Diocesi di Santa Maria di Grottaferrata

Chiesa di Santa Maria

La facciata principale della cattedrale di Santa Maria
La fontana del paradiso
L’aula vista dall’ingresso, l’iconostasi al centro
L’altare all’interno del santuario
La facciata principale della cattedrale (da C. Gradara, Una badia orientale in Italia, in ''Arte cristiana'', 8, 1920...
L'interno della cattedrale (da C. Gradara, Una badia orientale in Italia, in ''Arte cristiana'', 8, 1920,9-10, pp. 18...
Particolare degli affreschi medievali della navata: Mosè (S. Kambo, Grottaferrata e il Monte Cavo, [Italia artistica,...

CHIESA ABBAZIALE DI SANTA MARIA L’abbazia di Grottaferrata sorse nel 1004 su un terreno donato dal conte Gregorio I di Tuscolo a un gruppo di monaci di rito bizantino provenienti dalla Calabria e guidati da san Nilo di Rossano. Sui resti di una villa romana, dove già esisteva un oratorio, i monaci edificarono il monastero e la chiesa fin dal principio dedicata alla Madonna, la cui costruzione fu completata dal discepolo prediletto di Nilo, san Bartolomeo, il quale divenne in seguito abate del monastero. San Nilo non visse sufficientemente per abitarvi e vi giunse soltanto il 26 settembre del 1004 per esservi inumato, in un sepolcro coperto da una semplice lastra di marmo nero. Papa Giovanni XIX dedicò la chiesa il 17 dicembre del 1024. Di questo primo edificio non possediamo una descrizione dettagliata, ma sappiamo che furono utilizzati molti materiali di spoglio da ruderi romani e che doveva essere decorata all’interno da numerose pitture. Grazie alla protezione della casata dei Tuscolo e al lascito, nel 1131, di Ruggero II re di Sicilia, le proprietà dell’abbazia inglobarono molte terre nell’Italia centrale. A seguito delle lotte fra Tuscolo e Roma, i monaci furono però costretti nel 1163 a lasciare l’abbazia e a riparare a Subiaco, dove rimasero per circa trent’anni. Soltanto dopo il 1191, con la definitiva distruzione di Tuscolo, fecero ritorno a Grottaferrata, iniziando i restauri necessari al riutilizzo del monastero e della chiesa. Risalgono al periodo anteriore all’esilio la cornice marmorea della porta speciosa decorata a motivi vegetali e animali (1125-1150), sovrastata dalla Deesis in mosaico (1130 ca); il cosiddetto “fonte battesimale”, in realtà un bacile per le acque lustrali istoriato con scene acquatiche (oggi collocato nel nartece), e il pavimento cosmatesco, in corrispondenza di un originario coro basso, oggi perduto. Nell’epoca che seguì immediatamente il ritorno dei monaci, sarebbe stato realizzato il mosaico sull’arco absidale con la Pentecoste (1191). Nel XIII secolo il monastero venne interessato dalle lotte tra Papato e Impero, ospitando nel 1240 il Concilio promosso da Gregorio IX contro Federico II, il quale, l’anno successivo, vi si attestò in armi col proposito di attaccare Roma, intento scongiurato dalla morte del pontefice. L’innalzamento delle pareti laterali della navata centrale, in occasione del rifacimento del tetto danneggiato al tempo dell’occupazione militare, diede l’opportunità di realizzare un ciclo di affreschi (1242) di cui restano la Trinità fra Angeli e Profeti nel registro superiore dell’arco absidale e alcune scene della Genesi e dell’Esodo (oggi nel Museo abbaziale), ma che doveva comprendere anche episodi del Nuovo Testamento fin nella controfacciata. A questo periodo di tranquillità e splendore risale pure la stesura del Typikón detto di Biagio II (1299-1300)2 che contiene le regole giornaliere per la corretta esecuzione delle celebrazioni liturgiche. Durante il soggiorno dei papi ad Avignone, dal 1305 al 1378, l’abbazia fu oggetto di saccheggi e devastazioni conclusisi solo nella seconda metà del XV secolo. Dal 1462 al 1824 il complesso monastico fu amministrato in regime di commenda, con garanzia di protezione, ma allo stesso tempo con l’imposizione di limitazioni economiche. Il primo abate commendatario fu il cardinal Bessarione (1403-1472), arcivescovo di Nicea, umanista e bibliofilo, riorganizzatore dell’abbazia, il quale sostituì l’antichissima icona della Madonna qui venerata con l’icona cretese quattrocentesca ancora oggi sull’iconostasi. Gli successe il cardinale Giuliano della Rovere (1472-1503), il quale modificò in maniera radicale il complesso architettonico, dandogli l’attuale aspetto fortificato. Ebbero inizio in questo periodo le trasformazioni tendenti alla latinizzazione della chiesa. Dopo la reggenza dei Colonna, voluta in principio dal papa Giulio II (1503-1513), la commenda passò nel 1564 al cardinale Alessandro Farnese (1564-1589), che fece sostituire il soffitto a capriate con un soffitto a lacunari, demolì la vecchia abside e realizzò un nuovo coro per i monaci. Al cardinale Odoardo Farnese, nipote di Alessandro, abate dal 1589 al 1626, spetta la realizzazione della cappella laterale, detta appunto Farnese o “dei santi Fondatori”, con storie dei santi Nilo e Bartolomeo, affrescata dal Domenichino. Ai Farnese si avvicendarono nella commenda i Barberini: il cardinale Francesco (1627-1679), nel 1665, commissionò allo scultore Antonio Giorgetti un nuovo altare di tipo romano con alto dossale in cui fu inserita l’icona della Vergine. L’aspetto della chiesa mutò completamente nei secoli successivi: il restauro avvenuto nel 1754, per ordine del cardinale Giannantonio Guadagni (1738-1759), nipote di papa Clemente XII, cambiò l’assetto medievale interno in forme barocche, obliterando completamente le sue peculiarità bizantine. L’occupazione napoleonica di Roma dal 1809 al 1814 e la soppressione degli ordini religiosi misero in pericolo la stessa sopravvivenza del monastero; solo con il ripristino dello Stato Pontificio e con la nomina a visitatore apostolico, nel 1833, del cardinale Mario Mattei da parte di papa Gregorio XVI il monastero cominciò a rinascere. Un nuovo importante passaggio coincise con l’annessione di Roma al Regno d’Italia e la successiva demanializzazione del patrimonio delle congregazioni religiose, e si concluse con la dichiarazione a monumento nazionale dell’abbazia, la cui custodia veniva affidata ai monaci (1874) anche grazie all’interessamento dell’archeologo G.B. De Rossi e dell’abate di Montecassino Nicola IV d’Orgemont. Nei primi anni del Novecento iniziarono così i lavori di restauro, affidati all’architetto Pietro Guidi, per il ripristino dell’antico assetto della chiesa di Santa Maria. In due fasi successive, nel 1911 e nel 1930, vennero eliminate le aggiunte sui fianchi dell’edificio, recuperando il paramento murale originario; venne rimossa la facciata neogotica realizzata dal cardinale Mattei nel 1833, ricollocato l’antico rosone, quindi ricostruito, seguendo il tracciato delle fondazioni medioevali, l’avancorpo composto da pronao e nartece, dando vita a quello che è l’aspetto esterno odierno della chiesa. Dal sagrato antistante, ove nel 1906 fu eretta in forme neogotiche la fontana del paradiso – ove il giorno dell’Epifania, il 6 gennaio, celebrandosi nel rito bizantino il Battesimo di Gesù, si compie il rituale della benedizione delle acque – si accede, attraverso il pronao e il nartece, nell’aula a tre navate separate da pilastri, con il presbiterio nuovamente adattato alla celebrazione in rito bizantino. All’inizio nella navata destra la cappella di modeste dimensioni, utilizzata nel V-VI secolo come oratorio, va identificata probabilmente con la cryptaferrata, riportata nei documenti storici, che ha generato il toponimo di Grottaferrata.

