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REDENTO. Fragilità e spiritualità dell'uomo contemporaneo

Mostra di arte contemporanea all'interno della cappella del MUDIA

Museo diocesano di Agrigento (Agrigento), dal 04/04/2023 dalle 10:00 alle 13:00 al 30/05/2023 dalle 16:00 alle 19:00

Museo diocesano di Agrigento (Agrigento) Museo diocesano di Agrigento (Agrigento)

La mostra REDENTO, allestita nella cappella del Palazzo Arcivescovile, oggi sede del Museo Diocesano di Agrigento, presenta un'opera inedita dello scultore Giuseppe Agnello, realizzata nel 2022, che aggiunge una nuova dimensione spirituale al percorso artistico dello scultore racalmutese. La nobiltà della cappella, con al centro il Cristo-Vivo, nell'atto di redimere il mondo con il dono della sua vita in croce, si armonizza in modo sublime, con la rude materia del gesso e del legno.
L'artista, modellando e calcando il gesso, che richiama la creazione, genera una figura umana ricurva, poiché portatrice della fatica della vita. L'uomo si regge ad un ramo di ulivo, simbolo della pace cosmica, permanente ricerca della pace interiore, che è comunione con Dio, il creato e l'uomo. L'installazione, simbolicamente incisiva, attraverso un'armoniosa composizione assiale, mette in relazione l'opera storica del Redentore con la contemporaneità dell'uomo, così la materia dà via ad una verità che trascende le stesse opere d'arte, realizzando l'attualità della redenzione.
Giuseppe Agnello ha, con questa mostra, aggiunto un importante tassello alla sua maturità artistica. Ci offre un momento di riflessione sull'uomo, sul suo rapporto con Dio, con l'altro e, soprattutto con la sua anima.

La mostra è organizzata dal Museo Diocesano di Agrigento nel periodo pasquale, centro liturgico della redenzione, all'interno dell'iniziativa diocesana "Sulle orme di Pietro in terra agrigentina" che celebra tre anniversari significativi legati alla presenza di tre papi nella diocesi: Giovanni XXIII (allora cardinale); Giovanni Paolo II; Francesco.

Il tema della mostra è legato alla Redemptor Hominis, la prima enciclica di Giovanni Paolo II scritta nel 1979, all'inizio del suo pontificato. In essa, egli indica come priorità l'analisi dei problemi dell'uomo contemporaneo; le soluzioni che essa propone vogliono partire da una profonda comprensione della persona umana alla luce della Rivelazione cristiana. La redenzione del mondo è, nella sua più profonda radice, la pienezza della giustizia in un Cuore umano. Il Dio della creazione si rivela come Dio della redenzione, come Dio «fedele a se stesso», fedele al suo amore verso l'uomo e verso il mondo, già rivelato nel giorno della creazione. L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non s'incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. E perciò appunto Cristo Redentore rivela pienamente l'uomo all'uomo stesso. Questa è la dimensione umana del mistero della Redenzione. In questa dimensione l'uomo ritrova la grandezza, la dignità e il valore proprio della sua umanità. Nel mistero della Redenzione l'uomo diviene nuovamente «espresso» e, in qualche modo, è nuovamente creato.

L'uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo - non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere - deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo. La Chiesa, che non cessa di contemplare l'insieme del mistero di Cristo, sa con tutta la certezza della fede, che la Redenzione, avvenuta per mezzo della croce, ha ridato definitivamente all'uomo la dignità ed il senso della sua esistenza nel mondo, senso che egli aveva in misura notevole perduto, a causa del peccato. E perciò la Redenzione si è compiuta nel mistero pasquale, che attraverso la croce e la morte conduce alla risurrezione. La Chiesa non può abbandonare l'uomo, la cui «sorte», cioè la scelta, la chiamata, la nascita e la morte, la salvezza o la perdizione, sono in modo stretto ed indissolubile unite al Cristo. L'uomo, nella piena verità della sua esistenza, del suo essere personale ed insieme del suo essere comunitario e sociale - nell'ambito della propria famiglia, nell'ambito di società e di contesti tanto diversi, nell'ambito della propria nazione, o popolo, nell'ambito di tutta l'umanità - quest'uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione: egli è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell'Incarnazione e della Redenzione. L'uomo - ogni uomo senza eccezione alcuna - è stato redento da Cristo, perché con l'uomo - ciascun uomo senza eccezione alcuna - Cristo è in qualche modo unito, anche quando quell'uomo non è di ciò consapevole (Estratto dalla R.H. di Giovanni Paolo II).


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