Beni architettonici
- Altivole (TV)
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Parrocchia dei Santi Vito e Compagni Martiri
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Diocesi
Treviso
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Regione ecclesiastica
Triveneto
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Ambito culturale
- neoclassico (costruzione )
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Tipologia
chiesa
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Qualificazione
parrocchiale
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Denominazione principale
Chiesa dei Santi Vito e Compagni Martiri
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La chiesa dei Santi Vito e Compagni Martiri si affaccia su un'ampia piazza, in un terreno pianeggiante immerso nel centro urbano. Il manufatto, già esistente nel 1575, viene ampliato nel 1682, aumentando le sue dimensioni.
La pianta è a croce latina, con un’unica navata rettangolare che si sviluppa lungo l'asse Est-Ovest. Il transetto è rialzato rispetto alla quota dell’ambiente principale, così come il presbiterio, chiuso da un’abside poligonale. L’accesso agli ambienti interni avviene tramite il portale principale a Ovest, ma sono presenti anche due aperture nel transetto.
La facciata principale è ritmata da quattro colonne corinzie, che si ergono su alti piedistalli decorati da epigrafi. Esse sono intervallate da tre festoni decorativi e sovrastate da un frontone essenziale, ai vertici del quale sono poste tre statue acroteriali. La sagoma triangolare del timpano viene ripresa sopra il portale d’ingresso e sopra le nicchie laterali in cui sono poste due sculture in marmo.
Il campanile, di matrice ottocentesca, fiancheggia la chiesa sul lato Nord. Esso, con le sue murature in pietra faccia a vista, ha un basamento a scarpa su cui si innesta un fusto a pianta quadrata sovrastato da una cella campanaria, che si apre con quattro fornici. Il manufatto è concluso da un tamburo ottagonale, che anticipa una cuspide convessa. -
- Pianta
- La pianta è a croce latina, con un’unica navata rettangolare coperta da una volta a schifo decorata. Il transetto, voltato a crociera, ospita alcune cappelle laterali ed è rialzato di tre gradini rispetto alla quota dell’ambiente principale, così come il presbiterio. Quest’ultimo, coperto da una volta ad ombrello, ha un impianto rettangolare, chiuso da un’abside poligonale. La pianta si sviluppa lungo l’asse Ovest-Est e l’area presbiterale è corredata da due ambienti di servizio, a destra la sacrestia e a sinistra un vano tecnico. L’accesso agli ambienti interni avviene tramite il portale principale a Ovest, ma sono presenti anche due aperture nel transetto.
- Altare maggiore
- L’altare maggiore (1757 – 58) è opera è di Pasino Canova, che lo decora con specchiature geometriche in marmo policromo, accordato nei toni del rosa. Esso è sovrastato da un tabernacolo con portella aurea decorata e da un tempietto riccamente composto. Ai lati di questo sono collocati due angeli, in marmo di Carrara, opera dello scultore Giuseppe Bernardi, detto il Torretto. Alle spalle dell’altare maggiore, immerso in un elaborato drappeggio in gesso modellato con angioletti reggicortina, trova posto la pala, intitolata “Vergine in trono con il Bambino e Santi”. Essa è attribuita, grazie a un documento che ne attesta il pagamento (1596), al pittore bassanese Luca Martinelli. L’altare è sovrastato da una corona pensile in legno intagliato, dorato, argentato e dipinto.
- Presbiterio
- Il presbiterio, rialzato rispetto alla navata principale tramite alcuni gradini, è coperto da una volta a ombrello, dipinta con motivi decorativi geometrici ad intreccio e con raffigurazioni a soggetto religioso, come i 4 evangelisti, la colomba che raffigura lo Spirito Santo, l’agnello con vessillo e libro dei sigilli, il pellicano che nutre il suo nido, il pesce e il pane come simboli di Cristo. Sulla parete Sud è posta un’opera pittorica, “Ultima cena” (1606) di Marco Vecellio. Sulla parete Nord troviamo, invece, “Caduta della manna” (1612-13) di Andrea Michieli. Entrambe provengono dai depositi demaniali di Venezia e furono assegnate alla Chiesa di S. Vito nel 1839, in forma di deposito e custodia. Il presbiterio è delimitato da una balaustra (1852 – 1853), composta da 24 colonnine e 4 pilastrini con base a cornice sporgente, e da alcuni gradini, entrambi opera di Filippo Murari di Povesi.
