Le origini della diocesi di Modena risalgono certamente al IV secolo. Il vescovo Teodulo edificò sulla tomba del predecessore San Geminiano (morto nel 397) - nel sito dell’attuale duomo e con identico orientamento - la basilica detta “ad corpus”. Un secondo edificio fu eretto fra VII ed VIII secolo ed in seguito ripetutamente rimaneggiato ed ampliato sino alla prima metà dell’XI. La decisione di ricostruire dalle fondamenta la cattedrale, trovandosi la vecchia chiesa in cattivo stato di conservazione e pericolante, fu eccezionalmente assunta dai prelati, dai vassalli e dai cittadini modenesi, col sostegno di Matilde di Canossa, in una delicata fase di vacanza della sede vescovile. Come documentato dalle due epigrafi marmoree della facciata e dell’abside del Duomo, la prima pietra del nuovo edificio, progettato dall’architetto Lanfranco, fu collocata il 9 giugno 1099. La fabbrica fu terminata, insieme allo splendido apparato scultoreo realizzato da Wiligelmo e dalla sua bottega, nel terzo decennio del XII secolo. Il rigoroso impianto planimetrico basilicale a tre navate absidate è scandito in cinque campate da possenti pilastri quadrilobati cui si alternano, per le semicampate laterali, eleganti colonne monolitiche di gusto classico con splendido capitello neocorinzio. Al di sopra degli archi a tutto sesto le due pareti centrali sono caratterizzate dalla calibrata presenza delle trifore dello pseudomatroneo. La cripta, percorsa da un fitto reticolo di colonne che ne sostengono le volte e la struttura soprastante, occupa, poche decine di centimetri al di sotto del piano di calpestio delle navate e per tutta la larghezza della chiesa, l’area corrispondente all’ultima campata e alle absidi. Di conseguenza il presbiterio risulta fortemente sopraelevato. All’esterno la facciata principale, del tipo a schermo, denuncia, col variare del profilo di coronamento a salienti e la tripartizione marcata dai poderosi contrafforti, la suddivisione interna dello spazio. Il portale principale, wiligelmico, è inquadrato da un monumentale ed originale protiro sormontato da edicola; ai lati slanciate arcate cieche impostate su esili semicolonne racchiudono le logge a tripla arcata. Lo stesso motivo architettonico, impreziosito dalle vibranti sfumature cromatiche del rivestimento lapideo, si ripete con semplice ma raffinatissima regolarità lungo i fianchi e le absidi. Nel prospetto sud e nord si aprono la porta dei Principi e quella della Pescheria. Entrambe replicano il protiro a doppio livello della facciata. A partire dagli ultimi decenni del XII secolo furono apportate, per opera di maestranze campionesi, importanti modifiche alla fabbrica lanfranchiana. All’interno un primo intervento attribuito ad Anselmo da Campione, forse riferibile alla consacrazione del 1184, portò di un pontile splendidamente decorato dalle lastre con scene della Passione. Agli inizi del Duecento si ridefinì l’intera zona presbiteriale con la modifica del pontile e l’inserimento dell’ambone cilindrico decorato con le lastre del Cristo in maestà, degli Evangelisti e dei Dottori della Chiesa. La realizzazione dello pseudotransetto modificò sensibilmente la conformazione strutturale dell’ultima campata suggerendo l’ideazione della recinzione a doppio ordine dell’area presbiteriale. All’esterno la continuità dei prospetti laterali fu alterata dall’emegenza degli schermi del transetto e dalla realizzazione, sul fianco sud, della porta Regia mentre in facciata si operò l’inserimento dello splendido rosone e delle porte laterali. Ai campionesi si deve inoltre la costruzione della torre campanaria, la celebre Ghirlandina, e del pulpito marmoreo trecentesco. Nel corso del XV secolo le attuali volte a crociera sostituirono l’originaria copertura a capriate. Alla fine del XVI secolo il vescovo G. Silingardi operò un drastico adeguamento dell’area presbiteriale per riavvicinare i fedeli alla celebrazione eucaristica ottemperando alle indicazioni liturgiche emanate dal Concilio di Trento. Il parapetto scolpito del pontile fu per questo sostituito da una ringhiera in ferro. Fra il 1898 ed il 1914 si eliminarono il battistero e quasi tutte le cappelle devozionali, per lo più quattro e cinquecentesche, che si addossavano, con i relativi altari, alle pareti delle navate laterali. Fra il 1919 ed il 1920, si operò, su progetto dello storico T. Sandonnini e dell’ingegner D. Barbanti, la ricostruzione del pontile campionese nelle forme attuali. Il Duomo di Modena, che prospetta sulla centrale piazza Grande è stato gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, per adeguare la cattedrale alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, è stata realizzata, alla base del pontile, una nuova area presbiteriale con arredi in legno di carattere ancora provvisorio.

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