La Processione del Venerdì Santo a Viterbo e le sue confraternite: il rito e la storia.

La Confraternita dell'Orazione e Morte

Confraternita dell'Orazione e Morte - stemma
Confraternita dell'Orazione e Morte - stemma
Confraternita dell'Orazione e Morte - abito
Catasto della Compagnia della Morte
Chiesa di San Tommaso - sede della Confraternita nei secoli passati
L'incredulità di san Tommaso - pala d'altare
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Data di fondazione: Seconda metà XVI secolo. Documentata per la prima volta nel 1575.

Note storiche e biografiche e gli obbiettivi: La confraternita dell'Orazione e Morte fu istituita con lo scopo di seppellire i morti abbandonati nelle campagne. Un'attenta lettura delle fonti permette di ricostruire le  trasformazioni che hanno riguardato la Confraternita nel corso dell'età moderna L'assistenza agli ammalati e la sepoltura dei morti erano un compito fondamentale per i confratelli che agivano all'interno di tutta la città e nel territorio circostante provvedendo poi anche a dare sepoltura a coloro che erano forestieri. Nel 1606 viene aggregata alla Arciconfraternita della Orazione e Morte di Roma. Nel 1892 i beni di proprietà della Confraternita vengono trasferiti alla Congregazione di Carità. Partecipa alla sola benedizione delle Palme e alla processione del Venerdì Santo.

Sede: Prima del 1576 la Confraternita aveva la sua residenza nella chiesa di S. Andrea e nella chiesa di S. Antonio in Valle; dopo quella data si trasferisce nella chiesa di S. Tommaso di cui acquisisce il governo.

Chiesa: La chiesa di San Tommaso, detta anche chiesa della Morte, si trova nel territorio della parrocchia di S. Maria Nuova - S. Lorenzo ed è parte di un complesso più ampio denominato Palazzo di S. Tommaso costruito dalla potente famiglia dei Tignosi nell'XI secolo. La prima attestazione della sua esistenza è del 1099, ma indicazioni più dettagliate si hanno per il secolo successivo quando la chiesa risulta soggetta all’Abbazia di S. Martino al Cimino. Presto sottratta alla giurisdizione dell’abate, la chiesa è elencata tra le collegiate della città e vi è testimoniata la concessione di indulgenze da parte di papa Niccolò IV ottenute grazie all’intercessione del vescovo Pietro (1° ottobre 1290).

Tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo la chiesa è descritta in discrete condizioni economiche, nel 1507 viene concessa in commenda ad un cardinale e nel 1550 un contributo del Comune permette il restauro dell’edificio.

Negli anni del Concilio di Trento la chiesa non è esente dalla riforma della circoscrizione ecclesiastica della città attuata dal vescovo Sebastiano Gualterio: la parrocchia di S. Tommaso è unita a quella di S. Lorenzo ed il titolo di collegiata le viene disdetto prima del 1566. La situazione migliora dieci anni dopo quando a sostenerla interviene la Confraternita della Orazione e Morte che riceve la chiesa, e poco dopo anche il portico, dal Capitolo di S. Lorenzo. La nuova facciata, realizzata intorno al 1616 ed il favore del card. Francesco Maria Brancaccio non bastano a risolvere le sue difficoltà e, alla fine del 1800 la chiesa viene chiusa al culto. Negli anni 30 del ‘900 l’“Opera pia patrimoni ex Arti e confraternite” permette il restauro del tetto ma, poco dopo, la chiesa risulta adibita a magazzino e alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, viene transennata per il pericolo di crollo rimanendo inutilizzata per molti anni fino al restauro del 2000.

Dell’antica chiesa, che risale alla fine del secolo XI, non resta che il finestrone ogivale di cui si vede l’ossatura sul muro che guarda la piazza, la grossa colonna con capitello sull’angolo del fabbricato e il tortiglione di un portale nell’interno della chiesa.

La facciata viene rifatta nel 1616 quando si ricopre l’antica muraglia di pietra otturando le bifore ed aprendo altre finestre e la porta che permette l’accesso all’oratorio, tutto mascherato sotto un intonaco uniforme. Oggi la facciata si presenta in peperino con una caratteristica colorazione grigiastra e rossiccia arricchita da un ingresso con scale e la grossa finestra ogivale, unica testimonianza rimasta dell’antica costruzione, restaurata nel 1932 ad opera del Comune. Il portale a tortiglione, che anticamente metteva in comunicazione la chiesa con il portico, è stato poi adattato all’ingresso laterale.

Da fonti più recenti, risalenti precisamente al 1941, si ha qualche notizia del campanile sul quale, in quella data, erano collocate due campane: la maggiore risalente al 1760, l’altra al 1734.

All’interno della chiesa è documentata, agli inizi del XX secolo, la presenza della tazza di una antica acquasantiera e la raffigurazione del giglio dei Tignosi sul capitello della massiccia colonna, che sembra abbia fatto parte di un portico ivi esistito. Una pala d’altare intitolata L’incredulità di san Tommaso, oggi conservata al Museo civico, è attribuita a Salvator Rosa e datata 1638-39.

Altra opera descritta nella chiesa è uno stendardo raffigurante Il trasporto dei morti di peste attribuito al pittore Domenico Costa. Tutte le opere documentate all’interno della chiesa, oggi conservate altrove, testimoniano la rilevanza e l’importanza che questo luogo deve aver avuto per gli abitanti della contrada e per i passanti che si recavano al Duomo

Gonfalone: E’ documentato uno stendardo raffigurante il trasporto dei morti di peste attribuito al pittore Domenico Costa, del quale non si hanno ulteriori notizie.

Abito: La Confraternita vestiva di sacco nero semplice senza alcun lusso, con maniche larghe, cinto con un cordone di filo o corda nero, non di seta, con i nodi simili a quelli dell’Ordine di S. Francesco. Sulla spalla sinistra verso il petto il segno della croce sopra la testa di morte con due ossa sopra i monti e gli orologi

Fondo Archivistico: Fondo della Confraternita della Morte