- Interni
- L’area del transetto è rialzata rispetto alla navata grazie a tre gradini ed è coperta da volte a crociera. Essa è dotata di due accessi lungo il proprio asse longitudinale ed è ricca di opere decorative. Infatti, è presente una lapide documentaria (1779) nel transetto di sinistra, sopra la porta laterale, in pietra dipinta. Essa commemora la conclusione dei lavori di rifacimento e ricostruzione della Chiesa nel 1682, ad opera del parroco Vittore Tomasello e la consacrazione della stessa ad opera del Vescovo di Treviso Paolo Francesco Giustiniani. Nel transetto di destra è presente un’altra lapide documentaria (1933), sopra la porta laterale, che ricorda l’intervento di restauro ad opera del parroco don Giacomo Ceccato nei primi anni del 1930 e la visita del Vescovo di Treviso Andrea Giacinto Longhin avvenuta nel 1933. Nell’ala destra trova posto un altare in marmo bianco di Chiampo e breccia, sovrastato dalla statua di S. Antonio (in legno, del XIX° secolo), ai cui lati si trovano le statue di S. Giovanni Battista (in pietra, fine XVIII° secolo) e di S. Osvaldo di Northumbria (in pietra, anch’essa di fine XVIII° secolo). Dietro l’altare è collocata la pala del Miracolo di S. Antonio, datata 1648 ma di pittore non identificato. La cappella posta nel transetto di sinistra è dedicata a S. Stefano, compatrono della parrocchia. Sopra le mensa dell’altare sono collocate le statue in marmo raffiguranti due angeli, di artigianato locale di fine ‘700. Sulla parete di fondo è collocata la tela che rappresenta la “Lapidazione di S. Stefano” (1729) di Natale Melchiori.
- Altari
- L’altare che trova posto nel transetto Sud è in marmo bianco, sovrastato da colonne in marmo screziato che sorreggono un frontone sul quale sono collocate le statue in legno scolpito e un dipinto che rappresenta alcuni angeli e Santa Maria Maddalena. In questa composizione è inserita la pala che raffigura la Madonna del Rosario (1902), opera del pittore Noè Bordignon.
- Altari
- L’altare che trova posto nel transetto Nord riporta una cornice architettonica formata da colonne screziate che poggiano su un piccolo basamento e da un timpano di policromo. Esso è sovrastato da un dipinto che raffigura la Madonna del Carmelo e i Santi Francesco e Carlo Borromeo, opera del pittore Bartolomeo Orioli (circa 1607). Le attuali dimensioni della pala sono il risultato di un adattamento settecentesco alla cornice, periodo al quale risalgono anche le fasce laterali del dipinto.
- Elementi decorativi
- Oltre il portale d’ingresso, l’interno appare lineare e semplice, con paramenti sui toni del beige e del bianco e lesene in stile ionico. Sono presenti anche alcuni confessionali, che trovano posto all’interno di due nicchie simmetriche, situate lungo le pareti laterali. Oltre all’altare maggiore, la chiesa è ornata anche da altari minori in pietra, collocati nel transetto. Sulla controfacciata, nello spazio destinato alla cantoria, è collocato l’organo, sovrastato da un dipinto su tela che raffigura la Sacra famiglia. Il soffitto è decorato da due grandi dipinti, che raffigurano l’Assunta e la gloria dei SS. Vito e Stefano. E’ presente anche una fonte battesimale, una pila in pietra del 1676, collocata presso il transetto a destra. Lungo il perimetro interno della chiesa è posta la serie completa delle stampe delle Stazioni della Via Crucis (1800).
- Organo
- L’organo risale al 1909 e proviene dalla Chiesa di Riese Pio X°, dono del Papa Pio X°, adattato, in occasione della nuova collocazione, dalla ditta Pugina di Padova. Esso viene restaurato e ampliato nel 1938, a cura della ditta Ruffatti di Padova, poi elettrificato dalla ditta A. Piccinelli di Padova nel 1987. Recentemente, tra il 2018 e il 2019, viene eseguito un restauro a cura della ditta Lucato Alessio.
