Il primo intervento di adeguamento della cattedrale di Carpi alle norme liturgiche del Concilio Vaticano II, di carattere assolutamente provvisorio ma rimasto in opera per oltre trentacinque anni, fu realizzato presumibilmente alla fine degli anni sessanta. L’altare in legno si componeva di una mensa rettangolare di cm 286 per 95 sostenuta da due esili elementi verticali fra i quali era posta un’immagine monocroma rivolta all’assemblea e raffigurante l’Ultima Cena. Si collocava sull’antica area presbiteriale, a due metri dai gradini della stessa, poco oltre i pilastri settentrionali della cupola. La sede ordinaria era alla base del pilastro nordorientale, mentre la cattedra, posta in un primo tempo alla base del pilastro nordoccidentale, fu poi spostata a ridosso della predella dell’ex altare maggiore, sopraelevata di due gradini rispetto al piano del presbiterio ed in asse con l’altare. Un modesto leggio in legno funge da ambone in posizione simmetrica alla sede.
A questa prima sistemazione dell’area presbiteriale hanno fatto seguito, nel corso degli anni, numerosi studi e proposte progettuali per una realizzazione definitiva.
Nel 1970 il Capitolo della cattedrale incaricò il prof. Giuseppe Zander, consultore della Pontificia Commissione di Arte Sacra, dello studio per un nuovo altare rivolto al popolo.
Nel settembre 1978 gli architetti F. Colombo, S. Pirola e V. Vigorelli della Scuola Beato Angelico di Milano presentarono una nuova soluzione di massima per la sistemazione del presbiterio, progetto che il Vescovo A. Prati sottopose immediatamente all’esame del Soprintendente “per poter procedere ad una progettazione più particolareggiata e definitiva”.
La proposta del Beato Angelico, oltre al ridisegno della pavimentazione, prevedeva la demolizione dell’altare ottocentesco e la collocazione, al suo posto, della cattedra e di altre quattro sedute rialzate da una pedana marmorea semicircolare di tre gradini a sua volta posta su una pedana più ampia rialzata di altri due gradini; su questa si collocava, al centro della prima campata del presbiterio, il nuovo altare di forma quadrata (con lati leggermente convessi di m 2.30) sormontato da un alto ed esile ciborio in metallo. Il leggio-ambone era previsto al limite della scalinata del presbiterio. Il progetto indicava inoltre la collocazione dei banchi per l’assemblea non solo in navata centrale ma anche nelle ultime campate di quelle laterali in modo da circandare l’altare su tre lati. Una seconda proposta, che prevedeva la conservazione del dossale dell’altare maggiore, era giudicata dagli stessi progettisti come “soluzione di ripiego (...) senz’altro da evitare”.
Trasmettendo i progetti al Ministero il soprintendente A. Calvani si disse “favorevole all’attuazione della prima proposta” precisando che il “progetto è di larga massima, quindi dovrà essere meglio definito nei particolari”. All’ipotesi di demolizione dell’altare del Sammarini si opposero decisamente M. Fossi, soprintendente per i beni artistici e storici di Modena e Reggio E., e la locale sezione di Italia Nostra. Respingendo con forza le argomentazioni di quest’ultima il Calvani ribadiva, con una seconda lettera al Ministero, la sua opinione sottolineando fra l’altro che a “Carpi non si distrugge ma si integra e si arricchisce un discorso architettonico che è sempre aperto in tutti gli edifici sacri, finchè sono officiati. E’ la storia che lo stabilisce. A volta a volta l’opportunità e l’analisi critica definiranno, di questo discorso, la maniera ed i limiti. E’ quanto si è fatto a Carpi”.
Il Comitato di Settore dell’Ufficio centrale del Ministero, pur dichiarandosi “favorevole in linea di massima alla proposta di una nuova sistemazione della zona presbiteriale”, bocciava le modifiche all’assetto storico ed il ciborio previsti dal progetto del Beato Angelico.
Altre due proposte sono state avanzate dall’arch. Pelloni (anni ’80) e dal parroco mons. Tamassia (1992).