ADEGUAMENTO LITURGICO

L'adeguamento liturgico della Chiesa di Santa Maria

FESTE E DEVOZIONI PARTICOLARI

05 gennaio - 06 gennaio:
Grande Benedizione delle acque, in ricordo del Battesimo di Cristo
09 marzo:
Festa dei 40 martiri di Sebaste
20 marzo:
Festa dell’Annunciazione, viene celebrata l’ufficiatura dell’Inno Akàthistos
25 marzo:
Festa dell’Annunciazione
01 agosto - 14 agosto:
Festa della Dormitio Virginis si celebra nel pomeriggio la Paràklisis (Intercessione)
14 settembre:
Esaltazione della Croce
25 settembre - 26 settembre:
Festa di S. Nilo
11 novembre:
Festa di San Bartolomeo
17 dicembre:
Dedicazione della Basilica

CULTO DEI SANTI

Durante la Quaresima, nei giorni feriali non si celebra la Liturgia, soltanto il mercoledì e il venerdì sera si celebra la Liturgia dei Doni presantificati, con la distribuzione del pane e del vino consacrati nella Domenica precedente.
Prima domenica di Quaresima, celebrazione della fine dell’Iconoclastia, con una processione in cui vengono portate le icone.

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Lazio
Diocesi
Santa Maria di Grottaferrata
Grottaferrata (RM)

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Pianta

1. Altare

2. Ambone

3. Cattedra bassa

4. Cattedra alta e Synthronon

5. Vasca lustrale, detta fonte battesimale

6. Artoforio o Custodia del Pane Eucaristico

7. Ciborio

8. Confessionale

9. Vima

1O. Assemblea

11. Coro

12. Candelabro

13. Pulpito

14. Iconostasi

15. Porta regale

16. Diaconicon

17. Prothesis

18. Icone

19. Cappella di San Nilo

20. Porta speciosa e Deesis

21. Nartece

22. Pronao

23. Crypta ferrata

24. Sagrestia

Data del rilievo: 2015

FONTE

Fabrizio Capanni, Giampero Lilli, Le cattedrali del Lazio. L'adeguamento liturgico delle chiese madri nelle regioni ecclesiastiche del Lazio. Milano, 2015

ULTIMA MODIFICA

30/06/2017

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