella, introdotta come le altre da un arco a pieno centro, dedicata a S. Giuseppe e con la tela del Ciampalini, ospita il fonte battesimale in arenaria (a pianta ottagonale, con la copertura in legno scolpito e la statua in bronzo del Naldini) ed è preceduta da un portale di accesso dall’esterno. Più oltre è una piccola cappella con il portale architravato, ove è collocato il dipinto su tavola della "Madonna con il Bambino e Angeli" attribuita a Giotto e alla sua bottega. L’altare della cappella seguente, già della Madonna, è in arenaria, la cornice e le scansioni architettoniche sono in pietra artificiale. Ancora oltre, nella parete sinistra, presso il presbiterio, è il portale con frontone triangolare che immette alla cappella dedicata dal 2014 ai martiri del XX secolo (già destinata in origine al fonte battesimale) e recante la vetrata del Polloni e la copia dell'opera di Renata Scianchi esistente nella basilica di S. Bartolomeo a Roma, che raffigura "I martiri e i testimoni della Fede nel Novecento". Le cappelle in adiacenza destra sono quelle in origine dedicate a S. Antonio da Padova e ai Caduti, con le opere del Testi e del Fraschetti. La prima di esse è preceduta da una balaustra in arenaria, come la mensa d’altare, più oltre è la cappella che ospita i due confessionali lignei. I dipinti agli altari delle cappelle laterali sono su tela. Tra le due cappelle è posto il pulpito. I rivestimenti interni sono ad intonaco tinteggiato in bianco, i medaglioni con le teste di cherubini e l'emblema di Cristo sono dipinti (parrebbe a tempera) nel fregio della trabeazione che è distribuita lungo l’intero perimetro della chiesa. La bussola in controfacciata è lignea, con vetrate opacizzate. La chiesa prende luce dall’occhio in facciata e da dieci finestre centinate aperte, cinque per parte, nelle pareti laterali. Due finestre analoghe sono nel registro superiore delle pareti laterali del presbiterio, in quello inferiore sono altre due finestre, nella parete tergale un occhio analogo a quello aperto in controfacciata con le vetrate del Polloni. Tutte le vetrate sono policrome. L'altezza massima della navata è m 18,00, la minima m 16,40.
- Elementi decorativi
- Vetrate policrome; pulpito, fonte battesimale.
- Pavimenti e pavimentazioni
- La pavimentazione dell’aula è realizzata in graniglia, con mattonelle quadrate disposte per file parallele. La pavimentazione del presbiterio è in cotto, con mattonelle rettangolari disposte a coppie con orientamento alternato.
- Coperture
- La copertura dell’aula poggia su cinque capriate, con orditura primaria e secondaria lignee e scempiato in cotto. Il presbiterio ha una copertura a capanna, con trave di colmo, due arcarecci, travicelli e scempiato in cotto. Il manto di copertura è in coppi e tegole piane
- Pianta
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- XII ‐ 1308 (origini carattere generale)
- Il toponimo Ricorboli deve il suo nome all'idronimo Rio Corbulo ("parvus corbis", piccola cesta, o dal nome di una sorta di fico, meno probabilmente dal cognome romano "Corbuo", Corbulone, o dal diminutivo di nome personale d'età germanica "Corbulus"), citato nel 1033 e nel 1184. Nel luogo dove sorge la chiesa si ha notizia fin dal XII-XIII secolo della presenza di un romitorio con un oratorio e un piccolo spedale per i pellegrini che percorrono l'antica Cassia Nova romana, di patronato dei Mozzi (nel 1308 Tommaso di Spigliato Mozzi lascia un podere allo spedale) e poi degli Ardinghelli, ma secondo altre fonti la famiglia Bardi conti di Vernio avrebbe forse detenuto il patronato dell'oratorio fin dalle origini. Quest'ultimo è compreso nel 'popolo' di S. Niccolò.
- 1311 ‐ 1308 (cenni storici carattere generale)
- L'oratorio è ricordato in un documento del 1311 (essendone rettore prete Amato di Giano) e in altri del 1318, che lo dicono intitolato a S. Andrea "ad Rivum". La presenza del romitorio è confermata nel 1336, quando il medico Andrea di Guido lascia 5 fiorini "heremitis de Ricorbolis". Oggi resta una “Madonna in trono con il Bambino e angeli”, frammento di un polittico a fondo oro attribuito a Giotto e alla sua bottega (1328-1336), ma non sappiamo se dipinta per questa sede (dove è documentata dal Quattrocento, sotto il patronato dei Bardi).