Nel maggio del 2001 il vescovo E. Tinti ha incaricato della redazione di un nuovo progetto di adeguamento gli architetti R. Terra e G. Cavina di Bologna che, in collaborazione con lo scultore senese prof. E. Giannetti e con la consulenza liturgica di mons. G. Stanzani, hanno elaborato, fra novembre 2002 e dicembre 2004, numerose proposte di sistemazione dell’area presbiteriale. Scartata dalla committenza l’ipotesi di utilizzare, per la collocazione dei nuovi poli liturgici, l’ampia zona centrale del transetto al di sotto della cupola (ipotesi attentamente sondata dai progettisti in quattro degli studi preliminari proposti nel corso del 2003, gli sforzi progettuali si sono concentrati sul riassetto liturgico dell’antica area presbiteriale definita dai quattro gradini che la rialzano su tre lati e dall’ex altare maggiore del Sammarini.
Il progetto definitivo, elaborato dallo studio Terra-Cavina (novembre 2004) anche sulla scorta delle indicazioni fornite dalle prove con modelli lignei al vero condotte in cattedrale nei mesi precedenti, è stato approvato dalla Soprintendenza di Bologna il 30.06.2005; il 27 novembre dello stesso anno il vescovo E. Tinti ha celebrato il rito di dedicazione del nuovo altare.
Il nuovo adeguamento ha visto la collocazione del nuovo altare in marmo con mensa rettangolare di cm 240x110 nella stessa posizione del provvisorio (a meno di tre metri dalla gradinata - ma privo di predella); la cattedra, anch’essa marmorea, dotata di un alto schienale (di 240 cm), rialzata di un gradino e ruotata di 45° verso l’assemblea, è posta alla base del pilastro nord occidentale. In posizione simmetrica ad essa si trova la sede ordinaria mentre l’ambone si protende verso l’assemblea scavalcando con la sua forma slanciata i gradini del presbiterio.
La croce è posta sull’ex altare maggiore mentre il coro si colloca all’imbocco del transetto di destra. Una doppia fila di seggi per canonici e presbiteri, non ancora realizzati, chiuderà su tre lati lo spazio alle spalle dell’altare.
Nella definizione formale dei principali fuochi liturgici è stato determinante il contributo artistico dello scultore Giannetti: l’altare, inizialmente pensato di forma quadrata (cm 140x140), si compone della mensa in granito azzurro a grana fine (azul macaùba), del corpo centrale con spighe di grano in bronzo dorato applicate su un fondo in marmo giallo di Siena e del basamento in travertino rosa-rosso scolpito. La cattedra, con la seduta in travertino rosa e lo schienale in marmo giallo di Siena, è impreziosita da intarsi in granito azzurro, dall’inserimenti di pietre dure (lapislazzuli, malachite, diaspro, calcedonio) e di tre medaglioni in bronzo dorato ed argento (una grande croce a coronamento dello schienale e gli stemmi del Pontefice e del Vescovo ai lati della seduta. Particolarmente originale è il disegno dell’ambone “inteso come figura simbolica ispirata all’episodio biblico del profeta Elia sul carro di fuoco (II Re, 2, 9-15)”. “(...) è costituito da un’opera scultorea formata da due elementi circolari accoppiati intesi ad evocare l’immagine di un carro infuocato che trasporta il Libro delle Sacre Scritture, facendolo emergere dinamicamente in tutta la sua evidenza, annunciato e sostenuto dalle lingue di fuoco. (...) è stato realizzato in travertino nocciola, con parti in marmi pregiati e pietre dure – giallo Siena e sodalite – ed elementi modellati in bronzo dorato, materiali che contribuiscono a correlarne l’aspetto all’altare (...) Il leggio è previsto di un automatismo motorizzato per la regolazione dell’altezza. Sul fianco dell’ambone sarà collocato un adeguato sostegno adatto per sostenere il cero pasquale”.
Il presbiterio nel 1929
L'area presbiteriale dopo l'adeguamento liturgico del 2005
L'ambone - opera dello scultore E. Giannetti -2005
L'altare - opera dello scultore E. Giannetti -2005
La cattedra episcopale - opera dello scultore E. Giannetti -2005