- Sacrestia
- Essa è collegata alla chiesa tramite una porta a due battenti (XIX secolo), e custodisce gli arredi sacri. Tra questi ricordiamo: croce da muro in legno (1790-1810), cassettone su alzata in legno (1600 – 1625), croce da muro in legno (1600-1624), stendardo dipinto S. Lorenzo (1850-1899), stendardo dipinto S. Vito (1850-1899), due candelabri in legno intagliato (1800-1899), piviale in broccato (1800-1855), ostensorio in argento (1800-1849), ostensorio raggiato in argento (1800-1849), reliquiario in lamina d’argento (1850-1899), pisside a fusione argento (1875-1899), calice in argento dorato (1700-1749), calice in argento dorato (1825-1849), calice in argento dorato (1907), calice in argento a fusione (1850-1899), calice in argento a fusione (1700-1710) con incisione di Giauna Bernardo, patena in argento dorato (1750-1799), turibolo in argento sbalzato (1850-1899), croce astile in lamina d’argento (1800-1849).
- Coperture
- La struttura di copertura è realizzata con travature e capriate lignee, sormontate da travetti dello stesso materiale, da tavelle in laterizio e da un manto di copertura tradizionale in coppi. Nella navata, la struttura è celata dalla volta a schifo, retta dalle capriate.
- Pavimenti e pavimentazioni
- Il pavimento è ricoperto da lastre quadrate in pietra, alternativamente in marmo bianco e rosso di Asiago, con i lati disposti in obliquo rispetto ai muri perimetrali. L’assetto odierno è frutto di un intervento di rifacimento eseguito nel 1932.
- Prospetti
- La facciata principale è ritmata da quattro colonne lisce corinzie, che si ergono su alti piedistalli decorati da epigrafi. Esse sono intervallate da tre festoni decorativi e sovrastate da un frontone essenziale, cadenzato da dentelli, ai vertici del quale sono poste tre statue acroteriali del XIX secolo, raffiguranti le virtù teologali (Carità, Fede e Speranza). La sagoma triangolare del timpano viene ripresa sopra il portale d’ingresso e sopra le nicchie laterali in cui sono poste due sculture in marmo raffiguranti, a sinistra, il martire S. Vito e, a destra, il Papa S. Pio X°. Inoltre, sono poste anche alcune lapidi commemorative e sepolcrali: la prima (1868) per l’attività del parroco Nicolò Pellizzari, la seconda (1836) per Pietro Bernardo, la terza (1836) per Giovanni Bernardo e Regina Dilotti e la quarta (1869) per Alvise Bernardo. I prospetti laterali sono semplici e, sopra la porta a destra della chiesa, troviamo una lapide commemorativa (1904), che ricorda il 50° anniversario del dogma dell’Immacolata Concezione.
- Campanile
- Il campanile, di matrice ottocentesca, fiancheggia la chiesa sul lato Nord. Esso, con le sue murature in pietra faccia a vista, ha un basamento a scarpa, dove trova posto l’ingresso, sormontato da un’apertura a lunetta. Su di esso si innesta un fusto a pianta quadrata, sulla cui parte sommitale è posto un orologio. Esso è sovrastato da una cella campanaria, che si apre con quattro fornici inquadrati da paraste ioniche e timpano triangolare. Il manufatto è concluso da un tamburo ottagonale, che anticipa una cuspide convessa.
- Pianta
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- 1575 ‐ 1575 (esistenza intero bene)
- Si ipotizza che la chiesa sia precedente alla seconda metà del Cinquecento, alcune fonti fanno risalire il primo insediamento con la dominazione longobarda, tra il VI e VII secolo.
- 1682 ‐ 1682 (ampliamento intero bene)
- Viene ampliata la chiesa su progetto dell’Abate Daniele Bernardi e messo in opera dal capomastro Antonio Dea, di Montebelluna.
- 1695 ‐ 1695 (crollo campanile)
- Un terremoto danneggia gravemente il campanile, pregiudicandone i suoi caratteri fondamentali e determinandone la demolizione.
- 1726 ‐ 1750 (ricostruzione soffitto)
- Si eseguono alcuni lavori per la ricostruzione del soffitto della chiesa, che andranno avanti fino alla metà del secolo.
- 1747 ‐ 1747 (tentativo di ricostruzione campanile)
- Si tenta di ricostruire il campanile, demolito nel secolo precedente, ottenendo solo risultati parziali.
- 1820 ‐ 1821 (restauro copertura e facciata)
- Viene restaurata la facciata, che minacciava di crollare, con annessi lavori sulla capriata e sulla copertura, con il parroco Jacopo Monico. Esso si configura come un intervento impegnativo, in quanto prevede l’utilizzo, tra gli altri materiali, di 2000 coppi e di altrettante tavelle.
