Fino al 1841 la cattedrale di Caserta era ubicata nel cuore dell’antico borgo medievale arroccato sul pendio del monte Virgo. Con la costruzione della reggia vanvitelliana, iniziata nel 1751 e destinata a diventare il baricentro della nuova Caserta, l’antico nucleo medievale subì un processo di lenta eclissi trovandosi in posizione periferica rispetto alle nuove dinamiche urbane e territoriali introdotte dal crescente sviluppo della nuova città. Un graduale spostamento dell’asse religioso e amministrativo era già stato avviato nei primi anni del XVII secolo, quando, in notevole anticipo rispetto al progetto della nuova città borbonica, i vescovi trasferirono la loro residenza in pianura, nel villaggio di Falciano, dove furono costruiti il seminario e l’episcopio. Gli ulteriori sviluppi della seconda metà del Settecento, periodo in cui l’insediamento si estende su un impianto regolare di strade ortogonali, delinearono l’assetto di una città che, ormai centro principale del territorio a Est di Napoli, veniva elevata a capoluogo della popolosa provincia di Terra di Lavoro con decreto reale nel 1818. L’anno successivo, nel 1819, il vescovo di Caserta Domenico Narni Mancinelli commissionava all’architetto Giovanni Patturelli il progetto di una nuova cattedrale da costruirsi sulla preesistente chiesa parrocchiale di San Sebastiano detta del Carmine. Il progetto, che vide gli architetti Carlo Diversi e Pietro Valente subentrare al Patturelli nell’ultima fase dei lavori, fu seguito da un lungo iter costruttivo ultimato soltanto nel 1841 quando papa Gregorio XVI, con bolla del 15 luglio, trasferiva la cattedrale da Caserta vecchia nella nuova chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. L’anno successivo, il 2 febbraio 1842, con solenne cerimonia e alla presenza di Ferdinando II di Borbone, veniva inaugurata la cattedrale di Caserta. Sintomatica della formazione neoclassica degli architetti coinvolti nella realizzazione, la chiesa presenta una sobria facciata impostata, nel primo registro, su sei pilastri che, ornati da lesene ioniche, scandiscono cinque vani architravati chiusi da cancelli delimitanti un atrio coperto. Sui tre vani centrali s’imposta il secondo livello ritmato da quattro lesene composite sormontate da un timpano triangolare. Lo spazio interno, ampio e luminoso, si sviluppa su una pianta longitudinale conclusa da transetto e ampia abside. Grandi colonne ioniche dividono l’invaso in tre navate che raggiungono la crociera il cui innesto è inquadrato da un monumentale arco trionfale. Un omogeneo apparato decorativo neoclassico riveste le pareti, le volte e il soffitto della navata centrale decorato da un cassettonato di lacunari in stucco che ritornano nella volta del presbiterio e dell’abside. Nel 1998 è stato ultimato l’adeguamento liturgico alle indicazioni del Concilio Vaticano II che ha predisposto la riorganizzazione del presbiterio.

ADEGUAMENTO LITURGICO

L'adeguamento liturgico della Chiesa di San Michele Arcangelo

EVENTI PARTICOLARI

Nella cappella dell’Addolorata (dedicata originariamente alle Anime del Purgatorio), a destra dell’altare maggiore, viene venerata una pregevole statua lignea settecentesca della Madonna. L’istituzione nel 1885 della Congregazione dei Sette Dolori e prodigiosi avvenimenti legati alla statua conferirono un notevole impulso alla devozione verso la sacra immagine che, nel 1898, veniva solennemente incoronata. Nel 1901 la cappella fu dichiarata Santuario diocesano.

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