chiesa
cimiteriale
Chiesa del Ritrovamento della Croce
Circondata dal camposanto, orientata a sud-est ed elevata sul pendio del colle che ospita il castello di Coredo, l'antica pieve dedicata al Ritrovamento della Santa Croce, rivolta verso il paese, è documentata a partire dal 1272, ma deve il suo aspetto attuale ad un ampliamento realizzato tra il 1711 e il 1724 dall'architetto e maestro costruttore Antonio Brusinelli. All'esterno la semplice facciata a due ripidi spioventi reca il portale in pietra calcarea architravato, dotato di coronamento spezzato ed elevato di alcuni gradini, un riquadro affrescato e un'ampia finestra a lunetta. Alla sua sinistra si eleva il campanile, con fusto sostenuto da una serie di tiranti in ferro e dotato di conci angolari sfalsati in pietra a vista, quadrante di orologio sul fronte principale, quattro monofore archiacute nella cella, senza soluzione di continuità con il fusto, e tetto piramidale a quattro spioventi svasati, sormontato da globo e bandierina segnavento. Lungo il fianco sinistro della chiesa si trovano due monofore antiche tamponate, strombate e dal profilo a centina ribassata, e l'accesso secondario, architravato e protetto da un tettuccio a tre falde; una terza monofora è presente sul fianco destro, sul quale emergono, addossati al muro di contenimento del camposanto, i volumi del deposito (sacrestia antica) e della sacrestia (nuova), dotata di finestre quadrate e di un ingresso indipendente; in corrispondenza dell'abside semicircolare si aprono due finestre simmetriche nella parte bassa della muratura e altre cinque nella parte alta. All'interno la navata unica coperta da volte a botte è divisa in tre campate da coppie di paraste specchiate, sormontate da ricchi capitelli fogliati in stucco e raccordate in alto dal marcapiano modanato e dentellato; lungo le pareti si aprono altrettante coppie di cappelle a pianta rettangolare, introdotte da arcate a pieno centro sormontate da cartelle in stucco e anch'esse voltate a botte, ospitanti gli altari laterali, l'ingresso secondario (nella seconda cappella a sinistra) e l'accesso alla sacrestia vecchia (nella terza campata a destra). Tre gradini elevano lo spazio presbiteriale, delimitato dalle balaustre marmoree e dotato sui fianchi di una coppia di arcate. L'imponente macchina dell'altare maggiore ligneo segna l'ingresso nel catino absidale, fortemente illuminato dalla corona di finestre aperte sulle cinque unghie della volta. Tutto l'interno è impreziosito da stucchi realizzati dai valsoldani Lodovico e Carlo Bertalli intorno al 1714-1716; coevo è il fregio perimetrale dipinto con motivi di vasi, festoni e cartelle.
20/06/2022
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocesi di Trento)