chiesa
parrocchiale
Chiesa di Sant'Antonio
La chiesa di Sant'Antonio a Lizzanella venne eretta in qualità di semplice cappella dipendente dalla pieve di Lizzana, forse affiancata da uno xenodochio, entro il 1185, anno della prima menzione documentata. Interessata da un primo ampliamento a metà XV secolo, non è soggetta a note rilevanti fino ai primi anni del XVIII secolo, quando l'edificio viene ampliato due volte, la seconda nel terzo quarto del medesimo secolo. Affrancatasi progressivamente da Lizzana a partire dal 1792 e definitivamente nel 1893, la chiesa assunse le forme odierne con l'ampliamento risalente alla prima metà del XIX secolo.Il prospetto, timpanato e percorso da una zoccolatura lapidea, risulta scandito in due ordini da una trabeazione a fregio liscio con cornice ornata da fregi sovrapposti a ovoli e dardi e a dentelli, sostenuta da quattro paraste ribattute, dotate di capitelli ionici e poste su alti basamenti; queste, ribadite da lesene ribattute nell'ordine superiore scandiscono la facciata in tre settori verticali. Il settore centrale presenta il portale lapideo d'accesso, elevato da tre gradini, architravato e cimato da un frontone ondulato nel registro inferiore, mentre quello superiore è aperto da una finestra lunettata. Il solo settore centrale si sviluppa anche nell'ordine superiore ed è raccordato a quello inferiore da setti murari a profilo curvo rinserrati da vasi fiammati; il prospetto è coronato da un frontone triangolare ritmato da mensole a volute. I prospetti laterali presentano presso la navata un ordine inferiore aggettante da cui si dipartono pilastri quadrangolari, intervallati da finestre lunettate presso l'ordine superiore, il quale presenta setti murari diagonali a smussare gli stipiti della navata. Al fianco sinistro aderisce il locale adibito a sacrestia, che occulta parzialmente il prospetto; presso il prospetto destro, caratterizzato da un ingresso laterale con portale lapideo architravato ora murato si impone il volume del campanile, aderente all'estremo sudorientale della navata, al quale segue la porzione visibile del corpo del presbiterio, affiancato da un corpo rettangolare corrispondente all'ambiente laterale destro e concluso dall'abside a profilo semicircolare, aperta da una finestra lunettata. Il campanile presenta un fusto quadrangolare aperto da feritoie e recante i quadranti dell'orologio presso i prospetti sudovest e nordovest, sovrastato dalla cella campanaria marcata da cornice lapidea, aperta da una monofora a tutto sesto su ogni lato e conclusa da una cornice modanata. Sopra la cella si impone il tamburo ottagonale, aperto a lati alterni da oculi, da cui si diparte la cuspide a bulbo ottagonale culminante in una lanterna. L'interno rivela una navata unica, scandita in cinque campate da arcate a tutto sesto alternate a paraste le quali sorreggono la trabeazione su cui si imposta la volte a sesto ribassato che copre l'ambiente, secata da unghie originate da lunette cieche e aperte da finestre lunettate insistenti sulla trabeazione. La navata presenta angoli decussati con ampie arcate a tutto sesto nel cui incasso sono ospitati gli altari laterali; le pareti della terza campata presentano accessi laterali, quello destro murato. L'arco santo a sesto ribassato immette nell'ambiente, elevato da quattro gradini, del presbiterio a pianta rettangolare, concluso da abside semicircolare coperta da volta a catino; questo risulta affiancato da un locale a pianta quadrangolare su entrambi i lati, comunicante con il presbiterio mediante arcate a tutto sesto sostenute da colonne a fusto liscio e recante gli ingressi ai locali del campanile e della sacrestia. Le volte e le pareti interne presentano ornamentazioni pittoriche a sottolineare le membrature architettoniche interne; la trabeazione e le paraste interne presentano elementi decorativi in stucco, mentre la volta della navata presenta due cornici ellittiche in stucco contenenti dipinti a tempera raffiguranti San Michele Arcangelo e Sant'Antonio abate in gloria.
19/05/2022
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocesi di Trento)