Lo spazio liturgico della cattedrale di Bergamo attraverso i secoli

L’età moderna

Particolare della “Crocifissione” di Gian Paolo Cavagna che orna la seconda cappella di destra della cattedrale di Bergamo, in origine dedicata a San Giorgio e dal 1610 intitolata a San Carlo Borromeo nell’anno stesso della sua canonizzazione
I lavori alla cattedrale di San Vincenzo languirono per buona parte del XVI secolo e nemmeno la demolizione dell’altra cattedrale cittadina - intitolata a Sant’Alessandro e di cui in questo dipinto del 1529 di Jacopino Scipioni vediamo un modello, retto da San Poiettizio – servì ad accelerare le operazioni, tanto che nella sua visita apostolica San Carlo Borromeo ebbe a lamentarsi dello stato di abbandono in cui la chiesa versava
Il coro ligneo destinato ad accogliere il vescovo e i canonici di Bergamo, opera dello scultore di origine tedesca Gian Carlo Sanz. Alle 44 figure di cariatidi simboliche – una per ogni stallo – si uniscono puttini e angeli a contornare tutta la lunghezza della composizione, arricchita da intrecci e girali di grande perizia tecnica. Per ogni schienale è inoltre previsto l’intarsio di cornici ovali e poligonali che avrebbero dovuto ospitare dei medaglioni istoriati in bosso, purtroppo mai realizzati
La cattedra vescovile in legno di noce con intagli e intarsi in bosso, realizzata nel 1705 dallo scultore bergamasco Andrea Fantoni per la cattedrale di sant’Alessandro. La Cattedra si innalza in tutta la sua poderosa maestà con il baldacchino e l’inginocchiatoio, modellata da un morbido intaglio che la rende una tra le più celebri creazioni del Fantoni
La cappella di San Vincenzo – oggi dedicata anche a San Giovanni XXIII – ospita questa suggestiva pala d’altare di Carlo Ceresa raffigurante San Vincenzo in gloria (1640 ca.): nella veduta che occupa la porzione inferiore del dipinto si riconoscono facilmente le mura venete con Porta San Giacomo, la mole di Santa Maria Maggiore, il vecchio campanile della cattedrale e la torre del Gombito.
Il reliquiario a urna in lamina d’argento realizzato nel 1702 dall’orefice bergamasco Pietro Roberti. Sul fronte è incisa a bulino la scritta S. Alexandro protectori civitatis concilium, sul retro la data di esecuzione
Dopo il Concilio di Trento crebbe notevolmente l’attenzione verso il linguaggio artistico come mezzo per dialogare ed educare alla fede il popolo: questa pala di Andrea Previtali dal titolo “San Benedetto con i santi Bonaventura e Ludovico” (1524) venne definita dal cardinale Borromeo – autore di una serie di Istruzioni rivolte ad artisti e committenti religiosi – icona pulcherrima
Frontespizio del messale romano promulgato da Pio V nel 1570, qui in un'edizione veneziana del 1730 a cura della <i>Typographia Balleoniana</i>. Nell'archivio parrocchiale di Sant'Alessandro Martire se ne conserva un esemplare del 1706 – purtroppo privo di frontespizio – anch'esso stampato nella bottega dei Baglioni, che reca in coda al volume le <i>Missae celebrandae in diocesis bergomensi</i> stampata in Bergamo dai fratelli Rossi nel 1685
Ombrellino processionale della seconda metà del Seicento di manifattura lombardo-veneta, con impugnatura in legno dorato e tessuto ricamato in seta e oro filato, utilizzato in segno di riguardo per coprire il sacerdote che portava in processione l’Eucaristia
Per tutto il corso dell’età moderna il culto dei santi e quello dell’Eucaristia godettero di grande popolarità: nacquero Confraternite e si diffuse la pratica dell’adorazione perpetua e delle Quarantore. Le processioni – in special modo quella del Corpus Domini – continuarono a rappresentare un momento molto importante nella vita della comunità
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La visita di San Carlo Borromeo e una "unica" cattedrale

La visita apostolica di san Carlo Borromeo nella diocesi di Bergamo, compiuta nel 1575, rappresenta una sorta di punto privilegiato da cui osservare lo spazio liturgico della cattedrale di Bergamo alla luce dell’azione riformatrice del Concilio di Trento, che si era da poco concluso.
Al cardinale non sfuggì la lentezza con cui i lavori nella chiesa procedevano, tanto più urgenti in quanto l’altra cattedrale Questi ripresero solo a partire dalla fine Seicento per mano di Carlo Fontana, che apportò alcune modifiche all’edificio filaretiano dando vita alla cattedrale che ancora oggi possiamo ammirare. In essa – dopo la nuova intitolazione a sant’Alessandro – confluirono finalmente in maniera definitiva i due capitoli che per secoli avevano convissuto in città, dando vita ad un unico corpo capitolare.
Decisamente migliore fu il giudizio del Borromeo sulla vita spirituale della comunità bergamasca, alla quale lasciò prescrizioni e suggerimenti: vi spiccano il ruolo della preghiera e del culto delle reliquie dei santi per vivificare la fede e una concezione dell’arte come strumento per dialogare con i fedeli. Anche grazie a questi elementi la cattedrale di Bergamo si concretizza come luogo significativo per le celebrazioni liturgiche e l’annuncio della Parola di Dio.

 

La visita apostolica di san Carlo Borromeo

 

Bibliografia

FONTI ARCHIVISTICHE

  • BIBLIOTECA CIVICA DI BERGAMO, Sez. Ottocento, Culto, Corpus Domini, fald. 260, Tit. XX, Fasc. VII, Fascetto 1, c. 6, miscellanea
 

Lentezza dei lavori

 
 

Nuova intitolazione a Sant'Alessandro

 
 

Reliquie dei santi

 
 

Arte come strumento per dialogare con i fedeli

 
 

Celebrazioni liturgiche