Le Monografie dei padri illustri

Andrea Pozzo

Ritratto di Andrea Pozzo
Una Tavola del Trattato di Andrea Pozzo
Volta della Jesuitenkirche  - Chiesa dei Gesuiti a Vienna.
Disegno in prospettiva con misure della Cupola del Collegio Romano.
Tratto da: Prospettiva de' pittori e architetti, fig. 51.
La finta cupola della Chiesa di Sant'Ignazio a Roma Affresco di Andrea Pozzo 1685
Cupola dipinta su tela dell'altare maggiore della Badia delle Sante Flora e Lucilla (Arezzo)
Sezione prospettica dell'altare di Sant'ignazio
La Morte di San Francesco Saverio. Pala d'altare nella Cappella dei Gesuiti nella Chiesa Abbaziale di Grazzano Badoglio (AT) .
Figura Sessantesima Prima 
Modo d'alzare le machine, che sono composte di più ordini di telari. Una Tavola del Trattato di Andrea Pozzo
Due cornici per finestre.

Fu pittore ed architetto, nacque a Trento il 30 novembre 1642 e morì a Vienna il 31 agosto 1709.

Studiò le materie umanistiche nel collegio gesuitico di Trento, dimostrando da sempre uno spiccato talento ed interesse per le arti figurative; tanto che il padre lo invio a bottega da un pittore; in breve tempo il Pozzo superò il maestro.

Dopo essere entrato a far parte dell’ordine dei Carmelitani Scalzi, si unì alla Compagnia di Gesù a Milano, il 23 dicembre del 1665 fu ordinato sacerdote e il 2 febbraio 1676 prese gli ultimi voti.

Proprio a Milano ebbe modo di continuare a perfezionare la sua formazione artistica, lavorando come aiuto del Richini.

[…] Io fo ogni cosa. Fo il muratore, lo scarpellino, lo scultore, il sarto, il calzolaio, e tutto quello che a mano mi vien da’ superiore comandato […], cosi il Pozzo descrive il periodo presso la casa Professa di Milano, dove fece anche l’aiutante in cucina ma non smise mai di dedicarsi alla pittura, ed in occasione della festa di san Francesco Borgia (nel 1671) decorò le scenografie per la celebrazione del Santo. Iniziò con questo evento un viaggio di perfezionamento nella pittura e nello speciale studio sulla prospettiva.

Lavorò nella chiesa di Mondovì (dove dipinse il suo primo affresco) e di Torino.

Alla morte del Padre Generale Oliva (1681) il nuovo Generale de Noyelle lo incaricò di pitturare il corridoio della casa di sant’Ignazio.

Vittorio Amedeo di Savoia lo cercò per affidargli il lavoro per le decorazioni del suo palazzo, incarico che il Pozzo rifiutò, in quanto non voleva dipingere temi profani.

Dal 1685 lavorò alla sua grande opera nella chiesa di sant’Ignazio a Roma, la celebre ed ingegnosa finta cupola, che terminò nel 1694.

In quel periodo si stava occupando anche degli affreschi nella chiesa del Gesù a Frascati adoperando nuovamente la tecnica della finzione pittorica, con finti altari e finte pale d’altare sugli altari stessi.

Dal 1694 al 1699 lavorò all’altare di sant’Ignazio nella chiesa del Gesù, successivamente si occupò di affrescare gli altari di San Luigi e dell’Annunziata, sempre a Roma.

Nel frattempo si dedicò anche alla stesura dell’opera in latino-italiano in due volumi sulla Prospettiva ad uso di Pittori e Architetti, che è il lavoro più emblematico della sua Arte, opera questa che fu terminata intorno al 1700 e tradotta in inglese (1707) e in cinese, per essere poi riprodotta nella Russia Sovietica nel 1936.

A metà del 1702 fu a Vienna, su invito dell’imperatore Leopoldo, dove si recò nonostante il parere contrario del papa Clemente XI che avrebbe voluto che il Pozzo si occupasse della decorazione della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Roma.

