La genealogia è la scienza, ausiliaria della storia, che tratta dell’origine e della discendenza di famiglie e stirpi. Si occupa di accertare e ricostruire documentalmente i legami di parentela che intercorrono tra i membri di una o più famiglie.
A partire dalla seconda metà del ventesimo secolo l’interesse per le ricostruzioni genealogiche si è molto diffuso e attualmente costituisce una delle ragioni principali per la frequentazione di archivi e siti web archivistici.
La ricerca genealogica, come qualsiasi indagine storico-scientifica, si serve delle fonti per giungere a risultati certi e verificabili, e si attua con l'applicazione di un metodo fondato su conoscenze interdisciplinari che offrono strumenti per reperire, leggere, comprendere e contestualizzare le fonti. Per condurre una ricerca genealogica occorre avere conoscenze di carattere storico-sociale, archivistico e giuridico, socio-linguistico e di storia della scrittura. Le scienze coinvolte durante una ricerca genealogica sono quindi molteplici: storia sociale, istituzionale, archivistica, onomastica, toponomastica, antropologia, diritto ecclesiastico e di famiglia, paleografia.
L’esito di una ricerca genealogica è rappresentato graficamente dall’albero genealogico, un grafico che raffigura le diverse generazioni con le relative diramazioni di un medesimo ceppo familiare, avente un capostipite comune.
Da dove iniziare?
La ricerca dei dati anagrafici di una persona deve partire da un luogo (di nascita, di matrimonio, di morte), da un tempo (anno di nascita, di matrimonio, di morte), e dalla relazione di consanguineità o affinità con il parente prossimo (genitore, coniuge, figlio, parenti del coniuge). Si procede in seguito a ritroso nella ricerca dei legami di parentela (dai figli occorre risalire ai genitori, ai nonni, ecc). Il criterio per il computo dei gradi di parentela è identico per il codice civile e per quello canonico (articoli 74, 75, 76 del Codice civile e canoni 108-109 del Codice di diritto canonico). Nella linea retta di parentela “tanti sono i gradi quante le generazioni, ossia quante le persone, tolto il capostipite; nella linea obliqua tanti sono i gradi quante le persone in tutte e due le linee insieme, tolto il capostipite". Da cui avremo che in secondo grado sono identificati i fratelli e le sorelle, il nonno e il nipote, in quarto grado i cugini (figli di fratelli).
Secondo l'articolo 77 del Codice civile, la legge non riconosce il vincolo di parentela oltre il sesto grado, salvo che per alcuni effetti specialmente determinati. I soggetti della ricerca genealogica sono gli ascendenti, i discendenti, i collaterali, gli affini, gli attinenti.
Quali fonti consultare?
Le fonti sono l’anagrafe ecclesiastica e l’anagrafe con lo Stato civile.
L’anagrafe ecclesiastica conserva la registrazione dei sacramenti (battesimo, cresima, matrimonio, morte) e tutti gli atti che documentano un stato o una variazione di condizione (stato delle anime, stati liberi, dispense matrimoniali, pubblicazioni matrimoniali, processetti matrimoniali, ecc.).
Lo Stato civile riguarda le registrazioni di nascite, morti e matrimoni, l’anagrafe civile registra i movimenti della popolazione, le residenze, le immigrazioni ed emigrazioni, le liste elettorali, di leva.
Lo Stato civile italiano nasce dopo l’Unità d’Italia quando, con il primo censimento nazionale del 1861, la conoscenza dello stato dei cittadini diventa un’esigenza per formare le liste elettorali, i consigli comunali, per assolvere all’obbligo della leva militare, per esigere le tasse. Un decreto del 1864 attribuisce ai Comuni il compito di registrare i movimenti demografici, senza carattere obbligatorio, per cui non tutti i Comuni vi ottemperano. Una seconda legge del 1871 rende invece l’anagrafe obbligatoria per tutti i Comuni che da questa data in avanti sono tenuti alla compilazione dei registri di nascita, matrimonio e morte della popolazione residente.
Per il periodo antecedente al primo settembre 1871 le funzioni di ufficiale di stato civile erano espletate dai parroci, titolari nelle parrocchie della registrazione e conservazione dei libri canonici, o registri dei battezzati, matrimoni, morti e stati d’anime che furono compilati modo in sistematico dalla seconda metà del Cinquecento, a seguito delle disposizioni del Concilio di Trento.
Durante una ricostruzione genealogica si possono incontrare alcune difficoltà che sono rappresentate in primo luogo dalla natura stessa della ricerca, che deve aggregare e confrontare dati conservati in diverse fonti documentarie. In secondo luogo la difficoltà è legata alla lettura dei documenti e all’interpretazione delle informazioni, per questo occorre possedere una conoscenza essenziale della paleografia e anche della storia dell’ente che ha prodotto i documenti, oltre ad avere nozioni di base sul diritto ecclesiastico e di famiglia.
Infine, si incontrano sempre durante il percorso di ricerca incertezze di data, dati contradditori, varianti del nome, incertezze di relazione e omonimie, mancate o errate registrazioni, variazioni della toponomastica che identifica un luogo.
BIBLIOGRAFIA
- http://www.antenati.san.beniculturali.it (sito visitato in data 21.09.2014)
- http://www.treccani.it (sito visitato in data 21.09.2014)
- L. Caratti di Valfrei, Manuale di genealogia. Profilo, fonti, metodologie, Carocci, Roma 2004
- L. Caratti di Valfrei, Guida alla ricerca genealogica, CLUEB, Bologna 1998
- Codex iuris canonici, 1917
- Codex iuris canonici, 1983
- Codice civile, Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 262, edizione 2014 (Testo aggiornato al Decreto-Legge 24 giugno 2014, n. 91)
- Concilio di Trento, (1545 - 1563)