chiesa
parrocchiale
Chiesa di Sant'Andrea Apostolo
Quella che vediamo è la terza ricostruzione della chiesa di Sant'Andrea Apostolo i cui lavori iniziarono nel 1740. Un piccolo edificio esisteva prima del 1449, anno in cui la comunità fu eretta in parrocchia, svincolandola dalla dipendenza dalla pieve titolare di San Pietro in Travesio. Nel 1500 il parroco si rifiutò definitivamente di andare a Travesio per la benedizione dell’acqua nella veglia pasquale ed allora riedificò più grande la chiesa. Il fonte battesimale, prova evidente dell’autonomia parrocchiale, di Giovanni Antonio Bassini detto il Pilacorte, porta incisa questa frase con data 1497: “Quicumque vult salvus fieri oportet ut teneat cattolicam fidem". Molto probabilmente fu affrescata dal Pordenone, di cui è anche citata in documento la pittura di un gonfalone. Gasparo Narvesa dipinse successivamente due pale per due altari laterali: san Valentino e san Floriano, che furono poi trasferite nella vicina chiesa di san Nicolò. Nel 1679 infatti un fulmine arrecò gravissimi danni e per molti motivi, compreso l’aumentato numero dei fedeli, nel 1740 fu decisa la nuova costruzione. Il campanile fu costruito nel 1775. La chiesa fu definitivamente e solennemente consacrata il 23 settembre 1810. Nel 1890 fu rifatta la gradinata esterna per salire dalla piazza sottostante per cura di Giandomenico Facchina, che nel 1901 donò il pavimento in mosaico del coro, realizzandolo nel suo atelier di Parigi. Nel 1930 fu portata dalla Valgardena la statua della Madonna della Salute, opera della ditta Martiner. Nel 1931 fu collocata la Via Crucis in mosaico, opera di Gino Avon di Solimbergo, mentre nel 1932 furono realizzate le decorazioni in affresco delle volte del coro e del soffitto, per mano del pittore Sgobbaro di Udine. Nel 1964 fu donato dai mosaicisti Tossut GioBatta e Tossut Vincenzo l’ovale con San Pietro. Il fonte battesimale del Pilacorte, già presente nella seconda chiesa demolita, è stato collocato in angolo sollevandolo e chiudendolo con la balaustra che attineva invece alla chiesetta di san Nicolò e che porta incisa la frase “Laetatus sum in operibus meis ob sollecitudinem” Io Ant. Pilacorte. 1503. Nel fonte battesimale quattro putti gioiosamente espressivi reggono la coppa sopra i libri del vangelo, poiché fra loro ai piedi sono scolpiti gli emblemi dei quattro evangelisti. La coppa è ornata da tipici cherubini sorridenti, in bassorilievo, entro due diverse catene. Le pale settecentesche sono tre, tutte devozionali, rappresentano la Vergine col bambino Gesù, una con san Urbano papa e san Bartolomeo, dietro il battistero; una con sant’Agostino e sant’Antonio abate, sul primo altare di sinistra; una con i Ss. Luigi Gonzaga, Antonio da Padova, Domenico e Francesco sul primo altare a destra. Tutti gli altari sono in marmo di Carrara, arricchiti secondo il gusto ancora barocco con angeli e angioletti di buona ma stereotipa fattura. Gli arredi in legno, confessionali, pulpito, cantoria del coro, sono in legno di noce, disegnati dall’architetto Domenico Pellarin, sequalsese. Gli affreschi nelle volte del coro rappresentano i 4 evangelisti ed il trionfo dell’eucaristia con la scritta “Noctem lux eliminat”, mentre nel soffitto della navata è celebrato san Andrea che prima indica a Pietro il Maestro che li attende, poi sulla croce, conforta i cristiani con la parola; infine estatico è in contemplazione del Signore.
19/05/2022
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocesi di Concordia - Pordenone)