Diocesi di Acerenza
STORIA
I - Le origini
La diocesi di Acerenza, in origine Acherusia o Acheruntia, è tra le più antiche del territorio corrispondente alla attuale Basilicata.Notizie poco certe e prive di riscontri, tuttavia riportate da storici accreditati, come l’Ughelli, darebbero per operante la sede vescovile già agli albori del IV . sotto il vescovo Romano che l’avrebbe retta dal 300 al 329.
La nascita della diocesi si inserisce nel processo di primitiva cristianizzazione dell’antica provincia lucana dove l’organizzazione diocesana si sarebbe sostanzialmente sviluppata secondo due direttive: la prima in funzione dell’asse viario più importante, la via Herculia, unico raccordo sul territorio lucano tra l’Appia e la Popilia; la seconda in conformità a quanto disposto fin dalle prime assemblee conciliari secondo cui alle città più antiche o importanti sarebbe spettata la dignità vescovile.
Acerenza, posta su una rupe a più di 800 metri di altezza, in grado di dominare sia le grandi vie di comunicazione verso Roma sia il territorio lucano e pugliese fino al mare Adriatico, rispondeva a entrambe le esigenze rappresentando un centro di grande importanza strategico-militare e si candidava a pesare molto anche sul piano religioso.
I primi riferimenti certi alla sede episcopale risalgono all’ultimo decennio del V sec.; nelle lettere che papa Gelasio I scrive tra il 494 e il 495 indirizzate all’episcopato della Lucania, del Bruzio e della Sicilia, sono menzionati Giusto, vescovo di Acerenza, Erculenzio, vescovo di Potenza e Stefano vescovo di Venosa.
A essi il papa si rivolge per dare disposizioni sui rapporti tra giurisdizione ecclesiastica e giurisdizione civile avendo rilevato in quelle zone una accentuata precarietà istituzionale.
Dunque, alla fine del V . Acerenza era uno dei tre centri vitali dell’organizzazione ecclesiastica lucana ma a partire dallo scorcio del VI sec., insieme ad altre strutture ecclesiastiche locali, conosceva un periodo di crisi per l’arrivo dei goti e dei longobardi.
II - Dal Medioevo al concilio di Trento
Tra la fine del VII e gli inizi del XII . la diocesi conobbe il periodo più glorioso di tutta la sua storia sia sul piano politico-amministrativo che su quello religioso: divenne infatti una importante roccaforte longobarda, inserita nella rete dei gastaldati in cui era stato diviso il ducato di Benevento.Nelle vicende politiche intercorse tra l’Impero bizantino e i ducati longobardi la città costituiva uno dei punti nodali.
Nel tentativo di guadagnarla al rito greco e attrarla nell’orbita bizantina, il patriarca di Costantinopoli nel 968 la sottomise alla nuova sede metropolitana di Otranto; d’altro canto i longobardi cercarono di conservarla al rito latino in fedeltà al pontefice romano per mantenere il controllo sulla valle del fiume Bradano e sui territori al confine con la Puglia; Acerenza, infatti, rappresentava la punta più avanzata della Chiesa latina verso i domini bizantini.
La presenza di monasteri benedettini nella zona potrebbe confermare la permanenza della diocesi nel rito latino.
Con l’arrivo dei normanni e lo scisma del 1054 Acerenza, elevata a sede metropolitana nel concilio di Melfi del 1059 in cui Roberto il Guiscardo aveva giurato fedeltà alla Chiesa di Roma, avrebbe mantenuto la preminenza tra le diocesi lucane.
Infatti sotto Arnoldo, nominato arcivescovo da papa Gregorio VII dopo il 1074, ottenne la sottomissione i tutti i vescovi lucani, tranne quello di Muro Lucano.
Arnoldo, già abate di Cluny, avrebbe completato la costruzione della maestosa cattedrale, la cui architettura si ispirava alla famosa abbazia francese, consacrandola nel 1080 e dedicandola all’Assunta e a san Canio, ancora oggi patrono della cittadina.
Altri storici sostengono che nel 1098 l’arcivescovo primate di Salerno avrebbe contestato la sede metropolita acheruntina e da Urbano II avrebbe ottenuto il riconoscimento di una sorta di primato sulla stessa, intaccandone così il ruolo politico.
Sotto gli svevi Acerenza si schierò contro il papato, divenendo una roccaforte ghibellina.
Nel 1203, anno fondamentale per la storia della diocesi, Innocenzo III con una bolla sancì l’unione aeque principaliter tra la diocesi di Acerenza e quella di Matera; da allora le vicende delle diocesi unite, caratterizzate da una forte discontinuità territoriale, corsero parallelamente a una storia di conflitti e accese polemiche tra le due città per l’affermazione del primato nell’ambito diocesano.
