Sarà visitabile fino all'8 giugno 2025 la mostra Il Canova mai visto. Opere dal Seminario vescovile e dalla chiesa degli Eremitani, inaugurata lo scorso 8 marzo al Museo diocesano di Padova.
Protagonista ed elemento centrale della mostra è il Vaso cinerario della contessa Louise von Callenberg, proprietà della parrocchia degli Eremitani in Padova, originariamente collocato negli spazi esterni della chiesa. L'opera in marmo, realizzata da Antonio Canova tra il 1803-1807, data per distrutta dai bombardamenti del marzo 1944, che ferirono la citta e danneggiarono profondamente il complesso degli Eremitani, è stata ritrovata negli ambienti della parrocchia grazie a una ricerca sulle opere del maestro di Possagno in Veneto, e grazie all'inventario dei beni culturali ecclesiastici (www.beweb.chiesacattolica.it).
Attorno a questo prestigioso ritrovamento si articola la mostra che propone al pubblico la ricomposizione dell'intero monumento funerario progettato e realizzato dall'architetto Giannantonio Selva e dallo scultore Domenico Fadiga, composto da un cippo a sostegno dell'opera canoviana su cui campeggiava una scritta attribuibile a Johann Wolfgang von Goethe, una stele con l'epigrafe redatta dall'abate Stefano Antonio Morcelli e sette candelabre con altrettante iscrizioni di personaggi illustri, anch'esse protagoniste di una vicenda di recupero interessante, che verrà ricostruita nell'esposizione.
In mostra inoltre altre opere canoviane (tra cui la preziosa collezione di stampe Manfredini), una sezione interamente dedicata a una serie di documenti, lettere e scritti del fratello ed erede dell'artista di Possagno, mons. Giovanni Battista Sartori Canova (di cui quest'anno ricorrono i 250 anni dalla nascita 1775-1858), in gioventù alunno del Seminario vescovile di Padova. Documenti attestanti il legame del presule con il suo amato Seminario, che conserva un altrettanto pregiato medagliere (anch'esso in mostra) con una collezione di ben 3.600 monete dell'antica Roma in parte fornite dallo stesso Antonio Canova al fratello e utilizzate come elementi di riferimento iconografico per alcune sculture.
Tra gli oggetti esposti calchi, gessi, incisioni, stampe, dipinti, lettere, documenti che raccontano non solo la preziosita dell'opera di Antonio Canova, ma anche il suo rapporto con Padova e la ricca rete di relazioni con esponenti dell'aristocrazia europea.
La mostra, curata da Andrea Nante, Elena Catra, Vittorio Pajusco, è organizzata dalla Diocesi di Padova, attraverso il Museo diocesano di Padova, il Servizio diocesano per l'Arte sacra e i Beni culturali ecclesiastici, la Biblioteca del Seminario vescovile e l'Archivio storico diocesano, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l'area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. Patrocinano l'iniziativa: Regione Veneto, Provincia di Padova e Comune di Padova. La mostra i stata possibile grazie al sostegno di: Provincia di Padova, Comune di Padova, Camera di commercio di Padova, Confindustria Veneto Est, 8xmille alla Chiesa cattolica, oltre a numerosi altri sponsor.