- 1840 ‐ 1896 (ricostruzione campanile )
- Dopo un tentativo del 1747 di ricostruzione del campanile demolito dal terremoto del 1695, che fu parziale, la costruzione viene avviata nel 1840 e portata a termine nel 1896, per opera del capomastro Gaetano Fabris.
- 1863 ‐ 1863 (restauro copertura)
- A seguito di una violenta tromba d’aria risulta necessario restaurare la struttura di copertura, in quanto era stata danneggiata la capriata più vicina alla facciata, con un progressivo distacco di quest’ultima.
- 1930 ‐ 1934 (rifacimento ed esecuzione affreschi paramenti interni e pavimento)
- Vengono tinteggiati i muri interni, contestualmente all’esecuzione di affreschi sul soffitto del presbiterio e al dipinto posto nella lunetta sopra l’organo, opere del pittore Giacobbo Valerio. Inoltre, vengono effettuate anche alcune opere di rifacimento del pavimento interno, si collocano alcuni gradini in marmo rosso davanti agli altari e al coro e viene posta la soglia della porta principale.
- 1987 ‐ 1989 (installazione di elementi elettrici campanile)
- Nella torre campanaria vengono installate le parti elettriche e l’orologio. I lavori saranno ultimati nel decennio successivo.
- 1996 ‐ 1997 (restauro ambienti interni e paramenti esterni)
- Vengono eseguiti alcuni interventi di pulitura e restauro degli intonaci interni, recuperando lo strato originario, e degli altari in pietra, a cura dell’architetto Stefano Zanellato e ad opera della Ditta Fabris di Cornuda. In seguito, viene quindi ripristinato il colore bianco del paramento murario originario. All’interno, si opera una pulizia e una pittura a calce della volta e della cupola, si tinteggiano il fregio e le modanature degli archi effettuati negli anni trenta. Vengono poi rispristinati i marmorini originari del drappeggio posto nell’abside. Vengono tinteggiati i paramenti esterni, a cura della Ditta Belcolor di Albaredo, secondo le modalità esecutive previste nel progetto vistato dalla Soprintendenza.
- 1996 ‐ 1998 (manutenzione straordinaria intero bene)
- Vengono eseguiti numerosi interventi, come la conservazione delle capriate lignee e il recupero della sottostruttura, costituita dagli arcarecci e dalle sovrastanti pianelle in cotto. Si opera il risanamento della centinatura del soffitto e si adeguano gli agganci di sostegno. Viene realizzata una copertura ventilata e ancorata in coppi curvi, eseguita con riutilizzo dei coppi precedenti. Le opere sulla struttura di copertura sono completate dall’inserimento di nuove lattonerie, come grondaie e terminali pluviali. Inoltre, si provvede alla protezione dell’edificio contro le scariche atmosferiche. Tra gli interventi eseguiti negli stessi anni possiamo annoverare la manutenzione del pavimento del presbiterio e dei gradini esterni, il risanamento delle fondamenta, la tinteggiatura esterna e interna, il restauro del drappeggio nel presbiterio e la sostituzione dei finestroni.
- 2017 ‐ 2020 (restauro conservativo campanile)
- Vengono iniziati i lavori di restauro conservativo del campanile, seguendo il progetto commissionato allo studio Roberto Santalucia – Tommasina Ardis e in accordo con la Soprintendenza.
- 2018 ‐ 2019 (restauro organo)
- Viene eseguito un restauro a cura della ditta Lucato Alessio. I lavori eseguiti sono stati lo smontaggio e l’accurata pulizia di tutte le canne e mantici, il controllo accurato del funzionamento elettronico, lo spostamento di alcune canne e la gestione diretta della centralina, il trattamento antitarlo delle parti in legno, la ripulitura e riordino delle canne in metallo, la sostituzione del centralino elettrico, schermato per fulmini, la revisione del ventilatore elettrico, il controllo dell’impianto elettrico con ripasso dell’intonazione e armonizzazione di ogni registro.
- 1575 ‐ 1575 (esistenza intero bene)
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- presbiterio ‐ aggiunta arredo (2017)
- Viene collocato un altare in legno, decorato con la rappresentazione dell’ultima cena e realizzato da un falegname locale.
- ambone ‐ aggiunta arredo (2010)
- Viene collocato un nuovo ambone, corredato di un leggio in legno.
- presbiterio ‐ aggiunta arredo (2017)
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Data di pubblicazione
17/05/2024
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Fonte dei dati
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocesi di Treviso)