- 1361 ‐ 1373 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1361 l'oratorio risulta dedicato alla Madonna e si sviluppa secondo l'asse est-ovest, parallelamente alla via, con la facciata rivolta ad occidente. Nel 1364, nei protocolli di ser Lando di Fortino della Cicogna, è ricordata la presenza di una comunità di benedettine, che viene riformata nel 1373 con l’invio delle clarisse di S. Maria di Montedomini, sotto la guida della badessa Lisa di Taddeo de’ Bardi (il Carocci riporta invece il nome di Lapa di Teodoro de' Bardi).
- 1434 ‐ 1479 (cenni storici carattere generale)
- Eugenio IV (papa dal 1431 al 1447) nel 1434 sopprime il piccolo monastero benedettino e concede l'edificio agli Eremitani di S. Agostino. Nel 1446, però, vi esisterebbe oramai il solo oratorio di patronato dei Bardi; a sopprimere il romitorio sarebbe stato il vescovo S. Antonino Pierozzi, 1389-1459, che nel 1452 lo riduce poi a beneficio secolare, essendone rettore prete Giovanni di Lodovico da Cascia, e conferma il patronato dell'oratorio ai Bardi. Nel 1478 i Bardi vi fanno edificare una nuova piccola chiesa, di loro patronato, avente tre altari, e ne designano rettore Giovanni di Antonio nel 1479. Tale chiesa planimetricamente si manterrà fino al 1930.
- 1527 ‐ 1585 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1527 è rettore dell'oratorio di S. Maria Alessandro di Bernardo Bardi. Nel 1528 l'antica “Domus Ecclesiae sive Hospitalis de Ricorboli” spetta a Girolamo Bardi. Lo spedale comunque esiste ancora nel 1564, quando Ranieri di Nicolò Marsili di S. Gimignano ne viene eletto rettore. Nel 1584 è rettore dell'oratorio Marco di Paolo Becchi. Nel 1585, con il benestare dei Bardi, l’edificio diviene sede della Compagnia della Natività della Gloriosa Sempre Vergine Maria o Compagnia di Ricorboli, una confraternita laicale la cui istituzione sembra dovuta al chierico Marco di Paolo Becchi.
- 1629 ‐ XVII (cenni storici carattere generale)
- Nel 1629 da fra' Michelangelo Angiolieri restaura l'antica tavola della Madonna, che viene in buona parte nuovamente ridipinta da Francesco Corsieri (1596-1637) prima del 1631. A quel secolo dovrebbe risalire la risistemazione dell'altar maggiore con il dossale barocco e dovrebbero già esistere le due cappelle laterali.
- 1737 ‐ 1738 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1738 i confratelli della Compagnia di Ricorboli restaurano l'oratorio, danneggiato dall'alluvione d'Arno dell'anno precedente. Forse in tale occasione gli archi di accesso alle cappelle laterali sono decorati con stucchi.
- 1785 ‐ 1791 (cenni storici carattere generale)
- La Compagnia di Ricorboli viene soppressa nel 1785 da Pietro Leopoldo e la chiesa diviene parrocchiale, per l'ampia comunità posta fuori Porta San Niccolò, "staccando il suo popolo dalla cura di S. Margherita a Montici" (Emanuele Repetti), con decreto arcivescovile del 1788. Viene costruita la canonica, che copre la facciata della chiesa e ne ingloba il loggiato antistante, ed è innalzato il campanile. Allora l'edificio sacro presenta l'altar maggiore barocco recante un dossale con un frontone centinato su colonne corinzie, entro il quale è la tavola della Madonna; sul retro si apre il coro. Nel 1789 è designato parroco don Boscherini, che lo sarà fino al 1799. Nel 1791, con il granduca Ferdinando III, viene nuovamente istituita la Compagnia.
- 1800 ‐ 1810 ca (cenni storici carattere generale)
- Nel 1800, quando diviene parroco don Pietro Paolo Sarri (1769-1825) è fusa per il nuovo campanile una campana dedicata a S. Filomena; una seconda, maggiore, dedicata a S. Giuseppe, nel 1804, dalle fonderie Moreni di Firenze. L'antica "Madonna", oggetto di grande venerazione, nel 1805 viene venerata da Poi VII, papa dal 1800 al 1823, che concede l'indulgenza a chi visiti la sacra immagine (lapide sopra la porta d’ingresso della vecchia chiesa). Tale immagine è da allora nota come "Madonna del Rifugio" o "delle Rose". Sulla cantoria poggiante su colonne marmorizzate e posta in controfacciata della chiesa trova sede l'organo a sette registri proveniente dalla chiesa del soppresso monastero dello Spirito Santo in Costa S. Giorgio.
