• È stato un cappuccino della Provincia d'Abruzzo. Inviato per gli studi in Toscana, sviluppa un interesse particolare per la poesia, frequentando numerose accademie letterarie e componendo poesie. A Siena è membro dell’Accademia degli Intronati, a Roma è apprezzato per alcuni panegirici e per le composizioni poetiche; nel 1750, l’abate Morei, custode genale dell’Arcadia, lo invita a recitare un inno e un sonetto in occasione di un incontro con il regnante dell’epoca. A Napoli intrattiene amicizie con lo scrittore e filosofo Antonio Genovesi e il giureconsulto Giuseppe Aurelio di Gennaro, il quale fa stampare a proprie spese le sue poesie d’amore giovanili, sotto lo pseudonimo Amalfideno Flattad. Tornato in Abruzzo, vive a Lanciano dove riceve la cittadinanza onoraria. È lettore di filosofia e teologia, definitore e ministro provinciale. Trasferito a Chieti, in qualità di pastore aggregato entra a far parte della “Colonia Tegea degli Arcadi” di Roma con il nome di Ferindo Vatiliano.