chiesa
parrocchiale
Chiesa di San Nicolò
Il castello di Baschi sorge sulla riva sinistra del Tevere poco distante dalla confluenza con il Paglia. Il comune rurale nacque e si sviluppò in seno alla signoria che fu detta dei Baschi, di quasi certa origine longobarda, che avevano abbracciato la causa ghibellina.
La famiglia dei Baschi, tra le più potenti del centro Italia, nei secoli XIII e XIV raggiunse il suo massimo potere, arrivando ad avere sessanta castelli, con possedimenti che si estendevano in Umbria, in Toscana fino al mare, nelle Marche fino a Camerino.
La cinquecentesca Chiesa parrocchiale di San Nicolò, dichiarata monumento nazionale, fu progettata da Ippolito Scalza e costruita, a partire dal 1576, su un più piccolo edificio religioso duecentesco, utilizzato fino all'inizio dell'800 come cimitero del paese, tracce del quale sono individuabili nel muro perimetrale nord e soprattutto nella cripta.
La chiesa ha un'intonazione toscana sia all'interno che all'esterno. I riferimenti dello Scalza, alla sua prima esperienza di edificio religioso, furono il San Salvatore al Monte di Simone Pollaiolo, detto il Cronaca, a Firenze, e la Chiesa di Santa Maria in Gradi ad Arezzo di Bartolomeo Ammannati.
L'interno di San Nicolò, intonacato e tinteggiato, è a croce latina, con una sola navata e due cappelle laterali, ad occupare i bracci del transetto, presbiterio rialzato ed abside semicircolare; le pareti dell'aula propongono un doppio ordine di paraste, in pietra, separate da una cornice intermedia; quello inferiore, che inquadra una serie di archi, è sormontato da un attico finestrato; sulla cornice superiore poggia il soffitto a cassettoni lignei, opera dell'ingegnere orvietano Paolo Zampi.
Sulla parete di fondo della cappella del Santissimo Sacramento, a destra, si trova il prezioso trittico di San Nicolò, del senese Giovanni di Paolo, realizzato nel 1440 e proveniente dalla vecchia chiesa; sotto l'altare maggiore riposa il corpo di San Longino, compatrono del paese.
All'esterno la chiesa si mostra in pietra arenaria a vista; la facciata manierista, piuttosto deteriorata, recentemente consolidata e protetta, è tripartita verticalmente da paraste tuscaniche e sviluppata su tre livelli sovrapposti, scanditi da cornicioni: il primo ordine con tre portali a telaio, quello centrale più ampio, sormontati da timpani triangolari; il secondo ordine con un rosone circolare affiancato da due nicchie, ora vuote, ma un tempo occupate da figure di angeli in travertino; il terzo ordine con un solenne timpano centrale con volto d'angelo. Il cornicione di coronamento è sormontato da quattro pinnacoli e una croce centrale.
Di essa l'architetto orvietano Renato Bonelli, ebbe a dire: "...armonia felice nella zona inferiore; purezza di linee, purezza compositiva e di disegno: una facciata disegnata che pian piano sfuma in alto in una diversa plastica. In basso la trabeazione corre rettilinea, non ha risalti, ha solo un risalto d'angolo, invece in alto la trabeazione è rotta più volte in corrispondenza del timpano secondario e delle lesene superiori. Quindi la facciata man mano che marcia verso l'alto si sfrangia, si articola, ha delle variazioni che contribuiscono a darle slancio. Le porte hanno un'aria fiorentina, sembrano disegnate da un toscano".
Il campanile cuspidato è collocato sul retro dell'edificio, a fianco dell'abside, innalzata oltre le antiche mura, poggiata su un torrione che nella parte inferiore servì anche da fortificazione della stessa cinta.
19/05/2022
Scheda di Censimento dei beni architettonici (Diocèse de Orvieto - Todi)