Il miracolo di Albano del 1804 e la costruzione della cappella di Gesù nazareno

La costruzione della cappella

Stemma del card. Mario Mattei
Esedra in cui si trova collocata la statua di Gesù nazareno
Stefano Galletti, S. Matteo
Stefano Galletti, S. Marco
Stefano Galletti, S. Luca
Stefano Galletti, S. Giovanni
Francesco Grandi, La cattura di Gesù
Francesco Grandi, La Flagellazione di Gesù
Cupola della cappella
Francesco Grandi, Il profeta Isaia
Francesco Grandi, Il profeta Geremia
Francesco Grandi, Il profeta Daniele
Francesco Grandi, Il profeta Ezechiele
Virginio Vespignani, Tavolino a tripode
Virginio Vespignani, Tavolino a tripode (particolare del ripiano)
La cappella di Gesù nazareno
Mandato di pagamento di Virginio Vespignani in favore di G.B. Celli
Ricevuta di pagamento di Francesco Massimi
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Il grande afflusso di popolo che, nei decenni successivi, chiedeva ancora di poter venerare la statua del Nazareno, spinse il cardinale protettore delle Oblate, mons. Mario Mattei, a ipotizzare la creazione di un apposito spazio all’interno della Chiesa del Bambin Gesù dove poter esporre perpetuamente l’immagine di Gesù nazareno. A questo proposito, nel 1856, venne chiamato l’architetto Virginio Vespignani, il quale progettò una pianta a croce greca, le cui ricche ornamentazioni richiamano la scuola di Raffaello. Il Vespignani ha il merito di aver saputo concentrare in un piccolissimo spazio una gran quantità di elementi, il cui culmine è costituito dall’esedra, formata da quattro colonne e da una calotta che accoglie la statua di Gesù nazareno.

Nelle nicchie derivate dai due bracci della croce greca, si trovano le statue in marmo dei quattro Evangelisti, opera dello scultore Stefano Galletti.

Nel braccio trasversale della pianta, invece, sono incastonati due quadri ad olio, raffiguranti La cattura di Gesù e La Flagellazione, entrambi di Francesco Grandi. Il Grandi ha anche curato la decorazione della cupola soprastante la cappella, in cui abbiamo degli angeli che recano in mano gli strumenti della passione, mentre nei pennacchi laterali sono stati dipinti i profeti Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele.

La generosità del card. Mattei permise al Vespignani di utilizzare una grande quantità di marmi pregiati (come l’alabastro per l’altare e le colonne laterali), i quali, uniti all’uso degli stucchi dorati, danno alla cappella un aspetto particolarmente sontuoso, «come di un gioiello incastonato nella chiesa settecentesca».

Il Vespignani, inoltre, provvide personalmente alla realizzazione degli arredi costituiti da sei lampade metalliche decorate con teste di cherubini e da due tavolini di bronzo, in forma di tripode, il cui ripiano, costituito da una tarsia di marmi policromi, richiama la pavimentazione della cappella, che verrà consacrata dallo stesso card. Mattei il 27 aprile 1856.