La facciata della cattedrale di Santa Maria Assunta a Carpi
Veduta dell’aula dall’ingresso
Veduta dell'aula dal presbiterio
Il pulpito
Il I febbraio del 1512 Alberto III Pio, Signore di Carpi e rigoroso restauratore della chiesa locale, ottenne da papa Giulio II la bolla per l’erezione di una nuova chiesa colleggiata. Il documento autorizzava la parziale demolizione della Sagra, l’antichissima chiesa matrice della cittadina emiliana, prescrivendo il riutilizzo dei materiali recuperati nel cantiere della nuova fabbrica.
Nel 1514 il principe inviò da Roma i disegni ed un modello ligneo che il Vasari attribuisce all’architetto senese B. Peruzzi. L’anno successivo ebbero inizio i lavori che in breve tempo portarono alla realizzazione della zona presbiteriale ed absidale, del transetto e dei pilastri della cupola.
Nel 1525, con la caduta di Alberto Pio e l’avvento della signoria estense, che trasformò Carpi da piccola capitale a realtà periferica di secondo piano, il cantiere venne sospeso.
Nel 1606 si incaricò il capomastro A. Federzoni della ripresa dei lavori secondo il modello ligneo originale che ancora si conservava. Nel 1627 l’architetto disegnò la facciata la cui realizzazione si protrasse fino alla metà del XIX secolo e il cui dilatato disegno, oramai barocco, elegante quinta scenografica di chiusura della piazza, male si accompagna all’impianto rinascimentale del resto della chiesa.
Nel 1765 fu approvato il progetto per la cupola redatto dall’architetto di Carpi C. Lugli. I lavori ebbero inizio nel 1768 ma nel 1771, a fronte di forti preoccupazioni sulla sua stabilità innescate da un cedimento strutturalea e sulla scorta di numerosi pareri tecnici, l’opera venne prima sospesa e quindi parzialmente demolita e coperta con l’attuale tetto.
Nel 1779, con la creazione dela nuova diocesi di Carpi voluta da papa Pio VI, la monumentale chiesa divenne cattedrale e fu consacrata nel 1791 dal vescovo F. Benincasa.
Al XIX secolo risalgono il nuovo altare maggiore in marmo di Carrara decorato da intarsi policromi e applicazioni in bronzo progettato dall’ing. A. Sammarini (1864) ed il completamento della decorazione interna in stile neoclassico.
La cattedrale prospetta sulla splendida Piazza dei Martiri. All’esterno è caratterizzata da uno raffinato paramento in mattoni a vista (fatta eccezione per la facciata) e presenta un impianto planivolumetrico a croce latina a tre navate con coro e transetti absidati che trova interessanti rispondenze sia nel progetto raffaellesco per San Pietro sia soprattutto in alcuni studi grafici, anch’essi relativi alla basilica romana, attribuiti al Peruzzi che, va ricordato, fu dapprima collaboratore di Bramante e succedette in seguito allo steso Raffaello nella direzione della fabbrica vaticana.
Il presbiterio è stato definitivamente adeguato alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II nel 2005. Altare, ambone e cattedra in marmo sono opera dello scultore senese E. Giannetti su progetto architettonico di G. Cavina e R. Terra.
VIII San Carlo Borromeo che guarisce un indemoniato
IX San Luca in gloria e Santi
X San Giuseppe e San Filippo Neri
XI Ecce Homo
Data del rilievo: 2007
FONTE
G. della Longa, A. Marchesi, M. Valdinoci, Le Cattedrali dell'Emilia - Romagna. Storia, Arte, Liturgia. Lo stato di adeguamento delle chiese cattedrali della Regione Ecclesiastica Emilia - Romagna alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, Rovereto 2007