- 1825 ‐ 1847 (cenni storici carattere generale)
- Dal 1825 al 1842 è parroco di S. Maria don Giovan Battista Passeri, cui subentrerà don Santi Tito Binazzi fino al 1847. Nel 1833 il 'popolo' di S. Maria conta 1.168 anime, nel 1847 2.000. Nel 1840 è fusa una terza campana di minori dimensioni e nel 1843 è rifusa una delle maggiori dalle fonderie Moreni. Nel 1844, al tempo di don Binazzi, la chiesa è invasa dalle acque d'Arno durante la nota alluvione di quell'anno. Dal 1847 è parroco di S. Maria don Giuseppe Lemmi (m. 1875). La chiesa è di libera collazione.
- 1875 ‐ 1898 (cenni storici carattere generale)
- Dal 1875, alla morte di don Lemmi, è parroco di S. Maria don Rocco Torelli(1845-1924) da Luco, che lo sarà fino al 1913. Allora l'edificio sacro presenta due cappelle laterali, dedicate a S. Anna (a destra) e a S. Giuseppe (a sinistra), introdotte da archi con stucchi settecenteschi.
- 1899 ‐ 1900 (cenni storici carattere generale)
- Vista la crescita della popolazione, nel 1899 si forma un comitato per studiare l'ampliamento dell'edificio sacro. Nel 1900 il progetto viene affidato all'architetto Enrico Au-Capitaine (1843-1909), che prevede una chiesa neoquattrocentesca a croce latina preceduta da un loggiato a tre luci a filo della strada. Tale architetto aveva realizzato la chiesa dell’Incontro nel 1899 e alcune cappelle nel cimitero delle Porte Sante (Cappella de Talleyrand-Périgord, 1890) e dal 1902 seguirà il restauro di 'ripristino' del Salone dei Vescovi a S. Miniato al Monte.
- 1906 ‐ 1913 (cenni storici carattere generale)
- Raccolti i fondi necessari e acquisito il terreno retrostante nel 1906, la chiesa viene ingrandita mediante un nuovo progetto ridimensionato: un edificio neorinascimentale posto sul retro della vecchia chiesa e perpendicolare a questa. Alla morte di Au-Capitaine, nel 1909, subentra nell’incarico l’Ingegner Igino di Dario Biagiarelli (n. 1868), dal 1928 al 1939 docente di Estimo alla Facoltà di Architettura di Firenze, del quale è nota la corrispondenza con il canonico Michele Cioni, fondatore della Società Storica della Valdelsa. La facciata rimarrà incompiuta. Dal 1913 diviene parroco don Angiolo Giorgi (1883-1961) da Borgo S. Lorenzo.
- 1919 ‐ 1926 (cenni storici carattere generale)
- Dopo una stasi dovuta anche alla Grande Guerra, i lavori riprendono nel 1922, essendo sempre parroco don Giorgi. Nel 1925 le finestre ricevono vetrate eseguite dalla vetreria di Guido di Oreste Polloni (1900-1984), la cui bottega era stata aperta nel 1919 in via Fra’ Giovanni Angelico; le vetrate raffigurano l'"Incoronazione della Vergine" (in facciata), la "Trinità" (nell'abside) e "Angeli, Santi ed Evangelisti" (ai lati). La chiesa è dedicata alla Madonna Assunta. Nel 1926 la chiesa è consacrata dall'arcivescovo di Nicomedia, di origine fiorentina, Agostino Zampini (1858-1937).
- 1927 ‐ 1928 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1927 Giuseppe Fraschetti (1879-1956) dipinge il quadro per la cappella dei Caduti e la decorazione nelle pareti longitudinali di chiesa con tondi nei quali è il monogramma JHS, alternati a teste di cherubini. La cappella predetta è inaugurata nello stesso 1927 e l'altare è patrocinato da Jole Metti, presso il quale Alessandro Settepassi (1877-1944) esegue lo sportello a bassorilievo in argento del tabernacolo. Nel 1928 sono collocate le formelle della Via Crucis, modellate dallo scultore emiliano Ferrante Zambini (1878-1949) nel 1926.
