Noticias

Museo Diocesano Tridentino: la riapertura tra nuove sale, opere mai viste e multimedialità

Museo Diocesano Tridentino (Trento), dal 18/05/2021 al 18/08/2021

Museo Diocesano Tridentino (Trento) Museo Diocesano Tridentino (Trento)

Dopo un lungo periodo di chiusura, il Museo Diocesano Tridentino ha riaperto le porte ai visitatori mercoledì 5 maggio 2021. Durante i mesi di forzata chiusura, tuttavia, il Museo non è mai stato fermo: agli interventi di manutenzione della sede e di sostituzione di impianti obsoleti ha fatto seguito il radicale rinnovo della pinacoteca, dal 1995 organizzata secondo una scansione cronologica. "Sulla base di più aggiornati criteri museologici – spiega la direttrice, Domenica Primerano – abbiamo optato per un percorso incentrato su singoli temi, pur nel rispetto di una sequenza temporale: circoscrivere specifiche tematiche accresce l'attenzione e la comprensione di un pubblico non necessariamente ‘esperto'. L'accessibilità, non solo fisica ma anche cognitiva e culturale è una delle principali linee guida del museo contemporaneo, nonché l'obiettivo che ci siamo posti nel riprendere in mano il museo".

Il riallestimento delle sale non è l'unica novità: sono stati ripensati i sussidi didattici dell'intero percorso espositivo, sia dal punto di vista grafico, sia contenutistico ed è cambiata la zona d'ingresso, dove ora campeggia una citazione di John Kinard: "La comunità parla e discute, il museo è l'orecchio in ascolto"[1]. Spiega Domenica Primerano, direttrice del Museo: "Conservare il passato non può esimerci dal vivere nel presente, ‘per' e ‘con' la nostra comunità. Oggi più che mai, infatti, il museo deve diventare un ‘presidio' di relazioni, prendersi cura di una comunità resa più fragile dalla pandemia. Prendendo in prestito un'altra frase di Kinard ‘Se vogliamo renderci utili agli esseri umani di oggi e di domani dobbiamo impegnarci sui problemi di oggi'. Un impegno che anche un museo come il nostro deve assumere".

Le nuove sale si trovano al primo e al secondo piano di Palazzo Pretorio: la prima sezione è dedicata al patrono di Trento, San Vigilio; sono qui radunate una serie di opere che ricordano la figura del santo e che introducono alcuni temi portanti della narrazione museale, come la santità, il principato vescovile di Trento e la presenza di artisti stranieri in un territorio che fu luogo di scambi e di incontri in ambito artistico e culturale. A seguire il visitatore troverà una sezione espositiva dedicata alla paradigmatica vicenda di Simonino da Trento. Precisa Domenica Primerano: "Il successo della mostra L'invenzione del colpevole. Il ‘caso' di Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia ci ha convinti a dedicare una parte del percorso espositivo a questa pagina buia della storia di Trento". Il percorso del primo piano si conclude con la sezione dedicata al concilio di Trento, prima limitata al solo giro scala: il tema viene ora affrontato in modo più approfondito, così da fornire al visitatore le coordinate necessarie per comprendere meglio motivazioni e contenuti di questo importante evento storico.

Il percorso espositivo del secondo piano si sviluppa focalizzando l'attenzione sul tema del bilinguismo artistico che caratterizza il Trentino nel Quattrocento; trova qui spazio un'importante opera mai esposta prima: il Polittico di San Bernardino, unica testimonianza superstite in regione dei cosiddetti ‘polittici misti'. A seguire viene preso in considerazione il Rinascimento nel Principato vescovile, esemplificato dalle pale d'altare realizzate per la cattedrale di San Vigilio. In questa sezione si inaugura una prassi che il museo seguirà in futuro: esporre per un certo periodo opere provenienti da chiese della Diocesi, così da accentuare il legame che il Museo intende stabilire con il territorio. "Grazie alla disponibilità del parroco di Civezzano e della Soprintendenza per i beni culturali – prosegue Primerano – possiamo esporre la pregevole pala con Sant'Antonio abate in trono, San Vigilio, San Girolamo e un chierico inginocchiato e la relativa predella, opere di Jacopo Bassano realizzate tra il 1575 e il 1578 per la chiesa di Santa Maria Assunta".

Il percorso continua con opere di Martino Teofilo Polacco, pittore molto attivo alla corte del principe vescovo Carlo Gaudenzio Madruzzo (1600-1629) e con alcuni dipinti che bene esemplificano la pietà barocca. Le successive sezioni sono dedicate a due importanti artisti, il celebre Andrea Pozzo (1642-1709) e il pittore veneziano Francesco Fontebasso (1707-1769). Il percorso si conclude con alcuni dipinti, precedentemente conservati in deposito, di Tullio Garbari (1892-1931).

Le restanti sezioni del Museo – sala arazzi, la Cappella Palatina con la collezione di scultura lignea, il corridoio dei tessuti antichi e il Tesoro della Cattedrale – sono state arricchite da pannelli e didascalie in doppia lingua (italiano e inglese), didascalie riservate alle famiglie e altre che cercano di stimolare il visitatore creando connessioni con il presente. Specifici QR Code consentono inoltre di accedere con i proprio smartphone a contenuti multimediali quali podcast, immagini, video e approfondimenti. Infine, un tavolo multimediale offre la possibilità al pubblico di conoscere la storia del Museo, della sua sede e dei suoi protagonisti, oppure di esplorare le immagini delle opere esposte e collegarle alle chiese da cui provengono. Una specifica sezione propone una serie di attività ludiche, finalizzate ad avvicinare alle opere anche i giovani visitatori.


[1] La citazione è tratta dal saggio Intermediari tra museo e comunità di John Kinard, che dal 1967 al 1989 progettò e diresse il "museo di quartiere" di Anacostia, ghetto afroamericano di Washington. Il testo è tato pubblicato in Il nuovo museo. Origini e percorsi, a cura di Cecilia Ribaldi, Milano 2005.

ESTA NOTICIA ESTÁ RELACIONADA CON

PODRÍA INTERESARTE