A Vienna le opere più importanti furono la ristrutturazione pittorica della chiesa del collegio (Universitätskirche) e gli affreschi del salone del palazzo.

Trionfo di Ercole (1704-1708).

Negli affreschi del Salone del Palazzo del Liechtenstein la Pittura del Pozzo sembra perdere la sua forza suggestiva, dato il tema non religioso ma profano rappresentato, anche se come nelle sue altre opere, il potere e il collocamento fittizio delle colonne nell’affresco, sembra aprire lo spazio del soffitto verso il cielo degli dei olimpici, ingannando visivamente chi lo guarda.  

 

 

L’Arte del Pozzo

L’importanza principale dell’Arte del Pozzo sta nella fusione della prospettiva con la pittura, tecnica che gli permise di modificare ed ampliare gli spazi reali e connaturarli in spazi trionfali. Con questa sua particolare tecnica il Pozzo raggiunse un doppio obiettivo: da una parte diede alla storia rappresentata più valore simbolico e presenza scenica e dall’altra creò l’opera d’arte in cui il virtuosismo sta sia nella pratica pittorica che nel sapere teorico dell’esigenza decorativa dello spazio.

Disegno per un Teatro delle Quaranta ore.

Il Pozzo riesce con un'architettura dipinta fittizia a trasformare ed ampliare gli spazi reali comunicandone il carattere trionfale. Nella composizione delle figure l’artista definisce una presenza corporea seguendo, modelli classici ma anche elementi realistici. L’esagerato chiaro-scuro delle prime opere lascia spazio ad un'illuminazione più chiara delle forme, sotto l’influenza dello stile lombardo.

Disegno per un Teatro delle Nozze di Cana

Le forme frequenti nella sua architettura, di pilastri rotti sia come semplici pilastri che come torri o parti di facciate o archi di trionfo, come in S. Fedele del Pellegrino a Milano, si ritrovano anche nello stile architettonico del Nord d’Italia. La sua opera pittorica architettonica che include invece l’influsso romano, sta principalmente nell’accettazione dei motivi, delle forme cubiche fondamentali nelle strutture architettoniche poste in forma puramente aggiuntiva, nelle facciate concepite come scene, che conservano da una parte la prossimità all’architettura teatrale e dall'altra sono architetture costruite vere e proprie.

Gloria di San francesco Saverio

Il merito più grande del Pozzo è riscontrabile nella coerenza, con la quale magistralmente, soprattutto in Sant’Ignazio, eleva l’architettura. Con la collocazione trionfale delle colonne e con l’aiuto delle figure, unisce il cielo e la terra, in modo tale che la visione della gloria di Sant’Ignazio e quella dell’arrivo e della diffusione della luce della vera dottrina di Cristo, sopra lo stesso Ignazio e sopra il mondo sembrano farsi reali. Il piano delle figure, tradizionalmente compromesso, permette la corretta lettura di quanto narrato nell’affresco e allo stesso tempo proporziona la necessaria armonia estetica.

Gloria di Sant'Ignazio da Loyola (1691-1694).

Nel passaggio dalle pitture narrative delle grandi tele ad olio agli affreschi sulle pareti e quindi ai diversi gradi di realtà delle figure rappresentaste nelle potenti inquadrature, Pozzo ottiene un duplice obiettivo: da un lato dare alla storia rappresentata la presenza e l'efficacia necessarie e, dall'altro creare un'opera d'arte nella quale il virtuosismo dell'esecuzione si unisce alla conoscenza teorica delle esigenze decorative degli spazi interni.

La configurazione plastica conferisce realismo alle figure mentre con il valore pittorico si riesce a conseguire un certo slancio dei piani. Mediante questa unione tra la suggestione teatrale e le norme figurative estetiche degli affreschi del barocco Pozzo creò una delle più grandi opere artistiche del tempo.

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