La parrocchia «è una determinata comunità di fedeli costituita stabilmente nell’ambito di una Chiesa particolare, la cui cura pastorale è affidata, sotto l’autorità del Vescovo diocesano, a un parroco quale suo proprio pastore» (Codice di diritto canonico, can. 515 §1).
Gli elementi che caratterizzano la parrocchia sono: la chiesa parrocchiale, in cui si esercita il culto e si amministrano i sacramenti; l’ufficio ecclesiastico ovvero il complesso di diritti e doveri esercitati dal titolare; il territorio, che determina la circoscrizione della potestà parrocchiale; e la popolazione presente sul territorio, che costituisce la stabile comunità dei fedeli a cui si indirizza la cura pastorale. Il territorio parrocchiale può comprendere ulteriori chiese, dette sussidiarie, poiché amministrativamente dipendenti dalla parrocchia.
La presenza di tutti questi elementi non è, tuttavia, vincolante e necessaria. Il Codice di diritto canonico contempla, infatti, l’erezione di parrocchie personali, in funzione del rito, della lingua, della nazionalità dei fedeli appartenenti a un territorio, oppure anche sulla base di altre precise motivazioni.
Solo il vescovo diocesano, sentito il consiglio presbiterale, ha facoltà di erigere, sopprimere o modificare le parrocchie e il relativo territorio di competenza.
La parrocchia eretta legittimamente gode di personalità giuridica canonica e civile.
DOCUMENTAZIONE PRODOTTA
Secondo le ripetute disposizioni canoniche, la documentazione prodotta da una parrocchia può essere suddivisa in alcune categorie, relative agli obblighi e alle diverse attività della parrocchia stessa. Non è detto, però, che l’ordinamento dei documenti sia uguale per tutti i fondi parrocchiali, perché i fondi stessi riflettono l’attività gestita nel tempo da soggetti diversi, i quali possono aver ordinato o riordinato, secondo criteri differenti, il patrimonio documentario dell’ente.
Un fondo parrocchiale può essere articolato in diverse serie documentarie, come, ad esempio:
amministrazione dei sacramenti: libri parrocchiali o canonici (registri dei battesimi, delle cresime, dei matrimoni, dei defunti), stati delle anime, atti delle pubblicazioni matrimoniali, dispense matrimoniali per consanguineità o affinità;
edifici di culto e ufficio sacro: nomine e provvisioni canoniche dei parroci, predicazione, binazioni di messe, consacrazioni, benedizioni, ristrutturazioni, santo patrono, altro;
amministrazione economica: carte di istituzione di benefici e fondazioni, registri per messe, cassa o monte dei defunti, legati pii, testamenti, inventari di beni mobili e immobili, registri delle fondazioni, bilanci e gestione patrimoniale, libri contabili, contratti economici (precaria, enfiteusi, livelli, vendite, ecc.), controversie e processi;
rapporti con le autorità ecclesiastiche e civili: disposizioni, carteggio, bolle, indulti, concessioni, privilegi, autentiche di reliquie, carte delle visite pastorali, lettere pastorali, editti, sinodi e concili, bollettino diocesano;
memorialistica: chronicon, memorie storiche, biografie, agiografie.
Altri fondi, aggregati a quello parrocchiale, possono contenere:
documenti prodotti da confraternite devozionali o dell’associazionismo cattolico;
documenti prodotti da enti soppressi, come altre parrocchie, conventi, collegiate, ecc.;
documenti prodotti da istituti, fondazioni private, asili parrocchiali, opere pie ecclesiastiche, Caritas, Acli, ecc.;
documenti privati prodotti da famiglie o persone, come i fondi personali dei parroci o dei sacerdoti della parrocchia.
STORIA
Nei primi secoli cristiani le comunità dei fedeli erano guidate da responsabili (episkopoi, vescovi) o anziani (presbyteroi, presbìteri), che disciplinavano la vita liturgica e comunitaria, presente in prevalenza nelle città portuali e lungo le grandi strade di comunicazione. Solo nel IV secolo, con il libero esercizio del culto pubblico concesso dall’imperatore Costantino, le comunità cristiane rurali cominciano a crescere di numero e richiedono la presenza stabile di clero per le ordinarie attività di culto e amministrative. Nacquero così, specialmente nella parte orientale dell’impero romano, parrocchie periferiche delle diocesi urbane, affidate prima a corepiscopi e poi a parroci dipendenti dai vescovi.
Anche in Occidente la cura parrocchiale si estese dalla città alle campagne, dove il vescovo inviava sacerdoti per garantire i servizi religiosi alle popolazioni. Dal VI-VII secolo i concili provinciali cominciarono a registrare l’esistenza di circoscrizioni parrocchiali rurali dai confini definiti, benché il termine parrocchia ancora non fosse usato sempre e dovunque. Gradualmente la cura fu affidata ai sacerdoti residenti, che potevano ricevere direttamente dai fedeli donazioni e legati, usufruendo direttamente dei benefici derivanti.
Dall’VIII secolo circa, oltre alle chiese parrocchiali, venivano erette anche chiese secondarie, cappelle e oratori, che restavano sotto la dipendenza della parrocchia. Tale vincolo di dipendenza era espresso dal diritto esclusivo delle chiese parrocchiali di possedere il fonte battesimale per amministrare il battesimo, con il quale si entrava a far parte del popolo di Dio da qui i nomi spesso in uso in età medievale di plebs o pieve – e le famiglie assumevano l’obbligo di pagare le decime alla chiesa plebana. Si cominciò così ad assegnare alle parrocchie le campagne circostanti come territorio proprio, dai confini certi e definiti.
A partire dal Mille la parrocchia rurale divenne il centro della vita cristiana della comunità e accanto alle chiese sorsero spesso servizi religiosi (battistero, cimitero, ecc.), educativi (scuole) e caritativi (ospizi, orfanotrofi, ecc.).
Le parrocchie urbane, invece, si svilupparono più lentamente, perché la chiesa cattedrale rimase a lungo l’unica parrocchia della città, sede del vescovo, assistito dal suo clero, spesso organizzato in forme di vita comune o canonicale. Solo con lo sviluppo urbanistico del basso medioevo anche all’interno delle mura cittadine la cura parrocchiale cominciò ad articolarsi sulla base dei quartieri, dei terzieri, dei sestrieri, delle ottine, a seconda di come veniva suddivisa amministrativamente il centro abitato.
Il Concilio di Trento (1545-1563) ha delineato il volto definitivo delle parrocchie, che volle erette anche nelle diocesi che ne erano ancora sprovviste. E alle parrocchie venne affidata la stabile cura pastorale dei fedeli attraverso la giurisdizione dei sacramenti (registrazione di battesimi, matrimoni, defunti) e il controllo morale del territorio (predicazione, confessione, precetto pasquale, missioni popolari, quarantore, ecc.).
Lo sviluppo della rete parrocchiale sul territorio è molto variegato. Dipende dalla storia e dalla conformazione geografica dei luoghi, dalla densità abitativa, dalle possibilità di comunicazione viaria, dalla disponibilità di clero.
BIBLIOGRAFIA
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- Luigi Chiappetta, Il manuale del parroco. Commento giuridico-pastorale, Roma, Dehoniane, 1997.
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- Luca Bressan, La parrocchia oggi: identità, trasformazioni, sfide, Bologna, Dehonaine, 2004.
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