Un primo adeguamento alle nuove funzionalità liturgiche conseguenti al dettato conciliare era stato realizzato a metà degli anni ’60. Per questa fase iniziale delle celebrazioni versus populo veniva utilizzato un piccolo altare mobile, collocato in basso nella navata, davanti all’ingresso della cripta. Tale soluzione si ispirava ad una consuetudine anteriore al Concilio e praticata durante i solenni pontificali alla presenza del vescovo. In queste occasioni infatti l’altare, solennemente addobbato con candelieri e un paliotto, veniva posizionato su una predella a tre gradini all’interno della prima campata, appositamente recintata da inginocchiatoi. Sulla sinistra prendeva posto la cattedra, anch’essa elevata di tre gradini e completata da un baldacchino.
Alla fine degli anni ’70 l’allora vescovo Mons. Foresti incaricava l’arch. Franco Serafini di redigere un progetto finalizzato a consolidare definitivamente questo uso di celebrare nella zona plebana all’interno della prima campata. La nuova organizzazione spaziale doveva risultare tassativamente reversibile come indicato dalla Soprintendenza (che ha tollerato il progetto senza mai approvarlo) e occorreva che ogni singolo elemento fosse il più possibile maneggevole, in modo da consentire, all’occorrenza, un facile smontaggio (…)”. Allo scopo di pervenire al riordino degli elementi funzionali alla celebrazione, l’architetto Serafini riteneva opportuna l’adozione di una pedana che risultasse l’elemento unificante dei vari punti focali: altare-leggio, scanni-cattedra (…)”. Inoltre la collocazione degli elementi liturgici sopra questa autonoma struttura praticabile avrebbe contribuito a far risaltare la discontinuità del nuovo insieme rispetto al contesto preesistente. Anche la forma degli arredi era intenzionalmente priva di bellurie, in quanto, come sottolineato dal progettista, qualunque soluzione improntata ad una qualche pretesa architettonica sarebbe suonata come un atto di inutile presunzione”. Tutti gli apparati liturgici erano dunque stati studiati quali semplici piani visti sotto il profilo della loro funzionalità e la scelta di utilizzare, per raggiungerne le corrette quote di servizio, dei parallelepipedi foderati nello stesso tapiflex della pedana, li avrebbe ulteriormente uniformati, privandoli di ogni autonomo valore architettonico.
Nonostante il tentativo di dare luogo ad un intervento il più possibile discreto, al termine dei lavori si sono sollevate numerose voci di dissenso, tra cui quella di Cesare Brandi che auspicava la rimozione immediata di “(…) quella indecente pedana con la moquette rossa, buona per uno spettacolo di varietà, ma offensiva sotto le volte solenni, ai piedi del venerando pontile (…)”. Sul fronte opposto si è esercitato in paziente difesa il canonico A. Bergamini, che ha esposto e ribadito le ragioni della Liturgia rinnovata, nel tentativo di far comprendere come “(…) i diversi elementi in legno, senza offendere il disegno architettonico del monumento secolare, servono alla loro funzione e fanno comprendere che il nostro bel Duomo non è un museo per conservare cose morte, anche se di pregio, ma è un’opera d’arte nata e conservata a perenne servizio di una realtà viva.”
Lunga e complessa si è rivelata anche l’attuazione dello spostamento dell’altare maggiore originale, collocato nell’antico presbiterio. L’iter è stato infatti avviato nel 1984, ma la vicenda si è conclusa ben cinque anni più tardi, con l’approvazione, nel giugno del 1989, del progetto più volte modificato. La richiesta era peraltro nata sulla base di specifiche esigenze liturgiche: il vescovo infatti desiderava valorizzare l’antica area presbiterale per celebrarvi piccole assemblee e per raggiungere tale obiettivo si rendevano necessari sia il ridimensionamento in altezza del manufatto sia il suo spostamento al centro del presbiterio. La Curia aveva in animo di concludere l’intervento entro la primavera del 1985, così da poter procedere alla riconsacrazione dell’altare nel corso delle celebrazioni per l’VIII Centenario della dedicazione del Duomo. Ma la Soprintendenza ai BBAA di Bologna, pur ritenendo accettabile lo spostamento, visto che si trattava di deliberare riguardo ad uno dei monumenti più insigni del patrimonio artistico ha ritenuto necessario consultare anche il Comitato di settore del Ministero, il quale ha poi ammesso unicamente la traslazione in avanti dell’antico manufatto, rendendo così necessaria la stesura di un nuovo progetto e determinando il lungo procrastinarsi della sua attuazione.
Attualmente le celebrazioni sono officiate presso l’altare post-conciliare, situato in posizione centrale, sul lato della campata più prossimo all’assemblea. Alle sue spalle, in asse, è disposta la sede-cattedra e ai lati sono allineate, su doppia fila, le ventuno sedute dei canonici. L’ambone infine, un semplice leggio, è posto in prossimità del pilastro sulla sinistra.
Durante le celebrazioni solenni presiedute dal vescovo, la sede ordinaria viene sostituita dalla cattedra conservata in cripta, l’altare post-conciliare viene ricoperto anteriormente da un paliotto e infine si utilizza l’ambone storico che si trova in alto sul pontile. Per quanto riguarda il rito battesimale, esso viene abitualmente celebrato presso il relativo fonte, dove è anche sempre collocato il cero pasquale. Solo in caso di battesimi comunitari viene utilizzata una bacinella sul presbiterio.
Nel 1996 ha preso il via un progetto di rifacimento degli impianti di illuminazione, curato dall’architetto Grassia di Roma ed elaborato nell’ambito di un intervento pilota dell’ENEL. Anche in questo caso è stato costante il monitoraggio della Soprintendenza per i BBAA dell’Emilia , che ha anche impartito le disposizioni relative sia ai livelli di illuminamento sia alla conservazione che al riutilizzo dei lampadari storici. Nel 2003 il progetto esecutivo è stato affidato agli ingegneri M. Silvestri e P. Cinti di Modena che ne hanno curato la realizzazione, completata nel 2005 con l’illuminazione occasionale delle opere d’arte.
Il presbiterio addobbato con paramenti in una fotografia posteriore al 1924
Il presbiterio dopo l'adeguamento liturgico del 1989.
L'altare maggiore
Il fonte battesimale a calice della seconda metà del 500