La Pianta Ignaziana di Roma
I. S. Catherina de Funarjs, Virginum in lubrico versantium portus - Convento di Santa Caterina per le Vergini in pericolo
Per difendere la castità delle giovani donne in pericolo di perderla, per la trascuratezza o la poca attenzione delle madri, o per la povertà il santo volle si istituisse il Monastero di santa Caterina dei Funari, nel quale si viveva in ricordo e virtù fino all’età stimata come conveniente per non cadere nel rischio. Il papa concesse che le giovani ragazze potessero decidere di vivere lì anche contro la volontà dei genitori.
Da: Vita Beati Patris Ignatii Loyolæ religionis Societatis Iesv fvndatoris ad vivvm expressa ex ea qvam. Antverpiae ; 1610.
Nel 1534 Sant’Ignazio nella sua immensa opera di accoglienza dei poveri e degli ultimi che in quel periodo popolavano Roma, istituisce la Compagnia delle Vergini Miserabili Pericolanti, allo scopo di educare e sfamare le giovani povere, che venivano accolte anche contro la volontà dei genitori.
Il papa Paolo III gli assegna come sede della Compagnia, il monastero e la vicina chiesa di Sancta Maria dominae Rosae.
Negli anni 1560 - 1564, la Compagnia divenne una Confraternita e, grazie all’appoggio del cardinale Federico Cesi, la chiesa fu riedificata e dedicata a Santa Caterina d’Alessandria; ma prende il nome di Santa Caterina de’ Funari dagli artigiani che nella zona fabbricavano canapi e corde (indicata con la lettera I nella mappa).
La facciata in travertino a due ordini di paraste con un portale racchiuso tra colonne, è opera di Guidetto Guidetti, allievo di Michelangelo; anche il campanile del XII sec. che sorgeva su una torre antecedente fu oggetto di lavori. L'interno è a navata unica coperta a volta con tre cappelle per lato, in cui si trovano le opere di alcuni tra i più insigni artisti del manierismo romano: Incoronazione di Maria di Annibale Carracci, Deposizione di Girolamo Muziano, L’Assunzione di Scipione Pulzone, Storie di Santa Caterina di Federico Zuccari, Martirio di Santa Caterina e Gloria della Santa di Livio Agresti, Storie di San Giovanni di Marcello Venusti.