Motivo principale di discordia era rappresentato da quale delle due città dovesse essere la sede del vescovo e dovesse quindi essere premessa nella titolazione dello stesso.
Papa Sisto IV, nella bolla di nomina dell’arcivescovo Longuardo (1471-1482), stabilì salomonicamente che l’ordinario dovesse, nella denominazione, indicare per prima la sede dove in quel momento risiedeva; ciò non contribuì a sedare le polemiche che continuarono per più di settecento anni.
A partire dal Quattrocento Acerenza perdeva molto del suo antico prestigio a favore di Matera.
Importanti figure di vescovi del periodo furono Bartolomeo Prignano (1363-1377), il futuro papa Urbano VI, il frate Enrico Longuardo (1471-1482), consigliere e confessore di Ferdinando d’Aragona, i tre arcivescovi Palmieri: Vincenzo (1483-1518), Andrea Matteo (1518-1527) divenuto cardinale e trasferito a Milano e Francesco (1528-1530).
III - Dal concilio di Trento al concordato del 1818
I dati demografici del Cinquecento confermano l’ulteriore decadenza di Acerenza; nel 1595 la città era divenuta poco più di un villaggio.I vescovi Giovanni Michele Saraceno (1551-1556) e suo nipote Sigismondo Saraceno (1557-1585) rappresentarono la diocesi al concilio di Trento, facendosi apprezzare per i loro interventi.
Di Michele Saraceno va ricordata la visita pastorale del 1543, di cui si conservano gli atti, che rappresenta uno dei pochi esempi visitali del periodo pretridentino.
Sigismondo partecipò attivamente alla discussione sul decreto XVIII riguardante l’istituzione dei seminari; tornato in diocesi si adoperò moltissimo nell’applicazione delle disposizioni tridentine tenendo, nel 1567, uno dei primi sinodi postconciliari.
Durante il XVII . Acerenza subì la medesima sorte delle città infeudate del Mezzogiorno, passando di proprietà tra varie famiglie: Orsini, Pignatelli-Belmonte, Panni.
Nei due secoli successivi la vita della diocesi continuò a essere interessata dalle ripetute polemiche tra le due sedi: l’apertura del seminario, rivendicata da entrambe, costituiva uno dei principali motivi di conflitto.
Nel 1752 Benedetto XIV si attribuì il diritto di decisione su qualunque controversia tra le due parti, confermò gli atti e i decreti della Sacra Rota a favore di Acerenza e impose perpetuo silenzio; inutilmente, perché i materani cominciarono a rivolgersi, in tempi di acceso giurisdizionalismo, alle autorità civili.
La burrasca rivoluzionaria di fine Settecento interessò anche la diocesi acheruntina.
Il vescovo dell’epoca Camillo Cattaneo (1797-1834), vicino al giansenismo, nonostante avesse simpatizzato per le municipalità rivoluzionarie, caduta la repubblica riuscì a riguadagnare il suo posto.
Le nuove circoscrizioni diocesane imposte dal concordato del 1818 diedero, seppure temporaneamente, nuovo lustro ad Acerenza; infatti la sede diocesana di Matera venne soppressa e reintegrata solo l’anno successivo a seguito dei numerosi esposti dei materani.
IV - L’epoca contemporanea
Gli anni Cinquanta dell’Ottocento trovarono Acerenza particolarmente impegnata a dimostrare nei tribunali civili ed ecclesiastici le ragioni del suo seminario contro i continui attacchi dei materani.Il declino della sede appare, comunque, inesorabile e nei primi anni del Novecento la cittadina lucana offrì un notevole contributo al fenomeno migratorio di quegli anni.
Nel 1945 la Santa Sede stabilì di lasciare aggregati ad Acerenza i quattordici paesi che fino ad allora avevano costituito la cosiddetta diocesi «di alto», aggregando a Matera i restanti dieci della diocesi cosiddetta «di basso».
Fu Pio XII nel 1954 a firmare, dopo più sette secoli di polemiche, la bolla di divisione delle due diocesi attribuendo a Matera la dignità arcivescovile; ad Acerenza sarebbe stata riconosciuta la dignità di basilica minore per la sua imponente e magnifica cattedrale.
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AP;Gams;
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Diocesi di Acerenza
Chiesa dell'Assunzione di Maria Vergine
Diocesi
FONTE
Le diocesi d'Italia, a cura di L. Mezzadri, M. Tagliaferri, E. Guerriero, Torino, San Paolo edizioni, 2007-2008, 3 volumi.