In un tempo delicato come quello che stiamo vivendo, la figura di Maria Maddalena è simbolo di una fede senza dubbi, piena di speranza ma autonoma e consapevole.
Nell'anno della Capitale italiana della Cultura, la Fondazione Agrigento2025 e il Museo Diocesano di Agrigento hanno costruito insieme una mostra iconografica di grande valore scientifico e devozionale.
Il Museo Diocesano di Agrigento accoglierà capolavori dai grandi musei italiani, a partire dalla collezione del Vaticano.
Apre la mostra una preziosa icona di Giovanni di Pietro da Napoli, protagonista assoluto della pittura in Toscana tra Trecento e Quattrocento, esponente di punta dell'arte tardogotica. Qui la Maddalena è in rosso ai piedi della croce, simbolo della fede che si staglia in tutta la sua umanità. Il dipinto del maestro caravaggesco Cecco del Caravaggio, con la penitente dai lunghi capelli sciolti sulle spalle, nel suo colloquio mistico col Crocefisso, visualizza il processo di umanizzazione della eremita come si stava configurando nell'immediato periodo successivo alla Riforma Cattolica.
In mostra sono presenti autentici capolavori dell'arte barocca Guercino, Regniér e Mattia Preti, maestri che con la loro arte seppero indirizzare il gusto del proprio tempo: simbolo di penitenza e amore contemplativo per Cristo, l'immagine della Maddalena fungeva da esempio per le Convertite nel capolavoro del Guercino, in cui la Santa, penitente ed eremita, medita sugli strumenti della passione portati da angeli; la Maddalena di Mattia Preti di Terni piange nel contemplare due chiodi della croce di Cristo ma, malgrado il soggetto penitenziale, il pianto è uno sfrenato inno di lode alla bellezza femminile; la Maddalena penitente di Nicolas Regniér, ambientata in uno splendido paesaggio crepuscolare.
Lo stesso tema ritroviamo nelle due versioni della Maddalena penitente del maestro napoletano Andrea Vaccaro, ma in ognuna con connotazioni diverse e originali: il dipinto di Palermo costituisce una delle versioni di più alta qualità del soggetto più volte replicato dal pittore; l'esemplare di Salerno differisce da tutti gli altri per l'aggiunta delle lacrime che accrescono la dimensione emotiva della penitente. Hayez nella sua Crocifissione sceglie di rappresentare il momento di massima intensità, in cui "Cristo e la Maddalena sono soli, immersi in un silenzio assoluto, in cui il dolore si sublima nella bellezza formale e nella forza evocativa del momento".
Ne La Cena a casa del fariseo di Pietro d'Asaro di Racalmuto e nel Noli me tangere di Terni si segue la tradizione che deriva dall'interpretazione di Gregorio Magno unificando due donne da diverse scene evangeliche. Uno spazio più intimo è riservato alla pietà popolare grazie ai Cartelami di Cammarata, apparati effimeri per la Settimana Santa che vedono tra le silhouette anche la Maddalena; sagome in legno, cartone, latta realizzati su moduli diversi proprio per ottenete l'effetto prospettico e trasmettere alla comunità il complesso tema della Passione attraverso semplice immagini, essi trovano nella comunità dei fedeli la propria memoria. Il recupero della storia locale completa questo percorso storico-iconografico con l'antico stemma della città di Sciacca raffigurante santa Maria Maddalena fra due leoni rampanti.