- 1928 ‐ 1929 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1928 Baccio Maria Bacci (1888-1974) realizza la tela con "Pio VII che venera la Madonna del Rifugio alla presenza del parroco Angelo Giorgi e di un chierichetto" per la cappella della Madonna, posta a sinistra, inaugurata nel 1929 e i cui lavori erano stati patrocinati dal Giorgi e dai Settepassi e dai Fabiani. Sempre nel 1929 Giuseppe di Alessandro Gronchi (1882-1944) esegue il grande Crocifisso in gesso dipinto e viene collocato in fondo alla chiesa il fonte battesimale eseguito dalla ditta Terzani & Ottanieri su disegno dell'architetto padre Raffaello Franci (1887-1963) del convento di Monte alle Croci.
- 1930 ‐ 1931 (cenni storici carattere generale)
- La chiesa originaria, posta tra l'attuale ingresso e la cancellata, è demolita nel 1930, essendo sempre parroco don Giorgi. Non sappiano dove l'organo, che vi si trovava da inizi Ottocento, sia stato portato. Nel 1931 è inaugurato il tabernacolo a sinistra della facciata, dedicato al Sacro Cuore di Gesù e che ingloba quello che era stato l'altar maggiore dell'edificio antico, e il fonte battesimale è traslato in una cappella aperta a sinistra della navata. Per quest'ultima il Polloni, su disegno del fratello Ezio, esegue la vetrata con "Il battesimo di Gesù". Resta invece il campanile.
- 1937 ‐ 1938 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1937 Gaetano Ciampalini (1879-1964), un allievo di Galileo Chini, esegue un "San Giuseppe con Gesù Bambino e Angeli", posto nella cappella omonima, inaugurata nel 1938, dove oggi è il fonte battesimale, recante un "San Giovannino" bronzeo dello scultore di S. Giovanni Valdarno Giovanni Battista Naldini (1897-1981). Nel 1937 il pittore Alfonso Testi esegue un "Sant'Antonio da Padova" per l'omonima cappella a destra, inaugurata anch'essa nel 1938 ed il cui altare è patrocinato da Emilio Nannelli. Sempre nel 1938 Dino Migliorini (1907-2005) esegue in un ambiente parrocchiale l'affresco con "Il buon samaritano".
- 1966 ‐ 1970 (cenni storici carattere generale)
- Dal 1961, alla morte di don Giorgi, diviene parroco di S. Maria don Danilo Franceschi (1925-2009) da Empoli, che lo rimarrà fino al 2005. Dopo l'alluvione del 1966 sono apportate alcune modifiche all'assetto della chiesa. Nella cappella di S. Giuseppe è posto il fonte battesimale. Viene rifatta la pavimentazione e sono aperte due finestre nell'area absidale. Nel 1970 la parrocchia conta 7.800 anime.
- 1977 ‐ 1978 (cenni storici carattere generale)
- Nel 1978, nella risistemazione della scarsella, al posto del crocifisso del Gronchi (spostato nella sagrestia nel 1977) è collocato il ciborio in bronzo dorato di Romano Lucacchini (1938-2006), scultore e professore di Tecnologia del Marmo presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze. L'opera simbolica a parete raffigura la comunità dei fedeli che si ricompongono attorno al Sacramento Eucaristico.
- 2008 ‐ 2010 (cenni storici carattere generale)
- Nel 2010, essendo parroco don Raffaele Palmisano (n. 1955), la tavola trecentesca della Madonna è traslata nell'odierna piccola cappella, già incasso di un confessionale. Fino al 2008 era esposta nella cappella adiacente, coperta da un pannello ligneo, dorato, che veniva aperto due volte l’anno.
- XII ‐ 1308 (origini carattere generale)
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- presbiterio ‐ intervento strutturale (1978)
- Rimosso l’originario altare maggiore, al centro del presbiterio è stata collocata una mensa eucaristica in arenaria, poggiante su dieci colonnini, che consente la celebrazione rivolta verso i fedeli; dimensioni indicative cm 147 x 297 x 101. Tabernacolo in bronzo, posto al centro della parete tergale della scarsella. Sede lignea, mobile, addossata ad un setto murario a tergo della mensa eucaristica. Ai lati del presbiterio i due leggi sono in arenaria. Fonte battesimale in arenaria, a pianta ottagonale, con copertura in legno scolpito e statua in bronzo, collocato in cappella laterale sinistra. Due confessionali lignei sono collocati all’interno di cappella dedicata in parete destra.
- presbiterio ‐ intervento strutturale (1978)
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Data di pubblicazione
19/05/2022
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Fonte dei dati
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocesi di Firenze)